Nostos

Viaggiare, vedere altri luoghi, appropriarsi di altre culture è sempre stato fondamentale per gli artisti e sempre lo sarà, ma ancor più importante è sempre stato il ritorno. Dopo il suo soggiorno in Francia, Edward Hopper , forse il più grande pittore americano del XX secolo, affermò: “ Al mio ritorno tutto mi sembrava rozzo, grossolano. Mi ci vollero dieci anni per rimettermi dal viaggio in Europa”. Ma Hopper eseguirà le sue opere migliori proprio al suo ritorno, quando si dedicherà ai temi e ai motivi del suo paese natale e cioè a quel vuoto e a quella solitudine dei luoghi dove era cresciuto e non certo a quelli che aveva visitato. Credo quindi che sia illusorio cercare di creare società “mondializzate”, come molti si augurano ai giorni nostri, senza differenze, senza legami, senza valorizzazione di culture e tradizioni locali e magari anche con un unico linguaggio. Accade, purtroppo, che anche l’arte stia seguendo questa strada della cieca globalizzazione, dove gli artisti internazionali si muovono su medesimi binari, si copiano a vicenda o rifanno il passato. L’arte infatti , da troppo tempo, non riesce più a trovare uno stile e, come qualcuno sostiene, ad essere fonte di sapere.

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sedute

Paola Paganelli

Liberazione

Enrico Tartagni non so…mio zio Ugo nel 1944 ritornato vivo dalla Russia coi resti dell’Armir andò poi nel 1945 su in collina in Romagna con Boldrini e prima di partire a fare il partigiano (per chi?) era in famiglia col mio nonno la mia nonna e alcuni suoi fratelli (erano 4 fratelli non c’era lo zio Renato che era in Sardegna a metter bombe nei cingoli dei panzer), c’erano lo zio Renzo e mio babbo Nino e mentre lo zio Renzo (che lo aveva salvato allo zio Ugo alla stazione di Verona dove lo ritrovò in tradotto congelato ai piedi) che era del ’07 aveva una Famiglia da badare il mio babbo era solo del 10 ed allora Ugo domandò, in romagnolo, a Nino: “vieni anche te con me?” il mio babbo rispose: “no, non vengo a sparare di nascosto alle spalle a dei soldati e in inoltre, chi resta in casa col babbo e con la mamma?” ecco, non so, il mio babbo non era mica fascista, no, era repubblicano di quelli del vecchio patriota Giuseppe, e tentava di costruire un futuro per viverci decentemente e forse adesso, ed anche prima avevo, io ho da imparare dal suo passato e dalla sua storia di uomo e di padre

 

Lesa Maestà

Il Comune di Napoli s’è dotato di uno sportello online in cui chiunque, compilando un modello online, può denunciare tutti coloro che a suo giudizio offendono e infangano la reputazione della città di Napoli. Tutte le segnalazioni, poi, saranno prese in carico dall’avvocatura dell’ente che valuterà – caso per caso – se procedere o meno con la querela. Ogni risarcimento così incamerato da Palazzo San Giacomo verrà monetizzato e i soldi serviranno a finanziare intervento di igiene e decoro urbano.

Le reazioni all’iniziativa, a dir poco sghemba, della giunta De Magistris non sono mancate. E dato che tutto viaggia online, tutto corre sul web, il Corriere del Mezzogiorno ha lanciato la provocazione, anzi la “trollata”: dato che invitò i giovani a scappare da Napoli, scrive il quotidiano, ci vien voglia di denunciare Eduardo De Filippo. Sissignori, proprio lui.

La politica l’ha presa a ridere, deo gratias. Come Antonio Bassolino che ha citato Totò: “Ma ci faccia il piacere”.

Il cortocircuito è di quelli gustosi, la chiave di lettura è giusta e divertente. Si potrebbe allargare a dismisura il novero dei pericolosi maldicenti. Eduardo, ma pure Annamaria Ortese (scrittrice carissima proprio a sinistra) che ne dipinse le tinte foschissime e grette dei vasci, il marchese de Sade che dipinse Napoli come “città senza galanteria, in cui la brutalità dei costumi non punta che al godimento”. E non si salverebbe da qualche zelante (e un po’ ciuccio) postulatore della santa causa, nemmeno Benedetto Croce che riprese un vecchio detto e ne fece il titolo di un suo libro, Il paradiso abitato dai diavoli.

