La prevalenza dell’inglese e la prevalenza del cretino
Alle lingue nazionali si lascerebbe quello spazio che riguarda quei quattro pezzenti cultori delle inutili discipline umanistiche. In questo senso il ministro Fioraso è stata chiara pronunciando una battuta che avrebbe voluto essere spiritosa: “… se non ci affrettiamo a introdurre corsi di inglese ci ritroveremo in cinque intorno ad un tavolo a discutere di Proust”. Da notare che questa battuta è la summa della rivoltante arroganza dei cultori della lingua unica: Proust, la letteratura e tutto quanto riguarda cose estranee alla gestione economica del mondo hanno poco o punto valore. Chi le coltiva è un perdigiorno perché, come disse l’allora ministro Tremonti, con Dante non ci si può fare un panino.
Splendido, tuttavia non è così assodato che la cultura umanistica non generi profitto. A me sembra vero il contrario, almeno se ci riferiamo agli ultimissimi anni. Ovviamente la democrazia dovrebbe essere alimentata dalla cultura umanistica e la dignità e la salute dell’essere umano dovrebbero costituire il fine di qualsiasi politica, anche della politica economica. Se ciò non accade non è perché la cultura umanistica non generi profitto, ma perché la conoscenza umanistica costituirebbe il preludio, imprescindibile, per la rivendicazione dei diritti, ivi incluso il diritto ad una dignitosa retribuzione del lavoro.
Antonella Parmeggiani