Lo sapevamo 40 anni fa, lo vediamo adesso, eppure c’è gente che non lo ha ancora capito:
“Anch’io devo andare sempre avanti
senza smettere un momento
devo andare sempre avanti
e lavorare, lavorare, lavorare
e continuare a lavorare, lavorare, lavorare
e non fermarsi mai.
E non fermarsi mai
e non fermarsi mai
e avere dentro il senso
che non sei più vivo
e faticare tanto
trovarsi con un vecchio amico
e non saper che dire.
Capire che non ho più tempo
per il riso e il pianto
saperlo e non aver la forza
di ricominciare.
Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell’ingranaggio.
Ricordo quelle discussioni
piene di passione
di quando facevamo tardi
dentro a un’osteria.
L’amore, l’arte, la coscienza
la rivoluzione
sicuri di trovar la forza
per andare via.
Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell’ingranaggio.
L’ingranaggio.
Questo ingranaggio così assurdo e complicato
così perfetto e travolgente.
Quest’ingranaggio fatto di ruote misteriose
così spietato e massacrante.
Quest’ingranaggio come un mostro sempre in moto
che macina le cose, che macina la gente
sì, anch’io, devo andare sempre avanti,
senza smettere un momento
devo andare sempre avanti
e lavorare, lavorare, lavorare
e continuare a lavorare, lavorare, lavorare
e non fermarsi mai!
E non fermarsi mai
e non fermarsi mai
e ritornare a casa
silenzioso e stanco
senza niente dentro
appena il cenno di un sorriso
senza convinzione.
La solita carezza al figlio
che ti viene incontro
mangiare e poi vedere il film
alla televisione.
Non è che mi manchi la voglia
o mi manchi il coraggio
è che ormai son dentro
nell’ingranaggio…”
Dei 33 della prima, rimanemmo in 22 cui si aggiunsero 4, tra trasferiti e ripetenti: chi arrivava alle classi terminali del liceo, raramente, se bocciato, cambiava scuola ( a meno di non essere ri-bocciato, nel qual caso doveva abbandonare per legge).
Bastava poco per rischiare, una interrogazione o un compito sbagliati, per questo nell’articolo precedente abbiamo visto che si cercava di capire quando era il tuo turno di interrogazione e, raramente, anche di evitarla. Stare a casa semplicemente (fare “fuoco” si dice dalle nostre parti) non era consentito dalle famiglie (all’epoca si diventava maggiorenni a 21 anni; richieste collettive di esenzione delle interrogazioni avanzate dal capo-classe (unico suo compito), non avevano molte speranze di venire accolte; richieste individuali erano consentite da alcuni insegnanti, ma mai dai più temuti.
Un espediente era portare al naso un fazzoletto bianco, opportunamente tinto con inchiostro rosso, e simulare un’epistassi, ma la più spettacolare che io ricordi è quella praticata (una sola volta) da un mio compaesano, che richiede però una premessa.
In classe avevamo banchi a due posti con un vano per la cartella , ma era tale la mole di libri da portare, che spesso la cartella non stava nell’apposito ripiano e veniva appoggiata a terra nel corridoio tra le file e così, al cambio dell’ora, il mio compagno sistemò la cartella di testa in modo da sporgere dal profilo del banco di circa 20 cm; quando il professore lo chiamò alla lavagna per essere interrogato, si alzò con aria risoluta, inciampò come previsto nell’ostacolo e cadde a terra così rovinosamente che anche noi ci alzammo in piedi, pensando si fosse fatto male davvero!
Da consumato attore ci rassicurò, volgendosi indietro, e, sorretto da due robusti volontari, si avviò zoppicando verso l’uscita, presumibilmente diretto al bagno per impacchi di acqua fredda, mancando ogni tipo di supporto medico e competenze nel personale di servizio.
Per tornare agli insegnanti, ricordo ancora come un incubo quello di matematica e fisica, poi passato docente di geometria all’università, come consentito a chi era di ruolo alle superiori. Come il Lamanna per filosofia, anche lo Zwirner per matematica (ma anche il Sapegno per Italiano) erano libri di testo assolutamente incomprensibili per noi, che ci arrangiavamo con gli appunti presi dagli insegnanti (non dalle fotocopie dei loro libri di testo, come usa oggi) per il semplice motivo che non esistevano le fotocopiatrici, ma solo il ciclostile, usato, ma non sempre, per il testo dei compiti di latino e greco.
Così risolvere un’equazione alla lavagna è sempre stato per me come un terno al lotto, fortunatamente mi salvava il teorema di geometria e la fisica, più descrittiva e, soprattutto, l’assenza di scritti nella materia!
Meno problemi me ne davano le versioni di latino e greco, dove, una volta individuata la parola chiave (soprattutto in greco) del discorso, il puzzle si risolveva da sé.
