
Maria Elena Boschi al maggio musicale fiorentino
Arriviamo al punto. Il fatto che ad occupare l’incarico di ministro delle Riforme sia Maria Elena Boschi non è un caso. Viso angelico, sguardo penetrante, occhi di ghiaccio, lineamenti piccoli, grande femminilità. La svolta autoritaria della democrazia parlamentare italiana poteva passare soltanto attraverso di lei. Immaginatevi se al posto della sua firma ci fosse stata quella di un ministro uomo, virile, imponente, con una certa statura politica. La riforma costituzionale avrebbe preso una connotazione autoritaria e la reductio ad hitlerum (tattica oratoria mirante a discreditare un discorso o un soggetto paragonandolo banalmente ad Adolf Hitler) sarebbe stata sulla bocca di tutti. Con il ministro Boschi invece si è riprodotto un processo inverso: la reductio ad angelum. E non è un caso infatti che anche i telegiornali vedono sempre più presentatrici che presentatori. Il motivo non è l’emancipazione della donna nel mondo del lavoro, sia chiaro. In realtà, le brutte notizie (crisi, disoccupazione, povertà, guerra, morti, insicurezza), vengono digerite meglio dall’opinione pubblica se ad annunciarle è una voce femminile.
Sebastiano Caputo
estratto da http://www.lintellettualedissidente.it/reductio-ad-angelum/
Il titolo è tanto più calzante se si tiene conto delle origini democristiane della famiglia (Arezzo era fanfaniana) e del fatto che la Boschi ricorda: «Sono stata la prima chierichetta femmina nella storia della parrocchia dei santi Ippolito e Cassiano. Pensa tu che record! E sono stata catechista per cinque anni». Ha inoltre partecipato a due giornate mondiali della gioventù wojtyliane [4]