La letteratura conserva il suo potere ammonitore anche ai tempi di Internet, e avremmo dovuto capire prima quanto le storie di Gibson ci fossero vicine. Non dimenticherò mai un corso di comunicazione che frequentai quindici anni fa. Il funzionario di una grossa casa editrice tenne una lezione sulle nuove tecnologie. Disse che grazie alla posta elettronica e all’impaginazione su computer (allora due novità) per fare i libri si sarebbe risparmiato il 30% del tempo. Tutti rimanemmo ammirati. Soltanto una ragazza – capelli viola e Neuromante sulle ginocchia – alzò la mano e chiese: “mi scusi, ma vi pagano il 30% di più?”. “No”. “Lavorate il 30% di meno?” “Al contrario”, rispose il funzionario. “E allora”, concluse la ragazza con un sorriso di disprezzo, “qualcuno, da qualche parte” (laggiù, nel cyberspazio) “vi sta fregando senza che ve ne accorgiate”.(grassetto nostro)
Nicola Lagioia
Se ti piace la fantascienza, ti raccomando ad occhi chiusi il romanzo che ho recensito in questo mio post: http://wwayne.wordpress.com/2014/04/07/giulio-cesare-cyberpunk/. : )
Molto interessante l’intervento di Franco Berardi, C’è da augurarsi davvero che in tempo di globalizzazione, la tecnologia non venga sempre più asservita all’economia, ma possa diventare uno strumento per accrescere l’informazione e la conoscenza e per migliorare la comunicazione sociale e affettiva fra persone sempre più libere e consapevoli.
Se la battuta è di quindici anni fa, la ragazza dai capelli viola ha anticipato Jenkins e Lanier: non male ..