Scientific management

Basato sulla cosiddetta «ipotesi dell’orda», cioè l’idea che l’azione umana è orientata principalmente al profitto individuale e che gli individui sono disposti a qualunque cosa pur di accrescerlo, lo Scientific Management estremizza uno dei caratteri propri dell’impresa capitalistica: la riduzione della forza lavoro a pura merce. Se il lavoro è una merce, una volta che gli operai e gli impiegati l’hanno ceduta all’impresa con un contratto individuale, la dire­zione può disporne come crede, appunto come di un puro oggetto. Il management progetta, programma, crea le condizioni di lavoro di questa forza lavoro pensata come cosa, che esegue azioni insignificanti con la severa prescrizione di non pensare a ciò che fa.

estratto da http://gabriellagiudici.it/organizzazioni/

La teoria fu espressa da Taylor nel 1911, ed è stata integrata da altre citate nell’articolo di cui sopra; ma è talmente radicata che la mia giornalaia non pensa neanche che possa essere messa in discussione (almeno non a ragioneria).

Meritocrazia?

al link http://www.minimaetmoralia.it/wp/la-pagliacciata-della-scuola/

trovate un articolo che riporto integralmente nella speranza di una maggior diffusione; vorrei aggiungere che, con lo stesso eccellente curriculum, ho conosciuto docenti più fortunati (perché in un altra classe di concorso) che sono finiti ad insegnare nella scuola media (i cui standard sono ormai all’analfabetismo, quando non si aggiungono altri problemi più gravi)

