Ritorno alla sovranità

il modello politico propugnato dal gruppo dirigente contiguo a Vladimir Putin in Russia è percepito, dalle classi popolari dei Paesi della Ue, come estremamente più democratico del modello di “liberalismo reale” promosso dal ceto dirigente sistemico, di centrodestra e di centrosinistra, rappresentato da personaggi quali Cameron, Hollande, Berlusconi, Sarkozy, Merkel e Renzi. In questo senso, è perfettamente comprensibile il voto massivo di operai, impiegati (un iscritto su quattro al sindacato francese Cgt, politicamente su posizioni di sinistra, per dichiarazione stessa del segretario generale della nominata centrale sindacale “rossa”, Philippe Martinez, «vota per il FN»), piccoli e medi imprenditori e disoccupati, ossia i cosiddetti “defraudati”, “marginalizzati” e “sradicati” dai processi di globalizzazione, ai partiti europei cosiddetti “populisti”, dal Front National al FIDESZ; partiti, questi ultimi, apertamente favorevoli all’innesco di una serie di dinamiche di risovranizzazione (politica, economica, culturale, monetaria e, in parte, anche militare) degli Stati nazionali del “Vecchio Continente” (naturalmente, occorre tener presente che una prospettiva deglobalizzatrice immaginata in chiave esclusivamente nazionalistica non conduce da alcuna parte in quanto genera, nel periodo medio lungo, ripiegamento localistico e chiusura sciovinistica, se non viene coniugata in un’accezione eurasiatista, ossia di costruzione di un vero e proprio blocco geopolitico continentale, costruito su basi culturalmente tradizionali ed economicamente solidaristiche, cooperativistiche e socialiste, ma va tenuto presente che la critica “nazionalistica” del capitalismo odierno è assai più in sintonia con i sentimenti, le esigenze e le aspettative delle classi popolari rispetto alle confusionarie velleità progettuali degli altermondialisti, new global, “dirittumanisti” e femministe, fautori di una lacrimevole e parolaia critica del liberismo economico ma sostenitori del nomadismo e del cosmopolitismo di indistinte “moltitudini desideranti” in ambito culturale).

LA DEMOCRAZIA SOVRANA DI PUTIN. UN MODELLO POLITICO PER I PAESI DELLA SEDICENTE UNIONE EUROPEA

6 pensieri su “Ritorno alla sovranità

  1. L’origine della «democrazia sovrana» in Russia è dunque da ravvisare nella politica di Vladimir Putin, iniziata nel giugno 2003, di riacquisizione allo Stato russo delle risorse sottratte al popolo dagli oligarchi à la Khodorkovskij negli anni Novanta. Da quel “fatidico” giugno 2003, i media liberali occidentali cominciarono una martellante campagna stampa diffamatoria nei confronti di Putin, improvvisamente divenuto un “dittatore” e un “assassino di dissidenti” (Litvinenko, Politkovskaja e, chi più ne ha, più ne metta). Da notare come Cristina Carpinelli affermi che «gli ideologi russi della “democrazia sovrana” sono fortemente orientati contro la teoria anglosassone della democrazia liberale centrata sui diritti e le libertà individuali e sul sistema di checks and balances dei poteri. Non condividono la tesi occidentale dell’esistenza di un unico modello di democrazia, entro cui i diritti umani prevalgono sugli interessi della società». I sostenitori della «democrazia sovrana» respingono infatti la progettualità politica e il programma economico dei liberali, ossia di quelli che, per citare Kasparov, «credono nel libero mercato e in una società aperta e filoccidentale», ossia ideologicamente egemonizzata dalle, minoritarie peraltro, nuove classi medie cosmopolite di Mosca e San Pietroburgo (i cosiddetti “agenti dominati delle classi dominanti”, per citare Jean-Claude Michéa) ed economicamente sottoposta al giogo speculativo della Global class di Wall Street e della City londinese.
    Ibidem

  2. I sovranisti dell’ARS – Associazione Riconquistare la Sovranità si apprestano a tagliare il loro primo traguardo, frutto di 4 anni di paziente militanza politica, che ha permesso di raggiungere lo scopo sociale dell’associazione, che si estinguerà per dar vita al primo partito sovranista italiano.

    Tutti gli iscritti all’ARS, i simpatizzanti e curiosi, sono quindi invitati a partecipare alla fondazione del FSI – Fronte Sovranista Italiano.

    L’appuntamento è per il 5 giugno 2016 a Roma, presso il Teatro dell’Angelo, dove si terrà l’ultima assemblea nazionale dell’ARS che sarà anche assemblea fondativa del FSI.

    PROGRAMMA

    Ore 10,30 Ringraziamenti e saluti all’ARS, Stefano D’Andrea (Presidente dell’ARS).

    Ore 11,00 Lettura dell’atto costitutivo del FSI, dello statuto e della relazione di accompagnamento, a cura del Comitato Drettivo dell’ARS; a seguire presentazione e votazione di eventuali emendamenti e approvazione dell’intero testo dell’atto costitutivo e dello statuto.

    Ore 12,30 Elezione del Comitato Direttivo, del Collegio dei Probiviri e del Presidente del FSI.

    Ore 13,00 Pausa pranzo.

    Ore 14,30 Presentazione del documento sulla “Proposta di Riforma del diritto bancario”, Andrea Franceschelli (membro del Comitato Direttivo dell’ARS); a seguire presentazione e votazione di eventuali emendamenti e del testo integrale.

    Ore 15,15 Presentazione del documento su “La disciplina delle finanze dei Comuni”, Stefano D’Andrea (Presidente dell’ARS) e Federico Iacomelli (socio dell’ARS); a seguire presentazione e votazione di eventuali emendamenti e del testo integrale.

    Ore 16,00 Presentazione del documento su “Giochi e Scommesse”, Stefano Rosati (membro del Comitato Direttivo dell’ARS); a seguire presentazione e votazione di eventuali emendamenti e del testo integrale.

    Ore 16,30 Saluti e brevi valutazioni da parte degli ospiti.

    Ore 17,30 Conclusioni del Presidente del FSI.

    Ore 18,00 Dichiarazione di chiusura dell’Assemblea.

  3. Purtroppo credo che andrà avanti molti anni. I leaders europei non chiederanno elegantemente scusa e si dimetteranno, c’è un’intera classe di parassiti che vive all’interno delle strutture dell’Unione Europea e che intralcerà disperatamente tutte le riforme più significative, non parliamo poi di un cambio di regime, e che anteporrà sempre i suoi gretti interessi mercantili a quelli della propria gente o anche del comune buon senso. Per quanto riguarda le popolazioni dell’Unione Europea, scopriranno di non avere i mezzi per imporre una transizione politica attraverso il voto, di vivere in una finta democrazia e che tutto ciò che era stato loro promesso è solo una triste e vuota bugia. L’Ucraina non è diventata Europa, è l’Europa ad essere diventata Ucraina. Benvenuta nel mondo reale, Unione Europea! The Saker The Saker Pubblicato su Thesaker.is il 7 aprile 2016 Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

  4. L’ha ribloggato su bondenocome ha commentato:

    occorre tener presente che una prospettiva deglobalizzatrice immaginata in chiave esclusivamente nazionalistica non conduce da alcuna parte in quanto genera, nel periodo medio lungo, ripiegamento localistico e chiusura sciovinistica, se non viene coniugata in un’accezione eurasiatista, ossia di costruzione di un vero e proprio blocco geopolitico continentale

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