La chiesa del Gesù si trova di fronte allo slargo di Piazzetta Torquato Tasso, a Ferrara. Realizzata alla fine del Cinquecento, la chiesa era destinata ad accogliere i Padri Gesuiti. L’edificio fu progettato da Giovanni Tristani e i lavori furono diretti da Alberto Schiatti.
La facciata, semplice e austera, è divisa in due parti; la parte inferiore presenta quattro nicchie oltre a tre portali con decorazioni marmoree. L’interno si presentava in origine a nave unica, con sei cappelle ai lati, ma è stato più volte trasformato e distrutto, e quindi le pareti sono prive di decorazioni pittoriche. Notevoli sono il gruppo di statue di terracotta del Compianto sul Cristo Morto, opera di Guido Mazzoni, e l’urna monumentale di Barbara d’Austria, moglie di Alfonso I, che si trova dietro l’altare.
A destra della Chiesa, l’ex monastero dei Gesuiti è stato recentemente trasformato in tribunale, ma ,negli anni ’60, era la sede del Liceo classico “Ariosto” sorto nel 1860 con l’Unità d’Italia.
Apriamo qui una parentesi per ricordare ai “non addetti ai lavori” le due leggi fondamentali che hanno regolato la istruzione secondaria superiore: la legge Casati del 1859 e la riforma Gentile del 1923.
La prima sancisce la superiorità del modello culturale umanistico-filosofico a scapito di quello tecnico-scientifico : la cultura classica e letteraria veniva considerata la cultura della piena cittadinanza, assoluta ed autosufficiente, e veniva separata dal sapere tecnico-pratico il quale, inglobando anche la cultura scientifica, peraltro incredibilmente ridotta alle sue specificità applicative, assumeva una valenza subordinata e strumentale. Esemplarmente l’articolo 286 recitava: che “Queste scuole [tecniche] e questi istituti [tecnici] dovranno mantenersi separati dai ginnasi e dai licei. In ogni caso la direzione immediata degli stabilimenti tecnici istituiti da questa legge non potrà mai essere affidata alla stessa persona cui è affidata quella de’ precisati istituti di istruzione secondaria” (1).
Non dissimile nella impostazione la riforma Gentile, dopo i 5 anni di istruzione elementare obbligatoria si sdoppiava in Ginnasio inferiore (triennale) e complementare; solo il ginnasio dava accesso alla scuola superiore e ogni passaggio era segnato da un esame.
Nel dopoguerra il ginnasio inferiore diventa scuola media e la complementare prende il nome di “avviamento” (al lavoro); nel 1962 viene introdotta la scuola media unica.
Altre differenze tra i licei (erano solo due: classico e scientifico) era che noi facevamo greco per 5 anni, loro una lingua straniera; loro facevano disegno e noi solo storia dell’arte al triennio e, per mia fortuna, niente scritto di matematica.
Per tornare a noi, nel 1961 mi iscrivevo al liceo classico, il che significa che mi ero fatto l’esame di ammissione alle medie; quello finale delle medie e me ne sarebbe toccato un altro alla fine del Ginnasio (per “quelli dello scientifico”, no 😉
Tra i ricordi “spiccioli” (lo dice anche Guccini) fino ad allora si erano portati sempre i calzoni corti e da quel primo ottobre tutti i miei compagni avevano calzoni lunghi; ricordo ancora il nome dell’unico che si presentò (solo quel giorno) coi calzoni corti.
Ovviamente vigeva una rigida gerarchia: l’atrio interno poteva essere occupato solo dai liceali, noi ginnasiali sempre fuori con ogni tempo, tranne le donne che entravano direttamente nelle rispettive aule senza attesa e là indossavano il grembiule nero d’ordinanza.
Noi eravamo la classe del boom demografico del dopoguerra e del boom economico dei sessanta, per cui, quell’anno, erano ben 4 le prime classi, mediamente di 30 iscritti, in maggioranza donne.
Ovviamente la mia era la sezione D, quella di chi veniva dal “contado” e, ovviamente tutti maschi (32 per l’esattezza).
L’anno dopo ci saremmo ritrovati in 16…
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