di Christian Raimo

Stamattina alle 6 e 50 circa ero alla stazione Termini: ho acquistato una copia di Repubblica e ho preso al volo il treno per Frosinone che stava partendo. Sulla prima, la seconda e la terza di Repubblica campeggiava un lungo pezzo con le prime linee guida, le anticipazioni come dire sulla “rivoluzione non una riforma” della scuola che il ministro Giannini e il premier presenteranno venerdì. «Renzi ha annunciato una sorpresa e non sono qui per rovinarla»: Concita De Gregorio era ieri a Rimini e ha raccolto le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione alla platea di CL.
Il titolo di Repubblica non faceva la tara all’enfasi di governo: Rivoluzione scuola, ecco il piano. “Meritocrazia e apertura ai privati”. E anche nell’articolo di De Gregorio venivano prese per buone le parole del ministro: “L’abolizione del precariato, anzi «la cura definitiva della piaga del precariato» calcificato da decenni di alchimie burocratiche. Eliminare il ricorso alle supplenze «agente patogeno del sistema scolastico, batterio da estirpare»”. Leggevo questo lungo pezzo mentre guardavo dal finestrino scorrere Ferentino e Colleferro, diretto alla stazione di Frosinone, dove mi aspettava un mio amico in macchina che mi avrebbe dato un passaggio all’USR (Ufficio Scolastico Regionale, l’ex-provveditorato) di Frosinone.
Proprio oggi infatti alle 9 ci sarebbe stata l’assegnazione delle cattedre – l’immissione in ruolo – per i vincitori del concorso del 2012 per diverse classi (ossia materie): lingue, storia dell’arte, pedagogia e anche filosofia e storia per i licei – la A037. La mia.
Sia io che il mio amico abbiamo vinto il concorso l’anno scorso: concorso che bandiva per 780 candidati in filosofia e storia per i licei circa 26 posti in tutta la regione Lazio. Pochi, uno direbbe, tenuto conto che l’ultimo concorso c’era stato nel 1999 e ogni anno si assegnavano decine di cattedre con supplenze annuali.
Comunque io e lui ci siamo abilitati entrambi alla SSIS con il massimo dei voti, abbiamo passato con agio la preselezione, e l’anno scorso abbiamo preso entrambi 38 su 40 allo scritto e 40 su 40 all’orale dell’esame finale, al concorso. Io sono arrivato undicesimo in graduatoria, lui secondo (giustamente, perché ha un dottorato e varie pubblicazioni scientifiche più di me): vincitori. In realtà entrambi, quando l’anno scorso avevamo visto i risultati, ci eravamo chiamati perché volevamo festeggiare con una birra che fosse gemella a quella che ci prendemmo, da sconosciuti, un po’ più giovani ma mica tanto, nel settembre di qualche anno fa quando andammo a vedere i risultati dell’ammissione alla SSIS (lì la selezione era circa 20 su 350): eravamo convinti entrambi l’anno scorso che, saputo il risultato del concorso verso fine luglio, ci avrebbero assunto per l’anno scolastico 2013-2014.
In realtà non fu così: all’USR del Lazio dissero che per ritardi di lavoro, per pastoie burocratiche e altri guai simili, non riuscivano a incardinare nessuno dal concorso appena concluso e le cattedre disponibili vennero assegnate a chi era nelle graduatorie a esaurimento o ai supplenti annuali.
Ma quest’anno era diverso: il ministero dell’Istruzione aveva fatto sapere che quest’anno invece si recuperava – più assunzioni dal concorso a colmare anche le mancanze dell’anno scorso, questa era la voce sia ufficiosa che ufficiale. Certo doveva coordinarsi con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma sembrava chiaro che per il 2014-2015 l’andazzo sarebbe stato diverso: Renzi aveva esplicitato messo tra le sue priorità la scuola, e anche i sindacati battagliavano perché ci fosse un reale cambio di passo rispetto ad assunzioni, selezione docenti, svecchiamento, etc…
Tra luglio e agosto sono arrivati i decreti. Molto difficili da spulciare, spesso in contraddizione tra loro; a leggerli e rileggerli però, quelli che ci riguardavano, a me e questo mio amico è venuta una sensazione di spaesamento prima e di disagio dopo. Detta semplice: le cattedre di filosofia e storia che il Ministero dell’Istruzione metteva a disposizione per i vincitori del concorso erano, in tutto il Lazio, dieci: nessuna a Roma, sette nella provincia di Roma (tra Anzio, Pomezia, Civitavecchia, Maccarese), una a Amatrice, due nella provincia di Viterbo (Civita Castellana e Nepi).
Di queste dieci cattedre in realtà soltanto per quattro il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva stanziato dei fondi. E di queste quattro in realtà soltanto tre potevano essere assegnate (andando una di diritto a un riservista, non vincitore di concorso).
Insomma stamattina, in una stanzetta accaldata dell’USR di Frosinone (sede distaccata alla quale è stato dato incarico di gestire le immissioni in ruolo della A037), io e il mio amico abbiamo toccato con mano il risultato del concorso 2012, quello voluto fortemente dall’ex ministro Profumo al grido di “mai più graduatorie”.
Il concorsone – quasi ottocento candidati, tre fasi di selezione, centinaia di selezionatori reclutati per svolgere le procedure… – ha prodotto per la mia classe di concorso in tutto il Lazio tre posti: uno a Maccarese, uno a Pomezia, uno a Civitavecchia.
Tre posti, in due anni, in tutto il Lazio – lo riscrivo.
Il resto delle cattedre verrà assegnato come ogni anno: attraverso graduatorie d’istituto, supplenze provvisorie, il solito caos, i soliti precari che arrivano a essere ormai ultracinquantenni.
Mentre il funzionario dell’USR sbuffava ripetendo per l’ennesima volta frasi in codice del tipo che “solo chi matura Frosinone può scegliere la sede”, evitando qualunque risposta minimamente esaustiva alle domande che gli venivano poste (ci saranno altre convocazioni? perché non vengono messe a disposizione altre cattedre anche se sappiamo che ci sono molte vacanze? in caso di pensionamenti ci saranno chiamate ad hoc dopo settembre?…): “Io sono solo un esecutore”; io mi ricordavo le parole che avevo sentito alla radio qualche giorno fa da Renzi (“La scuola è un asset proritario”) e mi sfogliavo e risfogliavo le pagine di Repubblica dove la Giannini dichiarava che la rivoluzione avrà come criterio di selezione la meritocrazia e «Ci sarà entro l’anno prossimo un nuovo concorso». Altre centinaia di migliaia di candidati, altri mesi per svolgere tutte le pratiche, altre migliaia di persone che si prepareranno senza uno straccio di programma e senza capire quali sono i criteri di valutazione. Con il Ministero dell’Economia che elargirà qualche spiccio, mentre altre interviste di Renzi e Giannini sproloquieranno che non ci sono tagli, anzi.
E diciamo di più. Perché il concorsone 2012, pare, avesse validità triennale. E quindi, facciamo un’ipotesi come si dice di scuola: zero assunzioni nel 2013, tre assunzioni nel 2014, mettiamo altre tre nel 2015, e poi? Il concorso scade? I restanti venti vincitori di concorso si terranno la gloria di aver fatto 46 su 50 ai quiz preselettivi?
Ho aspettato il mio amico che scegliesse la sua cattedra: Civitavecchia, c’è un treno la mattina un po’ dopo le sei dove ci si può portare la bicicletta, un altro nostro amico ci ha insegnato per un paio d’anni. Gli ho fatto gli in bocca al lupo più sinceri. Se li merita tutti, sarà un bravissimo insegnante. Poi, visto che era nemmeno ora di pranzo ci siamo detti che per la birra comunque aspettiamo un’altra volta per prendercela.

