Alla Vanitas è dedicata una delle mostre in programma al Festival di filosofia il 12 settembre 2014; cogliamo l’occasione per riproporre un articolo qui pubblicato l’11 febbraio 2013

Vanitas, Simon Renard de Saint André, 1650 circa , Lione, Musée des beaux arts
Per quanto si faccia in vita non è detto che si riesca a cambiare il corso della storia e/o che si riesca a raggiungere, non dico la fama, ma anche solo il ricordo dei posteri; e questo anche se si è stati persone di “successo”.
A titolo di esempio riporto il caso di Ettore Bastico, nella cui vicenda mi sono imbattuto partendo da una ricerca sull’isola di Rodi (e bisogna ringraziare la struttura ipertestuale di Internet, se questo è possibile).
Stupito che a Rodi si parlasse ancora l’italiano, ho scoperto la guerra italo- turca, un conflitto rapido e semi-dimenticato, tra il 1911 e il 1912, in seguito al quale l’Italia (che mirava alla Libia) occupò Rodi e il Dodecaneso che rimasero sotto la sua amministrazione.
In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale e all’entrata dell’Italia nel conflitto, anche l’isola fu teatro di scontri, i più violenti dei quali si verificarono nell’autunno del 1943, quando in seguito al tracollo del governo fascista e alla proclamazione dell’armistizio l’8 settembre fra il nuovo governo italiano fedele al re Vittorio Emanuele III e le forze alleate anglo-americane, vi fu l’inizio dei combattimenti fra le truppe tedesche del generale Kleeman e quelle italiane (guidate dal governatore Campioni e dall’ammiraglio Mascherpa), che registrarono aspri scontri nell’isola di Rodi e nel resto dell’arcipelago e che videro dopo qualche settimana la resa delle forze italiane sopraffatte dai nazisti, col controllo da parte di questi ultimi dell’intero Dodecaneso fino alla fine della guerra. Nel 1947, a seguito dei trattati di Parigi, l’Italia fu costretta a cedere il Dodecaneso alla Grecia, come riparazione per l’aggressione militare condotta nel 1940-1941 contro quest’ultima.
E qui entra in gioco Ettore Bastico:
Ettore Bastico nacque a Bologna il 9 aprile 1876. Appassionato di storia militare si arruola nel Regio Esercito col grado di sottenente nel 3.rgto Bersaglieri. Partecipa alla guerra di Libia contro la Turchia ed ottiene il brevetto di osservatore dirigibilista. Durante la I G:M: è ufficiale di SM presso varie divisioni di fanteria. Nel 1927 è promosso generale di brigata comandante la Brigata “Gorizia”. Nel 1932 è comandante della nuova divisione motorizzata Pistoia, apprezzato da Mussolini è incaricato di creare la 1.a divisione Camicie Nere, con questi uomini parte per la campagna etiopica nel 1935 e quindi promosso generale di Corpo d’Armata comanda il III Corpo Speciale d’Africa Orientale. In questa circostanza gli viene affibbiato il soprannome di “Bombastico”. Nel 1936 comanda il Corpo Volontari Italiani in Spagna e partecipa alle battaglie di Santander e e delle Asturie. Nel 1939 è eletto senatore e nel 1940 assume il comando delle divisioni di riserva nella zona del Po. Nonostante i suoi 65 anni fu inviato in Egeo per sostituire De Vecchi nel dicembre 1940. In veste di Governatore del Possedimento si dedicò soprattutto a rinforzare le difese delle isole, migliorare l’efficienza dei reparti e ristabilire le comunicazioni con la madrepatria. Fu richiamato in Libia nel giugno del 1941 dove assunse il Comando delle Forze Italiane in AS. Le sue controversie con Rommel, comandante dell’ Afrika Korps divennero sempre più forti col procedere del conflitto e fu quindi sostituito dal gen. Cavallero nell’agosto 1942. Rientrato in Italia col titolo onorifico di Maresciallo rimase nell’ombra sino all’armistizio dell’ 8 settembre 1943, ritenuto compromesso col passato regime fascista fu epurato. Da allora non ebbe più alcun ruolo attivo e si dedicò dopo la guerra agli studi di storia militare, morì a Roma il 2 dicembre 1972 alla veneranda età di 96 anni ignorato da tutti.