Quasi divertente, tanto più in un classico, era la letteratura italiana, in cui bastava ripetere gli appunti dell’insegnante per arrivare alla sufficienza +/- mezzo; arrivare a 7, voto massimo, come si vede dal “pizzometro” era cosa rara e consentita a pochi eletti.
Gli altri insegnanti erano senza lode e senza infamia (quelli più prestigiosi erano riservati alla sezione B); particolare degno di nota invece è il luogo dove facevamo educazione fisica: le crocette di San Domenico .
“Nei pressi dell’abside attuale si trovano le Crocette di San Domenico, XIII secolo, che furono sede dell’Università, della Corporazione degli Artisti e Medici dal 1397, poi delle lettere, delle scienze naturali, di medicina, di astronomia e matematica. In San Domenico aveva sede il Tribunale della Santa Inquisizione; qui si tenevano le procedure giudiziarie, le condanne e spesso le esecuzioni. ” Wikipedia
A parte la ricorrenza di ordini religiosi nella nostra istruzione, nella “palestra” (poco o niente riscaldata) c’erano ancora le colonne, non proprio a norma per le attività sportive!
Per la totale mancanza di spogliatoi e il tratto di strada da percorrere a piedi da via Borgoleoni per via Armari (450 metri), indossavamo i calzoncini corti sotto quelli lunghi fin dalla mattina e ci cambiavamo le scarpe (rigorosamente Superga) arrivati in palestra.
Lo spettacolo è una guerra dell’oppio permanente per far accettare l’identificazione dei beni alle merci; e dell’appagamento alla sopravvivenza in aumento secondo le proprie leggi. Ma se la sopravvivenza consumabile è qualcosa che deve sempre aumentare, è perché non cessa di contenere la privazione. Se non vi è nessun al di là della sopravvivenza aumentata, nessun punto in cui potrebbe arrestare la sua crescita, è perché essa stessa non è al di là della privazione, ma è la privazione divenuta più ricca. (Guy Debord)
Una catastrofe cosmica di incredibili dimensioni ha spazzato via la terra, le anime ascendono al cielo e una chiede al vicino: “Per caso, sa mica cosa ha fatto la Ternana”?
Dall’aprile scorso il MIUR ha varato, in collaborazione con BancoPosta, una Carta dello Studente che è diventata una carta di credito prepagata a tutti gli effetti, che i genitori potranno anche usare per la “paghetta” dei propri figli. Per il momento è una carta prepagata, ma, con il procedere della “educazione finanziaria”, potrà diventare una credit card a tutti gli effetti. L’importante è inoculare il virus dell’indebitamento nei ragazzi.
Tutto questo fervore di iniziative ha anche un altro sbocco pratico immediato. Infatti sul sito dell’INVALSI ci si mette al corrente del fatto che la soluzione più educativa per gli studenti sarebbe quella di entrare nell’idea di contrarre debiti con le banche per pagarsi gli studi universitari. La laurea deve quindi diventare per i giovani il veicolo di un indebitamento crescente e duraturo.
Non ci riferiamo qui al libro di Bradbury (che comunque vi consigliamo caldamente), ma ad una mia fanzine, iniziata nel 1991 (quando ancora il Web non esisteva) .
Era una raccolta di titoli di giornale che faceva presagire con chiarezza il percorso successivo, ma era anche intrattenimento e documento di costume dell’epoca:
CRONACHE MARZIANE non è
una raccolta di notizie curiose: sono cose che ci riguardano e accadono tutti i giorni, solo che non ci si fa caso, perché i media ne parlano e poi “si volta pagina”;
CRONACHE MARZIANE non è
Blob, cioè il meglio del peggio (e tutto fa spettacolo) : è una rassegna sistematica delle disfunzioni e carenze proprie del nostro sistema sociale e della stupidità umana;
CRONACHE MARZIANE non è
una cosa seria (cerca di mantenere un certo distacco ironico), ma il mondo che descrive è una cosa tremendamente seria.
PREMIO ARTISTICO-LETTERARIO “DANTE” 2013 – XXVIII EDIZIONE – CERIMONIA DI PREMIAZIONE
Introduce e coordina Luisa Carrá, presidente Società Dante Alighieri di Ferrara
“Quello che noi promuoviamo è un’opera altamente ed essenzialmente civile e pacifica, a cui ogni italiano, qualunque sia la sua fede religiosa, qualunque siano le sue opinioni politiche, deve sentire il bisogno e il dovere di prendere parte…” (dal Manifesto di fondazione, Roma 1889)
Alla presenza di autorità scolastiche e cittadine si celebrerà la Giornata della Dante con la premiazione dei lavori più rappresentativi (singoli e di gruppo), presentati dai vari ordini di scuola (elementare, media, superiori e Università), nonché dagli adulti. In tale occasione sarà distribuito il libretto Premio Dante 2013, XXVIII edizione, che raccoglie una sintesi dei lavori presentati al Premio Dante 2013″.