I 30 anni di Neuromante

La letteratura conserva il suo potere ammonitore anche ai tempi di Internet, e avremmo dovuto capire prima quanto le storie di Gibson ci fossero vicine. Non dimenticherò mai un corso di comunicazione che frequentai quindici anni fa. Il funzionario di una grossa casa editrice tenne una lezione sulle nuove tecnologie. Disse che grazie alla posta elettronica e all’impaginazione su computer (allora due novità) per fare i libri si sarebbe risparmiato il 30% del tempo. Tutti rimanemmo ammirati. Soltanto una ragazza – capelli viola e Neuromante sulle ginocchia – alzò la mano e chiese: “mi scusi, ma vi pagano il 30% di più?”. “No”. “Lavorate il 30% di meno?” “Al contrario”, rispose il funzionario. “E allora”, concluse la ragazza con un sorriso di disprezzo, “qualcuno, da qualche parte” (laggiù, nel cyberspazio) “vi sta fregando senza che ve ne accorgiate”.(grassetto nostro)

Nicola Lagioia

http://www.minimaetmoralia.it/wp/laggiu-nel-cyberspazio-qualcuno-ti-sta-fottendo-i-30-anni-di-neuromante/

La Svizzera è vicina

giovane_europaMentre in Italia si discute di come cedere in minor tempo possibile la propria sovranità all’UE e si prendono le precauzioni per evitare che gli italiani possano decidere autonomamente della propria sorte (la famosa oligarchia di Scalfari), la Svizzera si chiude i vicoli europei e si apre le autostrade dei mercati orientali. Forse a causa del calore estivo i giornali pro-comunitari si sono dimenticati di riportare tali notizie,(ma hanno riservato ampio spazio al topless della ministra Giannini n.d.r) mentre durante il freddo di febbraio erano stati ferratissimi nell’annunciare la fine del successo dell’economia elvetica. O forse erano intenti a pensare soluzioni per non sforare il 3% imposto da Bruxelles, mentre al di là delle Alpi c’è qualcuno che la pratica comunitaria l’ha già archiviata, per aprire quella asiatica.

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Link

Dalle prime recinzioni descritte da Thomas More nel XVI secolo, alla massiccia espulsione dei contadini dalle terre del XVII e XVIII secolo. Marx fotografa questo momento fondativo del capitalismo che chiamò accumulazione originaria nel primo libro del Capitale (sez. 24).

«Fu così che i contadini, dapprima espropriati con la forza delle proprie terre, cacciati dalle proprie case, trasformati in vagabondi e poi frustati, marchiati, torturati in base a leggi grottescamente terribili, fu condotta alla disciplina necessaria per il sistema salariale»

Karl Marx, Il capitale, I, VII.

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Anti-Vanitas

Alla Vanitas è dedicata una delle mostre in programma al Festival di filosofia il 12 settembre 2014; cogliamo l’occasione per riproporre un articolo qui pubblicato l’11 febbraio 2013

Vanitas, Simon Renard de Saint André, 1650 circa , Lione, Musée des beaux arts

Vanitas, Simon Renard de Saint André, 1650 circa , Lione, Musée des beaux arts

Per quanto si faccia in vita non è detto che si riesca a cambiare il corso della storia e/o che si riesca a raggiungere, non dico la fama, ma anche solo il ricordo dei posteri; e questo anche se si è stati persone di “successo”.

A titolo di esempio riporto il caso di Ettore Bastico, nella cui vicenda mi sono imbattuto partendo da una ricerca sull’isola di Rodi (e bisogna ringraziare la struttura ipertestuale di Internet, se questo è possibile).

Stupito che a Rodi si parlasse ancora l’italiano, ho scoperto la guerra italo- turca, un conflitto rapido e semi-dimenticato, tra il 1911 e il 1912, in seguito al quale l’Italia (che mirava alla Libia) occupò Rodi e il Dodecaneso che rimasero sotto la sua amministrazione.

