L’arte che rassicura e che dà solo piacevolezza non serve a nulla . E’ solo un rifiuto e come tale destinato alla spazzatura. Anche l’arte “sociale” , quella cioè che si prefigge di voler essere un mezzo di protesta o di denuncia, alla fine è anch’essa poca cosa quando è troppo realistica e descrittiva, perché non raggiunge mai lo scopo che si prefigge per quanto apprezzabile sia lo sforzo di chi la fa e di chi la guarda. L’arte invece che può rappresentare un motore di cambiamento è quella che parla direttamente all’individuo, come soggetto di sentimenti, di paure, di angosce, di emozioni. L’artista , inutile girarci attorno, riesce a parlare solo di se stesso ed è parlando di sé che può essere utile agli altri, facendo loro da specchio. L’arte visiva poi parla attraverso le immagini che, come sappiamo, arrivano molto prima delle parole a toccare la parte più profonda di noi ed è per questo che fa discutere, che divide e che viene spesso anche incompresa. L’arte perché possa stimolare la riflessione e il pensiero deve essere un po’ pungente, anche un po’ sfacciata (senza però essere volgare) e non deve necessariamente essere bella e tanto meno estasiante. Non è vero quindi che l’arte contemporanea sia tutta brutta e insignificante come la definiscono tanti suoi detrattori. C’è anche qualcosa di molto bello e innovativo che va salvato, in mezzo a tanto squallore, non c’è dubbio.
Paola Paganelli