Sesso e ballo

Che il ballo non sia altro che una metafora del sesso lo prova questo brano tratto da Beatrice Benelli Avanzi di balera, il Mulino, 2001 pp.69-71:

.Anche per quanto riguarda le donne, vi sono diverse tipologie di ballerine.
Le principali sono le seguenti:
a) Quelle Che Soffrono In Silenzio.
Si tratta di quelle donne che, mentre ballano, hanno dipinta sulla faccia
un’aria da vittima sacrificale. La loro espressione va da una tollerante e blandamente divertita rassegnazione, ad una noia mortale; da un’ allarmata incredulità rispetto a quello che il partner riesce a combinare con i propri piedi. ad uno scetticismo profondo circa il fatto che la
serata possa offrire qualche miglioramento. È vero che questo modo di fare è giustificato dall’incapacità o dalla non particolare gradevolezza del ballerino, ma a volte un po’ più di entusiasmo e partecipazione da parte
della donna non guasterebbero, atteggiamenti dai quali la performance danzante dell’uomo potrebbe avvantaggiarsi in misura notevole.
b] Quelle Che Non Parlano Nemmeno Sotto Tortura.
Complessivamente questa categoria ricorda quella precedente, ma in questo caso la donna sembra per lo più gradire la danza e/o il partner. Tuttavia si comporta come la Muta di Portici, nel senso che ogni tentativo dell’uomo dì iniziare una conversazione trova in lei, come risposta, un costante e inspiegabile silenzio. La ragione di questo comportamento difficilmente sta nella complessità degli Argomenti che l’uomo introduce; i temi prediletti vanno da commenti sulla serata o sull’orchestra a domande finalizzate ma sicuramente innocenti del tipo: «Viene spesso a ballare?». Minore considerazione viene da lui dedicata alle ragioni scientifico-epistemologiche della decadenza del mondo moderno o agli aspetti politici, culturali e religiosi della bioetica. Eppure, ogni tentativo timido dell’uomo di introdurre via via nuovi temi che suscitino un barlume di interesse nella compagna ottiene tutt’al più delle laconiche risposte del tipo sì/no. Forse, per queste donne si tratta in realtà di timidezza o di concentrazione per non sbagliare i passi, ma dopotutto non siamo mica in gara! Mi risulta di casi in cui il cavaliere, di fronte al fatto che la donna non accennava a voler smettere di ballare, né trovando corretto scaricarla, ha dovuto inventare improvvisi impegni ed andarsene dal locale pur di non continuare l’interazione con il fantasma.
c) Quelle Con il Complesso Dello Stupro.
Viene da |chiedersi perché queste donne frequentino le sale da  ballo, dal momento che il loro atteggiamento prevalente  è quello di diffidare di qualunque cosa gli uomini dicano  o facciano. Quando l’uomo le invita a ballare hanno come un sussulto, e cominciano a chiedersi che cosa il pove retto stia tramando ai loro danni. Spesso, quando accettano di ballare, o precisano subito: «Guardi che io non  ballo i lenti», come se venissero istigate ad attività illegali, oppure, non appena iniziano le note dei tanto temuti balli da mattonella, abbandonano il malcapitato cavaliere, fuggendo dalla pista con la stessa fretta di Vampire allo spuntare del sole. Quando, rassegnate (vedi categoria a) si lasciano condurre in pista, iniziano subito una battaglia in termini di centimetri di distanza, che non deve mai essere meno di 35-40 dal corpo dell’uomo. Questo rende il ballo alquanto difficoltoso, dal momento che è complicato condurre nel movimento qualcuno che  tende a sfuggire, e l’imprimere a questo tipo di ballerina il movimento rotatorio richiesto dalle giravolte del valzer necessita, da parte dell’uomo, di una notevole forza fisica e di una concentrazione mentale degne di miglior causa. È vero che la presenza in balera degli uomini non è sempre determinata dalla passione per il ballo in sé, ma è altrettanto vero che le loro ragioni non sono sempre programmaticamente subdole o perverse come queste donne sembrano ritenere.
d) Quelle Che Chiedono II Modello 740.
In realtà queste sono le donne apparentemente meno interessate al ballo, nel senso che la loro frequentazione dei dancing è più finalizzata a trovare qualche ricco accompagnatore che non a passare piacevoli serate ballando o ascoltando la musica. Sono quelle che, a volte senza nemmeno molta discrezione, cercano di ottenere informazioni sulla professione dell’uomo, sui suoi redditi in forma di beni sia mobili sia immobili. Quando questo si presenta per invitarle a ballare, lo squadrano ben bene da capo a piedi:
con un rapido sguardo riescono a valutare la consistenza della stoffa della loro giacca, se di cachemire o se una volgare mistura con altre meno nobili lane; se l’orologio I un vero Rolex d’oro o una patacca; se il mocassino è firmato o se è solo un’onesta scarpa, comoda per ballare; se la macchina parcheggiata fuori del locale supera la soglia minima del Mercedes coupé. Il livello di aspirazione «li queste donne fa il paio con quelle di altrettanti uomini, il cui scopo dichiarato è quello di trovare un’av-ventura per una sera o poco più. Spesso queste due categorie complementari realizzano interazioni soddisfacenti per ambo le parti.
e) Quelle Che Si Muovono Per Farsi Guardare.
In-dipendentemente dal fatto che sappiano muoversi con grazia o meno, che sappiano andare a tempo o no, que-ste donne scendono in pista da sole o in gruppetti di due o tre amiche e ballano, soprattutto quelle musiche da discoteca o quei balli collettivi che vengono suonati periodicamente durante la serata. Con aria molto concentrata ed ispirata queste donne, che di solito sono abbastanza giovani, si muovono in pista con atteggiamento ora languido ora decisamente provocante, simulando un interesse esclusivo per il ballo e un puro piacere nel muoversi; in realtà captano ed assorbono gli sguardi delle per-sone intorno, sguardi che sperano essere di invidia da parte delle altre donne e di ammirazione e desiderio da parte degli uomini.  Magari sono le stesse donne che, dopo essersi esibite e dopo aver occhieggiato per tutta la serata qualche giovanotto, non appena questo si fa coraggio e le invita a ballare, lo squadrano con aria di superiorità e gli rispondono con un deciso «no!».

La fuga dei talenti

Se guardate l’immagine (fonte Eurostat) vedete come l’Italia sia, assieme ai paesi Scandinavi, quella con la maggior densità di studenti altamente scolarizzati. Questo spiega perché il mercato globale ha interesse a favorire la fuga dei nostri talenti (sottopagati) ad arricchire la produttività delle altre nazioni.

A controprova guardate la bassa scolarizzazione dell’Inghilterra, dove l’università costa cara e quindi le classi popolari non possono permettersela; cosa di meglio per loro che risparmiare le spese per l’istruzione e importare da noi il prodotto finito?

La domanda che sorge spontanea è perché queste risorse non le sfruttiamo noi?