In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale e all’entrata dell’Italia nel conflitto, anche l’isola fu teatro di scontri, i più violenti dei quali si verificarono nell’autunno del 1943, quando in seguito al tracollo del governo fascista e alla proclamazione dell’armistizio l’8 settembre fra il nuovo governo italiano fedele al re Vittorio Emanuele III e le forze alleate anglo-americane, vi fu l’inizio dei combattimenti fra le truppe tedesche del generale Kleeman e quelle italiane (guidate dal governatore Campioni e dall’ammiraglio Mascherpa), che registrarono aspri scontri nell’isola di Rodi e nel resto dell’arcipelago e che videro dopo qualche settimana la resa delle forze italiane sopraffatte dai nazisti, col controllo da parte di questi ultimi dell’intero Dodecaneso fino alla fine della guerra. Nel 1947, a seguito dei trattati di Parigi, l’Italia fu costretta a cedere il Dodecaneso alla Grecia, come riparazione per l’aggressione militare condotta nel 1940-1941 contro quest’ultima.

E qui entra in gioco Ettore Bastico:

Ettore Bastico nacque a Bologna il 9 aprile 1876. Appassionato di storia militare si arruola nel Regio Esercito col grado di sottenente nel 3.rgto Bersaglieri. Partecipa alla guerra di Libia contro la Turchia ed ottiene il brevetto di osservatore dirigibilista. Durante la I G:M: è ufficiale di SM presso varie divisioni di fanteria. Nel 1927 è promosso generale di brigata comandante la Brigata “Gorizia”. Nel 1932 è comandante della nuova divisione motorizzata Pistoia, apprezzato da Mussolini è incaricato di creare la 1.a divisione Camicie Nere, con questi uomini parte per la campagna etiopica nel 1935 e quindi promosso generale di Corpo d’Armata comanda il III Corpo Speciale d’Africa Orientale. In questa circostanza gli viene affibbiato il soprannome di “Bombastico”. Nel 1936 comanda il Corpo Volontari Italiani in Spagna e partecipa alle battaglie di Santander e e delle Asturie. Nel 1939 è eletto senatore e nel 1940 assume il comando delle divisioni di riserva nella zona del Po. Nonostante i suoi 65 anni fu inviato in Egeo per sostituire De Vecchi nel dicembre 1940. In veste di Governatore del Possedimento si dedicò soprattutto a rinforzare le difese delle isole, migliorare l’efficienza dei reparti e ristabilire le comunicazioni con la madrepatria. Fu richiamato in Libia nel giugno del 1941 dove assunse il Comando delle Forze Italiane in AS. Le sue controversie con Rommel, comandante dell’ Afrika Korps divennero sempre più forti col procedere del conflitto e fu quindi sostituito dal gen. Cavallero nell’agosto 1942. Rientrato in Italia col titolo onorifico di Maresciallo rimase nell’ombra sino all’armistizio dell’ 8 settembre 1943, ritenuto compromesso col passato regime fascista fu epurato. Da allora non ebbe più alcun ruolo attivo e si dedicò dopo la guerra agli studi di storia militare, morì a Roma il 2 dicembre 1972 alla veneranda età di 96 anni ignorato da tutti.

 

Tra parentesi poi Rommel dovette riconoscere che Bastico aveva ragione:

“Bastico aveva una visione più realistica della situazione che imponeva la riorganizzazione delle forze terresti, stremate e prive di rifornimenti. Inoltre, Bastico ed il Maresciallo Cavallero premevano per l’approvazione del “Piano Malta” (“Esigenza C3” o Operazione Herkules nella terminologia tedesca) e enfatizzavano l’importanza di una preventiva e immediata occupazione dell’isola prima di una prosecuzione offensiva in Egitto. Il possesso di tale isola da parte degli inglesi consentiva all’Aviazione ed alla Marina Inglese di bloccare tutte le vie di rifornimento dall’Italia verso il continente africano. I fatti diedero ragione a Bastico e lo stesso Rommel nel libro Guerra senza Odio: Nel periodo dal 6 settembre al 23 ottobre, divampò con grande violenza la guerra dei rifornimenti. Il 23 ottobre l’avevamo definitivamente perduta e i britannici, invece, avevano vinto la loro con molta precedenza su di noi“.