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Sulle orme di Federico II

La Sicilia, le basi straniere e le guerre nel mondo islamico

Quello che abbiamo temuto, e denunciato, è avvenuto: la Sicilia è stata trasformata in una formidabile piattaforma militare, convenzionale e nucleare, in mano straniere, al servizio di progetti avventuristici e di dominio verso il mondo arabo e il Mediterraneo che nulla hanno a che fare con gli interessi veri dei Siciliani, anzi li danneggiano seriamente.
Storicamente, verso questo “mondo” la Sicilia, i suoi regnanti più illuminati, hanno tenuto un comportamento ispirato ai buoni rapporti, alla pace. Con risultati importanti per il bene dell’Isola e dell’Europa. Oggi, ci hanno arruolato in guerre, in pericolosi atti d’ingerenza in contrasto con il diritto internazionale vigente ed estranei alla nostra tradizione di Isola amante della pace e della cooperazione con i popoli del Mediterraneo e del mondo arabo. Tradizione rinverdita negli 70-80 del secolo trascorso, durante i quali abbiamo realizzato grandiosi progetti di cooperazione con il mondo arabo fra i quali ricordo: il metanodotto transmediterraneo Algeria, Tunisia, Sicilia, Italia (se volete vi spiego perché ho citato la Sicilia come un po’ a se stante) a quello con la Libia di Gheddafi, entrambi approdati sulle coste sud dell’Isola.
A proposito del “transmed” ricordo che, a un certo punto, a causa di pretese eccessive da parte tunisina, il progetto del metanodotto fu annullato. In quel caso, l’Italia non dichiarò guerra alla Tunisia che rifiutava il passaggio del “pipeline” sul suo territorio; non aprì le ostilità ma aprì una lunga e proficua trattativa (alla quale mi onoro di aver dato una mano, con alcuni deputati siciliani*) che portò a un accordo soddisfacente.
Oggi, la Siria è sotto attacco anche perché rifiuta di far passare, a certe condizioni, sul suo territorio alcuni oleodotti sauditi e degli emirati del Golfo Persico.
Questione di civiltà! Noi facemmo la trattativa, questi qui fanno la guerra!
Tutto ciò, conferma come la Sicilia, l’Italia con questi popoli desiderano convivere, lavorare, cooperare per far rinascere, in forme nuove e possibili, lo spirito della “civiltà mediterranea” (dai Greci ai Romani, dai Fenici agli Arabi, agli Egizi, ecc) che, per secoli, ha illuminato, illumina la “civiltà occidentale”.
Tale, forzato coinvolgimento, infatti, non solo contrasta col sentimento pacifista dei Siciliani, ma stride con una certa tradizione storica della Sicilia che, fin dall’antichità, quasi mai ha visto di buon occhio le guerre espansionistiche dell’Occidente contro i territori dell’Oriente islamico e ha fatto di tutto per evitare di parteciparvi.
Celebre è rimasto il comportamento, esemplare per saggezza e lungimiranza, di Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero, il quale, inviato, suo malgrado, in Terra Santa (nel 1228) a capo della IX Crociata, “conquistò” Gerusalemme senza colpo ferire, sulla base di un accordo, lungamente e piacevolmente negoziato, con Malik al Kamil, sultano musulmano.
Addirittura, Qirtay Al-Izzi nel suo “Gotha” (manoscritto arabo del 1655) rileva che: “Quando l’imperatore, principe dei Franchi, aveva lasciato la Terra Santa e si era congedato da Al-Malik Al-Kamil ad Ascalona, i due monarchi si erano abbracciati promettendosi mutua amicizia, assistenza e fraternità”.
Prima di questo evento memorabile, accadde a Palermo un altro episodio di uguale valenza che vide protagonista un illustre avo del grande Federico, Ruggero I, il normanno, il quale riuscì a preservare la Sicilia dal coinvolgimento diretto nella prima Crociata, anche per non inimicarsi i vari regni del nord-Africa con i quali i Normanni intrattenevano ottime relazioni politiche ed economiche.
L’episodio è riportato nella cronaca musulmana della prima Crociata, dallo storico arabo Ibn Al-Athir che, nel suo “Kamil” (Edizione Torneberg), scrive, fra l’altro: “Nel 484/1091, i Franchi portarono a termine la conquista della Sicilia… Nel 490/1097, essi invasero la Siria ed eccone i motivi: il loro re Baldovino era imparentato con Ruggero il Franco (il normanno n.d.r.) che aveva conquistato la Sicilia, e gli mandò a dire che, avendo riunito un grande esercito, sarebbe venuto nel suo Paese e da là sarebbe poi passato in Africa (in Tunisia) per conquistarla…
Ruggero convocò i suoi fedeli e chiese loro consiglio in merito a questo problema…
“Per il Vangelo – risposero – ecco un’occasione eccellente per loro come per noi, l’Africa sarà terra cristiana…”
“Allora – annota lo storico arabo con disarmante naturalezza – Ruggero sollevò l’anca, fece un gran peto (sic!) e disse: Affè mia, questa è buona. Come? Se essi verranno dalle mie parti, andrò incontro a spese enormi per equipaggiare le navi…”
Quindi convocò l’ambasciatore di Baldovino per notificargli la sua contrarietà acché l’esercito crociato attraversasse la Sicilia per raggiungere l’Africa e gli disse le testuali parole: “Per quanto concerne l’Africa, tra me ed i suoi abitanti ci sono impegni di fiducia e trattati.”
Oggi, purtroppo non c’è un nuovo Ruggero!
Agostino Spataro

