Cent’anni dopo il 1848, con la carta costituzionale Italiana e la nascita della Repubblica si può dire si sia compiuta la vicenda risorgimentale con una vittoria delle idee liberali e mazziniane; ma sappiamo tutti che qualcosa poi non ha funzionato.
Se leggete la biografia di Parri, primo presidente del consiglio, capite subito perché:
avevamo perso la guerra;
come al solito, continuammo a litigare tra di noi;
le nostre scelte politiche erano pesantemente condizionate dalle forze occupanti
l’idea di nazione fu subito accantonata dai globalizzatori
Il risultato lo vediamo chiaramente adesso:
essere un vaso di coccio tra vasi di ferro
- • Essere indifesi in mezzo a persone o avvenimenti pericolosi; essere costretti a trattare con un prepotente, o con una persona più forte o più abile, senza essere in grado di contrastarla. Quindi, in senso lato, rischiare di rimetterci fortemente.
- Il detto riprende una favola di Esopo (Favole,354) in cui si narra che un giorno un Vaso di coccio si trovò trascinato dalla corrente di un fiume che aveva travolto il carico in cui si trovava. Quando vide che vicino a lui navigava un Vaso di metallo si spaventò, e lo pregò di tenersi alla larga per non rischiare uno scontro dal quale sarebbe uscito in pezzi. La favola è ripresa da La Fontaine (Fables,V,2) e da Flavio Aviano (Favole,11) ed è ricordata da Alessandro Manzoni nel primo capitolo dei Promessi Sposi a proposito di Don Abbondio.
http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/V/vaso.shtml

Don Abbondio
Sovranità e identità sono le parole chiave per capire a cosa abbiamo progressivamente rinunciato nella prima e, soprattutto nella seconda repubblica (ovviamente il processo è stato voluto e guidato dai “vasi di ferro“, citati sopra).