In conclusione si può dire che Bastico abbia svolto il suo compito con competenza e dedizione allo Stato, come dimostrano i riconoscimenti ottenuti; il suo “torto” è stato quello di concludere la sua esistenza dalla parte dei perdenti, dei quali, peraltro, non condivise la scelte militari.

Onorificenze italiane

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— 2 giugno 1957[3]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
— 17 febbraio 1942[4]
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
— 1º maggio 1939[4]
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
— 9 luglio 1936[4]
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine coloniale della Stella d’Italia
Grand'ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria Grand’ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Commendatore del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore del Sovrano Militare Ordine di Malta
Cavaliere di Vittorio Veneto - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Vittorio Veneto
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al valore militare
Medaglia di bronzo al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valore militare
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
Promozione per merito di guerra (fino a Ufficiale generale) - nastrino per uniforme ordinaria Promozione per merito di guerra (fino a Ufficiale generale)
Promozione per merito di guerra (fino a Ufficiale superiore) - nastrino per uniforme ordinaria Promozione per merito di guerra (fino a Ufficiale superiore)
Croce al merito di guerra (7 concessioni) - nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra (7 concessioni)
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia Commemorativa della Guerra di Spagna (1936-38) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia Commemorativa della Guerra di Spagna (1936-38)
Medaglia commemorativa della Divisione Volontari del Littorio (guerra di Spagna 1936-38) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa della Divisione Volontari del Littorio (guerra di Spagna 1936-38)
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa italiana della vittoria

Onorificenze straniere

Croce dell'Ordine al Merito Militare spagnolo (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Croce dell’Ordine al Merito Militare spagnolo (Spagna)
Croix de Guerre francese del 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria Croix de Guerre francese del 1914-1918

Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Bastico

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Mark Twain

Quando la televisione era educativa, c’erano gli “sceneggiati televisivi”, uno dei quali era: “Questa sera parla Mark Twain” di Daniele D’Anza con Paolo Stoppa, Rina Morelli, Sergio Tofano.
Genere Biografico produzione Italia, 1965
Riuscito pastiche di telebiografia e di racconti sceneggiati. Vediamo
gli ultimi anni della vita dello scrittore Mark Twain intramezzati con
scene delle sue novelle più famose. Grande show di Stoppa nei panni di
Twain, che cantava anche una strana sigla:

“Oh fattorino dal ciuffo nero, fora il biglietto al…
fora il biglietto al… al passeggero! Foralo bene, con diligenza, fin
dal momento del.. fin dal momento del… della partenza” etc.

Dal sito linkato apprendiamo il testo originale:

Conductor, when you receive a fare,
Punch in the presence of the passenjare!
A blue trip slip for an eight-cent fare,
A buff trip slip for a six-cent fare,
A pink trip slip for a three-cent fare,
Punch in the presence of the passenjare!

CHORUS

Punch, brothers! punch with care!
Punch in the presence of the passenjare!

Il racconto è
PUNCH, BROTHERS, PUNCH

Ma non basta! Ecco la versione di Guidone del 1965

Bisogna dire che Internet è un bello strumento anche per ricordare 🙂

 

Sudameritalia

I Gufi sono stati un gruppo musicale italiano, dialettale milanese e cabarettistico, formatosi nel 1964 e scioltosi nel 1969, eccezion fatta per una breve reunion nel 1981 (data di questo filmato n.d.r.)
Roberto Brivio (Milano, 1938) – Chitarra, fisarmonica e voce.
Gianni Magni (Milano, 1941 – Milano, 1992) – Voce.
Lino Patruno (Crotone, 1935) – Chitarra, banjo, contrabbasso, voce.
Nanni Svampa (Milano, 28 febbraio 1938) – Chitarra, pianoforte e voce.
Il primo embrione del gruppo si forma nel 1964. Nanni Svampa ha appena inciso il suo primo disco, Nanni Svampa canta Brassens, ed ha iniziato a frequentare l’ambiente musicale milanese. Ha l’occasione di conoscere il jazzista Lino Patruno, diventandone amico ed iniziando a collaborare con lui. Tra i due si inizia a discutere della possibilità di allestire spettacoli di cabaret concerto. L’idea prende forma definitiva in seguito all’incontro con Roberto Brivio e Gianni Magni: i quattro decidono di fondare il gruppo “I Gufi”.
http://www.linopatruno.it
http://www.jazzmeblues.it
http://www.cambiamusica.it