A cura della Società Dante Alighieri di Ferrara presso Biblioteca Ariostea in Via Scienze 17
Quando penso che mio padre si lamentava del fatto che la tassa di iscrizione al liceo comprendeva anche la tessera della Dante e della Lega Navale Italiana e adesso L’OCSE suggerisce l’alfabetizzazione finanziaria nelle scuole!
Come, giocando, si può imparare qualcosa di storia e di economia: cliccando sul link del titolo, potrete leggere un articolo dal mio nuovo blog “archeo-ludica” dedicato ai board game non più in produzione, ma ancora reperibili sul mercato dei collezionisti.
Agli uomini piace farsi imbrogliare in politica, alle donne in amore; ci vuole una maturità non comune per sopportare la verità e la conseguente necessità di cambiare (cominciando da se stessi).
Potete fare il test voi stessi, utilizzando le seguenti categorie:
Persone a rischio di povertà – Tutte quelle persone che dispongono di un reddito pari al 60% del reddito medio pro capite del Paese in cui abitano. Il calcolo viene effettuato in questo modo, prendete il reddito che entra ogni anno in una famiglia e dividetelo per 1.0 per il primo adulto, dividetelo di un ulteriore 0,5% per ogni altro componente dai 14 anni in su, dividetelo di un ulteriore 0,3% per ogni altro componente al di sotto dei 14 anni.
Persone “dentro” la povertà e/o l’esclusione sociale (“severely materially deprived persons”) – Tutte quelle persone che si trovano in ristrettezze e vivono 4 delle 9 situazioni seguenti: 1) incapacità di pagare affitti o mutui o debiti entro la data stabilita; 2) incapacità a riscaldare adeguatamente la casa 3) incapacità a fronteggiare spese impreviste (ad esempio il dentista, una forte multa, la riparazione di mezzi meccanici) 4) incapacità a acquistare carne, pesce o cibi equivalenti come contenuto proteico ogni due giorni 5) non in grado di passare almeno una settimana di vacanza fuori casa (inclusi quelli che si appoggiano a parenti) 6) che non possiedono un’auto 7) che non possiedono una lavatrice 8 che non possiedono un televisore a colori 9) che non possiedono un telefono (compreso il telefono cellulare)
Persone che vivono in nuclei familiari a “bassa intensità di lavoro” – Tutti coloro che vivono in una famiglia nella quale uno o più membri in età lavorativa hanno lavorato il 20% meno di quanto avrebbero potuto fare. Sono esclusi gli studenti.
Oggi ho mangiato del tonno*, così diceva infatti la descrizione degli ingredienti; incuriosito ho cercato su wikipedia e ho scoperto:
Già gli antichi praticavano su larga scala la pesca del tonno, soprattutto a Gibilterra e nell’Ellesponto. In Sicilia era praticata lungo le coste del trapanese. La tecnica di pesca varia a seconda del luogo e della stagione.
Le varie parti del tonno (ventresca, filetti, bottarga, musciame, lattume, cuore, buzzonaglia) vengono utilizzate per la preparazione di piatti che ne prevedono l’uso crudo, come nel sushi o nel sashimi, e cotto. Infine il tonno viene conservato, sott’olio o al naturale (in acqua salata), generalmente confezionato in scatolette metalliche o vasetti di vetro.
Normalmente in Italia i tonni maggiormente commercializzati sono il tonno pinna gialla (yellowfin) che è una specie oceanica molto diffusa e per questo di prezzo in genere più basso e il tonno rosso (bluefin) tipico del Mediterraneo, ma in via di estinzione.
Le due carni hanno notevoli differenze nutrizionali, la tabella che segue si riferisce a 100 g di carne cruda delle due specie [1],:
Specie
Valore energetico
grassi
proteine
carboidrati
fosforo
Tonno rosso
144 kcal
5 g (di cui 1,3 g Omega3)
23 g
0
254 mg
Tonno pinna gialla
108 kcal
1 g (di cui 0,2 g Omega3)
23 g
0
191 mg
Il consumo di tonno contaminato da batteri senza alterazioni organolettiche può dare origine alla cosiddetta sindrome sgombroide (HFP, histamine fish poisoning), una reazione gastro-enterica con sintomi simil-allergici che insorgono da 10 minuti a qualche ora dall’ingestione dell’alimento contaminato (in media dopo 90 minuti), riconducibili all’istamina (una sostanza che stimola l’infiammazione) in esso contenuta. I sintomi si risolvono spontaneamente nell’arco di qualche ora e possono durare fino a 48 ore. Raramente si hanno quadri sintomatici gravi.[1]
Per la cronaca, i 90 minuti sono passati e il Katsuwonus (così si chiamava il tonno) non ha prodotto effetti indesiderati