di GIOVANNI PASCOLI
Se tra un popolo grandissimo e potentissimo, come l’inglese, alligna meglio Kipling che Tolstoi; se un popolo, che fu il difensore della libertà e dell’indipendenza degli altri popoli, e si onorò sempre di combattere per il diritto contro la forza, se persino esso vuol ora conquistare e assorbire e annullare; possiamo noi che da quel popolo che fu più amico di tutti, ricevemmo l’ingiuria che non ricevemmo dal più nemico; possiamo noi abbandonarci alla dolcezza contemplativa della pace e fratellanza universale?
Io credo, o giovani, io voglio credere che il grande grido “Operai di tutto il mondo, unitevi “sia per distruggere i calcoli degli imperii che già si formano e già minacciano e già cominciano l’opera loro. Io credo che quest’internazionalismo (e pare sulle prime assurdo) sia per proteggere le nazioni e conservarle. Chè noi non possiamo, nè altri può aspirare all’ineffabile felicità della pacificazione e unione universale a quel patto che la religione ci assegna per l’acquisto della beatitudine eterna: la morte!
Noi non vogliamo morire! un popolo non può desiderare di morire! E d’altra parte è contro ciò che la scienza ha di più sicuro, affermare che l’unità umana sia per ottenersi con la fusione, dirò così, nel gas primigenio e omogeneo, sì che non ci sia più che una lingua e un popolo.
Le varietà si moltiplicano via via e non cesseranno mai di moltiplicare. Ci sono stati e ci sono e ci saranno, oh! se ci saranno, dei tentativi mostruosi, degli sforzi immani, per arrestare e cambiare la natura. Si faranno, e pur troppo già si fanno, dai mostruosi imperii tali sforzi per annullare in sè i singoli popoli. Ma non c’é forza che prevalga contro la natura! E noi vediamo già quale sarà la forza che si opporrà alla forza.
Quando il più grande degli imperii, che si vanno formando, o un immenso trust di essi, si apparecchierà con la violenza dell’armi ad assoggettare e struggere e fondere… le armi cadranno a terra; e i preparati a uccidere e morire, si stringeranno le destre. E i grandi imperi sfumeranno come nebbia, lasciando sereno in un attimo il cielo dell’umanità. Ma le evoluzioni degli esseri coscienti hanno un elemento in più che quelle degli altri esseri. Quest’ultime sono fatti della natura; quelle prime sono macchine, le quali si muovono, sì, con certe leggi che non facciamo noi; ma le macchine stesse le facciamo proprio noi. La volontà è la macchina con cui gli uomini fabbricano il loro avvenire.
Or dunque poichè il nazionalismo conserva il carattere e l’essenza dei singoli popoli, e l’internazionalismo è per impedire le guerre che cancellerebbero quel carattere e distruggerebbero quell’essenza dei singoli popoli; ebbene, bisogna voler essere nazionalisti e internazionalisti nel tempo stesso, o, come dissi già con frase molto combattuta, socialisti e patrioti!
[da L’eroe italico in Pensieri e discorsi, Nicola Zanichelli editore, Bologna 1914]
riportato in http://www.appelloalpopolo.it/?p=15608
La nostalgia che sento per quella festa è il segno evidente che oggi il 25 aprile è un giorno di rimorso, di rimpianto e di dolore, per il tradimento, l’impotenza, l’onta per la slealtà con la quale si è permesso che tutto tornasse com’era e come non avrebbe più dovuto essere: la corruzione e le commistioni oscene tra padronato e politica, tra interesse privato e chi dovrebbe salvaguardare il bene comune, alienato e svenduto, e dire che a causa di ciò venne massacrato Matteotti, il prepotere della banche, proprio come ai tempi dello scandalo della Banca Romana, e l’abietto sistema di protezione tramite leggi, scambio di favori, reciproca infiltrazione nei vertici e nell’esecutivo, sacco del territorio e indole faraonica a grandi opere, inutili, costose, mirate a lasciare un’impronta di regime, ma soprattutto a generare malaffare e speculazione, accorpamento di partiti e sindacati in organismi “unici”, per soffocare critica e opposizione, restrizioni della libertà di stampa, con la promozione di monoliti di servizio incaricati della propaganda, cancellazione dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, emarginazione delle donne e persecuzione di chi deve nascondere inclinazioni personali non “convenzionali”, provvedimenti ad personam per favorire l’egemonia indiscussa di un’oligarchia, espropriazione delle prerogative della cittadinanza e della partecipazione, privatizzazione delle proprietà collettive e dei sistemi di vigilanza e controllo. Modernamente possiamo aggiungere il simbolico abbattimento dell’edificio costituzionale, mai davvero eretto e sempre pericolante, e arcaicamente assistiamo alla ripresa dell’istituto di successo bonapartista del plebiscito, usato come strumento ricattatorio di propaganda dell’improbabile tirannello.
estratto da https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2016/04/25/25-aprile-memories/