Babbo Natale

Santa Klaus

Tutte le versioni del Babbo Natale moderno, chiamato Santa Claus nei paesi anglofoni, derivano principalmente dallo stesso personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia), di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti e uccisi da un oste, e che per questo era considerato il protettore dei bimbi. Da notare che l’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola patrono di Amsterdam e quindi di New Amsterdam, poi New York.(1)

Delle vicende davvero avventurose di questo santo (specialmente delle sue spoglie) riportiamo da wikipedia un episodio recente e poco conosciuto che riguarda la nostra regione:

Nel gennaio 2003 la Chiesa cattolica di Rimini, d’intesa con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, faceva dono di un frammento dell’òmero sinistro di San Nicola alla Diocesi Greco-Ortodossa di Dimitriade (la greca Volos), che ne aveva inoltrato richiesta. [6]. Secondo la tradizione, l’òmero di San Nicola giunse a Rimini in modo piuttosto rocambolesco nella seconda metà del XII secolo. Protagonista della vicenda sarebbe stato un Vescovo tedesco, che aveva trafugato la reliquia a Bari. Nel 1177, papa Alessandro III si fermò a Rimini venendo da Venezia; il pontefice volle sottoporre la reliquia alla prova del fuoco per accertarsi della sua originalità: “le fiamme non la bruciarono, anzi, emanarono un profumo intenso”. San Nicola fu proclamato co-patrono di Rimini nel 1633. Il primo indizio sull’autenticità della tradizione è l’assenza, fra le reliquie baresi, proprio dell’òmero sinistro. La prova definitiva che si tratta della parte mancante a quanto dello scheletro è venerato Bari, è giunta dalla ricognizione anatomica e lo studio antropometrico (di Luigi Martino) e dalla ricognizione antropologica (di Fiorenzo Facchini), effettuate in occasione della donazione del 2003. La reliquia riminese è custodita nella chiesa di San Nicolò al Porto, nella cappella detta “celestina” dai Padri Celestini, cui appartenne l’edificio dal XIV al XVIII secolo. La chiesa medievale fu praticamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale; sopravvissero solo il campanile e la “cappella celestina”; in entrambi, ma soprattutto nella seconda, sono visibili affreschi della scuola riminese del ‘300.(2)

http://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicola_di_Bari

(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Babbo_Natale

2 pensieri su “Babbo Natale

  1. Ancora prima di chiedersi dove vedere i Krampus, probabilmente vi starete chiedendo cosa sono i Krampus? Io, almeno, l’ho fatto. Fino allo scorso anno, ero totalmente all’oscuro dell’esistenza di quest’ evento tipico delle festività natalizie che, da più di 500 anni si festeggia in alcune regioni del nord Italia, Austria, Slovenia, Svizzera e Baviera.

    La leggenda racconta che, durante un periodo di carestia, un gruppo di ragazzi pensò di vestirsi con pelli e corna di animali per fare razzia di cibo nei paesi vicini. Tra questi ragazzi si nascose però il Diavolo in persona che fu riconosciuto dai giovani a causa delle zampe a forma di zoccolo di capra, gli stessi giovani invocarono l’intervento del Vescovo Nicolò il quale riuscì ad esorcizzare colui che rappresentava il Male. Da quel Giorno, ogni anno, giovani travestiti da demoni accompagnano la figura di San Nicolò per le strade dei piccoli paesi a portare doni ai bambini buoni ed a punire i cattivi.

    Durante il giorno, San Nicolò distribuisce dolci e doni ma, appena il sole tramonta, il Santo sparisce ed entrano in scena i Krampus invadono le strade del paese, rincorrendo e picchiando con una piccola frusta chiunque si contrapponga a loro, sporcando il loro viso con pece o cenere, gridando e facendo un gran rumore con campanacci, catene e corni. All’inizio della sfilata si sentono solo il rumore dei campanacci e dei corni da guerra che suonano nell’oscurità, poi arrivano le urla e, in lontananza si possono scorgere i fuochi delle fiaccole che si avvicinano. Sono grossi e pelosi con denti e corna aguzze, coperti di pelli consunte. Le maschere diaboliche generalmente sono fatte in legno e in cartapesca con occhi di fuoco.

    https://blogdelviaggiatore.wordpress.com/2016/12/12/i-krampus/

  2. Nel 7 a.C. si era appunto verificata la congiunzione Giove-Saturno ed era stata visibilissima e luminosissima su tutto il Mediterraneo. Infine, nel 1923 è pubblicato il “Calendario stellare di Sippar”, E’ una tavoletta in terracotta con scrittura cuneiforme proveniente appunto dall’antica città di Sippar, sull’Eufrate, sede di un’importante scuola di astrologia babilonese. Nel “calendario” sono riportati tutti i movimenti e le congiunzioni celesti proprio del 7 a.C.. Perché quell’anno? Perché, secondo gli astronomi babilonesi, nel 7 a. C. la congiunzione di Giove con Saturno nel segno dei Pesci doveva verificarsi per ben tre volte: il 29 maggio, il 1° ottobre e il 5 dicembre. Da notare che quella congiunzione si verifica soltanto ogni 794 anni e per una volta sola: nel 7 a. C., invece, si ebbe tre volte. Anche questo calcolo degli antichissimi esperti di Sippar fu trovato esatto dagli astronomi moderni. Gli archeologi hanno infine decifrato la simbologia degli astronomi babilonesi. Ecco i risultati: Giove, per quegli antichi indovini, era il pianeta dei dominatori del mondo. Saturno il pianeta protettore d’Israele. La costellazione dei Pesci era considerata il segno della “Fine dei Tempi”, dell’inizio cioè dell’era messianica. Dunque, potrebbe essere qualcosa di più di un mito il racconto di Matteo dell’arrivo dall’Oriente a Gerusalemme di sapienti, di “magi”, che chiedono “Dov’è nato il re dei giudei?” E’ ormai certo, infatti, che tra il Tigri e l’Eufrate non solo si aspettava (come in tutto l’Oriente) un Messia che doveva giungere da Israele. Ma che si era pure stabilito con stupefacente sicurezza che doveva nascere in un tempo determinato. Quel tempo in cui, per i cristiani, il “dominatore del mondo” è veramente apparso. (…). Lo scorrere delle vicende umane ha come un attimo di sospensione e pare raccogliersi nella trepidazione dell’attesa. Mentre brilla sulla Palestina la “stella”, Augusto dà al mondo uno dei pochissimi periodi di pace della storia. Le porte del tempio di Giano, patrono degli eserciti, sono chiuse: è la “pax romana”.».

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