Tra parentesi poi Rommel dovette riconoscere che Bastico aveva ragione:
“Bastico aveva una visione più realistica della situazione che imponeva la riorganizzazione delle forze terresti, stremate e prive di rifornimenti. Inoltre, Bastico ed il Maresciallo Cavallero premevano per l’approvazione del “Piano Malta” (“Esigenza C3” o Operazione Herkules nella terminologia tedesca) e enfatizzavano l’importanza di una preventiva e immediata occupazione dell’isola prima di una prosecuzione offensiva in Egitto. Il possesso di tale isola da parte degli inglesi consentiva all’Aviazione ed alla Marina Inglese di bloccare tutte le vie di rifornimento dall’Italia verso il continente africano. I fatti diedero ragione a Bastico e lo stesso Rommel nel libro Guerra senza Odio: Nel periodo dal 6 settembre al 23 ottobre, divampò con grande violenza la guerra dei rifornimenti. Il 23 ottobre l’avevamo definitivamente perduta e i britannici, invece, avevano vinto la loro con molta precedenza su di noi“.
In conclusione si può dire che Bastico abbia svolto il suo compito con competenza e dedizione allo Stato, come dimostrano i riconoscimenti ottenuti; il suo “torto” è stato quello di concludere la sua esistenza dalla parte dei perdenti, dei quali, peraltro, non condivise la scelte militari.
Onorificenze italiane
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Medaglia commemorativa della Divisione Volontari del Littorio (guerra di Spagna 1936-38) |
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Onorificenze straniere
Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Bastico
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In un modo o nell’altro, ad ognuno di noi piacerebbe lasciare ai posteri qualcosa di sé, fosse anche un piccolo esempio di onestà o di solidarietà verso gli altri. Non parliamo poi dei pensatori, degli scienziati , degli scrittori e degli artisti in generale, che spesso dedicano una vita al loro lavoro, magari anche senza particolari riconoscimenti, pur avendo meriti e doti degni di massimo rispetto.
Di tutti costoro solo pochissimi resteranno davvero nella memoria dei posteri , così è sempre stato e sempre sarà. Per la stragrande maggioranza delle persone, nel giro di non moltissimi anni, dopo la morte, non resterà assolutamente nulla, se non frammenti di vita nei familiari o fra i conoscenti.
D’altra parte, a ben pensarci, l’aspettativa di ottenere riconoscimenti o considerazione per le proprie doti personali, intellettuali o artistiche è un inutile spreco di energie, una presunzione, una vanità che non ha alcun valore per la vita di ogni essere umano.
Dovrebbe invece consolare ognuno di noi, il fatto di aver adempiuto ad un Dovere, secondo i propri principi e ideali, di aver coltivato con amore le proprie passioni e di aver vissuto al meglio delle proprie possibilità.
E che la vanità divori i vanitosi.
La particolarità di questo esempio è che il generale Bastico (e la sua carriera è lì a testimoniarlo) avrebbe meritato almeno due righe nei libri di storia…
Besozzi fu il grande outsider di quel decennio. Per Oreste del Buono e Bernardo Valli fu un maestro. In una intervista con Enrico Emanuelli, Hemingway lo definì addirittura l’unico Hemingway italiano. Ed hemingwaiana è stata la sua vita, oltre che la sua scrittura, vorticosamente attratta verso la progressiva dissipazione di sé. Se Tommaso Besozzi oggi è pressoché dimenticato (a parte un bella biografia scritta da Enrico Mannucci una ventina di anni fa: I giornali non sono scarpe, Baldini&Castoldi), è anche perché egli stesso, per primo, ha fatto di tutto per scivolare fuori da un mondo della stampa che non riconosceva più. Nella seconda metà degli anni cinquanta, dopo aver lasciato “L’Europeo” nel frattempo passato a Rizzoli, scrisse sempre meno articoli. Le nuove collaborazioni, prima con “il Corriere d’Informazione” poi con “il Giorno”, si esaurirono presto. Fu colpito da una grave forma di depressione, ormai convinto che di non saper più scrivere e di essere incapace di andare al di là di poche righe. Il 18 novembre del 1964 si uccise nella sua casa a Roma, una palazzina alle spalle di via Dandolo, con un cannone rudimentale che aveva costruito con le sue stesse mani. Erano giorni, settimane, che non vedeva più nessuno.
http://www.minimaetmoralia.it/wp/tommaso-besozzi/