A livello universitario, da anni, si assiste a una riduzione progressiva del numero degli iscritti (per non parlare del livello indecente di preparazione fornito a partire dalla “riforma Berlinguer”, che ha abbassato drasticamente la qualità dello studio – il merito, appunto – con l’introduzione del sistema dei “crediti”, dell'”audience” (le cattedre vengono mantenute se c’è un certo numero di frequentanti, ma i corsi più “esigenti” in termini di impegno vengono disertati per quelli più facili che danno comunque “crediti”).
Questa “facilitazione” – accolta con suicida soddisfazione anche da alcune ideologie di movimento – ha rapidamente trasformato alcune facoltà in fabbriche di diplomi di laurea senza alcuna utilità professionale o semplicemente lavorativa. A soffrirne di più, naturalmente, sono state le facoltà umanistiche, che erano anche le uniche a poter fornire un “sapere critico”, ovvero capace – se ce n’era la capacità individuale – di interrogarsi sulle premesse teoriche di quel che si andava studiando. E quindi anche della società in cui si vive.
http://contropiano.org/cultura/item/31433-diseguaglianza-realta-e-ideologia-di-merda