Il titolo e lo spezzone sono tratti da un film cecoslovacco del 2007 (programmato stamattina alle 6.30 su RAI movie), ma valgono ormai in tutto l’occidente, come dimostra questa dichiarazione di una insegnante francese:
« Mes élèves de 6e ignorent en général ce que signifie multiplier ou soustraire », par Mary, 60 ans, enseignante en SVT depuis 1978, Charentes-Maritime
«Lors de la première enquête PISA, il y a environ dix ans, on s’était dit, avec les collègues, que c’était exagéré, que cela ne correspondait pas à ce qu’on faisait. C’était une enquête anglo-saxonne, nous étions l’exception. Et puis j’ai regardé ce qui était demandé et j’ai vu que les questions étaient pertinentes. C’est une enquête qui nous interpelle. Ce qu’elle dit se vérifie au quotidien. J’ai bien sûr constaté une diminution des compétences de mes élèves.Par exemple, je suis très frappée de constater que mes 6e ne savent pas le sens des mots « horizontal » ou « vertical ». Ce n’est qu’un exemple mais ils manquent de vocabulaire et en général ignorent ce que signifie multiplier, soustraire. Et je ne parle pas de diviser… Ils sont très anxieux de savoir ce que « je veux » pour réponse. J’ai beaucoup de mal à les habituer à écrire leur idée afin qu’on en discute ensuite. Ils veulent tout apprendre par cœur et s’ils n’y arrivent pas (qui y arriverait ?) ils capitulent et basculent dans le « à quoi ça va me servir plus tard ? ». En effet, l’école ne s’occupe plus d’introduire du rêve et de la passion dans la tête des élèves. »
Liberamente sintetizzato: Mary, 60 anni insegna scienze dal 1978, al tempo della prima inchiesta PISA (l’equivalente dei nostri test INVALSI) pensava che la cosa non riguardasse la Francia poi si è accorta che le domande erano pertinenti e, il test ha confermato la sua esperienza quotidiana: i suoi allievi di prima superiore non sanno il significato di parole come orizzontale o verticale, né sanno moltiplicare o sottrarre senza calcolatrice, per non parlare della divisione… sembrano solo ansiosi di capire “quello che voglio” come risposta. Ho fatto molta fatica ad abituarli a scrivere le loro idee per poi discuterle: vogliono imparare tutto “per empatia” e, se non ci riescono (e chi ci riuscirebbe?) rinunciano e ricadono nel “a cosa mi servirà?”. In effetti la scuola non si occupa più di introdurre del sogno e della passione nella testa degli allievi.
Sembra infatti che il compito della scuola sia quello di renderli vuoti, se possibile ancora più vuoti di quando sono entrati; come è potuto accadere?
Nel “Manifesto di Ventotene per una Europa libera e unita” (1941) , Altiero Spinelli scriveva :
“I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare le possibilità effettive di proseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei, invece che ai più ricchi…
Con la Gelmini si è esteso l’obbligo scolastico fino ai 18 anni di età, ma, di fatto, si è eliminato ogni tipo di selezione e/o differenziazione nel percorso: in un gruppo che deve forzatamente marciare compatto l’andatura la fa il più lento; gli altri si adeguano ma non imparano nulla.
Gli “aiuti”, come suggeriva lo stesso Spinelli, andrebbero dati dopo:
…La solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica, non dovrà, per ciò, manifestarsi con le forme caritative sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”.
Come va a finire il film?
L’insegnante si dimette per non dover chiedere scusa al ragazzo e va a fare il magazziniere (da qui il titolo); poi automatizzano la resa dei vuoti e rimane disoccupato.