C’è una sola cosa che mi atterrisce nella società d’oggi. La perfetta, compiuta, indifferenza di coloro che sono nati sotto il nuovo ordine. Gestiscono con scioltezza lauree e dottorati, bibliografie e piani di lavoro. Educati, mai fuori posto. Più belli di noi, più atletici, più svegli. L’impressione che rendono è, tuttavia, di professionale freddezza e informatissima superficialità; l’oggetto dei propri studi è funzionale sino alla psicopatia. Curiosità e passione, generosità e vivezza sembrano siano state asportate chirurgicamente. “M’interessa. Studio storia antica“. Tradotto: “M’interessa solo perché studio storia antica. Se non la studiassi non potrebbe fregarmene di meno. E comunque m’interessa solo perché, in tal momento, studio tale specifica materia: esaurito lo studio esaurito l’interesse. Dopo la tesi specialistica “Le vie consolari dell’Agro romano”, debitamente premiata con il pezzo di carta che mi aprirà le porte burocratiche di un lavoricchio insulso, questi antichi reperti potranno anche sprofondare nel nulla. Ho altro da fare nel tempo libero“.
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Nel mio condominio si fa la Storia. Il pensionato al piano terra, abbandonato da figli, nuore e nipoti, ha mandato al diavolo tutti e si è fatto la badante. Indiana. I risparmi di una vita e i novecento euri al mese li ha investiti in una ragazza delicata, sorridente e bendisposta. “Se quando crepo avanzerà qualcosa se la prenderanno“, ammonisce risoluto, alludendo al parentame ingrato. E così ecco una bella coppia di fatto. Li intravedo, di solito, quando torno dal lavoro, lui diritto e canuto, col suo bastone di bambù, lei obbediente e umile, la schiena esornata da una splendida cascata di capelli corvini: si fanno lunghissime passeggiate, pian piano, a braccetto. Non parlano. Lei fa tutto: spesa, pranzo, cena, pulizia della casa. Una consonanza felice.
Ibidem