di Carlo Bertani
Una “leva” è composta – oggi – da 460.000 nuovi nati italiani e da 70.000 infanti stranieri. Vent’anni fa, gli italiani erano 550.000 e gli stranieri 20.000 (tutte le cifre sono state arrotondate).
Che il “seme italico” stia percorrendo un lungo ed inevitabile declino, già lo sapevamo: che succede se, di quel mezzo milione circa, se ne vanno ogni anno in…facciamo 50.000?
Ve lo dico io che sono stato insegnante: se ne vanno i migliori, quei 3-4 per classe che fanno la differenza.
Col tempo, emigreranno anche 2-3 che andranno a fare i falegnami od i saldatori, così – in Italia – rimarranno i peggiori. I figli degli extracomunitari seguono un percorso similare, ma pochi riescono ad emergere, almeno per ora.
Una parte dei bimbi-minkia rimanenti si sistemerà – grazie ai buoni uffici di papà e mammà – in politica, andranno ad ingrossare le fila di quel milione d’italiani che campa credendo d’essere classe dirigente. Diventeranno, così, mezza-età-minkia ed anziani-minkia: ma benestanti ed in buona salute.
Gli altri, si leveranno il sangue per pagare fior di tasse (e mantenerli) e seguiranno una vita ritmata dai piani industriali di Marchionne e dalle promesse del Renzi di turno. Moriranno poveri, senza mai arrivare ad uno straccio di pensione, perché i bimbi-minkia, quando cresceranno, alzeranno l’asticella ogni anno. Già lo fanno oggi, figuriamoci domani: un vero e proprio scenario da Orwell. A ripensarci, meglio Huxley con le sue allucinate felicità.
Andandosene, si raggiungono due specifici obiettivi: si campa meglio, al diavolo tutta la retorica sul “belpaese” e sulla patria (min). Magari non ci sarà il mare o il bosco di casa, ma tornate a chiedere a quelli che hanno mare e bosco come campano.
Il secondo obiettivo è meno appariscente, ma più “strategico”: mi dite voi, come farà a sopravvivere (od a decollare economicamente) un Paese che non ha un futuro industriale, un futuro agricolo e nemmeno turistico? E quando non ci saranno più teste pensanti (che già oggi contano poco o niente)?
Sarà una nazione che crollerà lentamente, ma più in fretta del previsto: più in là non mi spingo – la mia età non me lo consente – e ci sono giovani scrittori che hanno bisogno di scrutare il futuro: lo facciano, si divertano e soffrano un poco anch’essi.
Da parte mia, ho già scelto: Madeira. Dovrò prima mettere a posto alcune cose, mettere in mare la Gretel e poi veleggiare. Le mie ceneri riposeranno in Atlantico? Non importa: il mare, a pensarci un attimo, è uno solo che tutto circonda ed accarezza. Sono gli uomini a dargli tanti nome diversi, per distinguersi gli uni dagli altri e dimenticarsi così che non esistono le razze, ma solo la specie.
estratto da http://carlobertani.blogspot.com/2014/09/andarsene.html
Venirsene
L’immigrazione che vede tra i suoi massimi sostenitori il lucroso indotto ecclesiastico in salsa Caritas, le associazioni degli industriali a caccia di manodopera a basso costo e zero diritti e – non ultima – quella sedicente “sinistra” che da decenni funge oramai da quinta colonna delle strutture di potere yankee e che finge di non comprenderne la portata antinazionale, antipopolare e antisociale del fenomeno. L’immigrazione che da oggi ha un alleato in più, quel “mecenate miliardario”, quel George Soros che odia l’Europa e ogni sua affermazione di sovranità.
Se qualcuno era a ricerca di conferme, eccolo servito. Il “filantropo”, tra una destabilizzazione e un bonifico alle “pussy riot”, si è comperato Lampedusa. Certo, oggigiorno lo chiamano “protocollo d’intesa”. Come quello che la sua Open Society ha sottoscritto col Comune dell’isola per “contribuire al potenziamento delle capacità esecutive del Comune di Lampedusa, favorendo così la popolazione ed i suoi ospiti”. Supporto logistico all’invasione immigratoria, favoreggiamento di un vergognoso mercato degli schiavi che sta portando al collasso l’economia e il tessuto sociale della nazione.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=49396