*Su tale trattativa esistono ampi resoconti di stampa, documenti parlamentari e politici.

Fonte

Angelismo

Ivanka è stata determinante. “E’ stata profondamente colpita dalle immagini” dei bambini siriani gasati: “Ha detto: è terribile. Lei è mamma di tre  bambini, ed ha influenza” sul presidente: “Basta una sua lacrima e papà attacca”.  Così Eric Trump, il fratello  minore.

Lo so, non vorreste crederlo. Ma questo conferma  diverse voci interne alla Casa Bianca:  le lacrime di Ivanka hanno mosso il vecchio a rovesciare la sua politica verso la Russia in pochi minuti, e a ordinare l’attacco all’aereoporto siriano, e a pretendere la morte di Assad,    che ancora il giorno prima accettava rimanesse al suo posto.  Donald non resiste alle  lacrime della figlia.  Sono tutti cuori teneri.  Bisogna arrendersi all’evidenza:  sul  comandante in capo della massima potenza bellica mai apparsa nella storia, sono Ivanka e Jared Kushner  ad avere influenza: due figli di papà nati ricchi,  che del mondo conoscono solo i resort di lusso, i cocktail-parties a Manhattan, le piscine della Florida, le sfilate di moda;  due teste vuote  e arroganti, ma molto, molto sentimentali.

Non volevo scrivere su  un simile tema,  ritenendolo   marginale rispetto alla tragedia in corso. Mi hanno deciso due foto:

 

 

 

Poiché  già Berlusconi tutto-tenerezza ha guadagnato qualche punto nei sondaggi, essendo questo un fenomeno di massa  (su Facebook  il 90% delle foto   postate sono di teneri gattini; infuria la campagna   per salvare i teneri agnellini dall’arrosto pasquale) diventa pressante la necessità  di  richiamare il gravissimo pericolo sociale del sentimentalismo, e il danno geopolitico prodotto specialmente  dei buoni sentimenti,  in questa  (in)civiltà delle Immagini e dell’Ignoranza Imperiosa.
Leggi tutto su http://www.maurizioblondet.it/sulla-pericolosita-politica-sociale-della-tenerezza/

Aspettando il nuovo 1984

di Franco Cardini Dopo quello preconizzato da Orwell, e che magari è arrivato ma in termini differenti da quelli che egli si aspettava e aveva immaginato, un nuovo 1984 è alle porte, anzi è già qui. Michel Houllebecq, nel suo Soumission, ha immaginato una Francia islamizzata nel 2020: un po’ troppo presto, forse. E noi, a quando vogliamo ipoteticamente fissare il Novum Annum Orwellianum? Al 2024, quarant’anni dopo quello vecchio? Potrebb’essere un anno plausibile. Sul piano puramente e astrattamente biologico, ho qualche probabilità di esserci – ottantaquattrenne –, non so in quali condizioni mentali e fisiche. Ma come sarà? L’amica Eleonora Genovesi mi ha offerto al riguardo uno spunto interessante, ricordandomi una pagine di un altro autore che non aveva nulla da invidiare a Orwell, cioè Aldous Huxley. Ritengo il “futuribile” huxleyano, ohimè, largamente più incombente di quanto non fosse quello orwelliano. Ecco qua:La dittatura perfetta avrà le sembianze di una democrazia, una prigione senza muri dalla quale i prigionieri non sogneranno mai di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”. Se questa “profezia” ha un difetto, esso consiste nel fatto che “nel nostro Occidente” questa “dittatura perfetta” è già qui, ora. Huxley descrive con straordinaria lucidità e con sorprendente esattezza la società del Pensiero Unico e del primato assoluto dell’Avere (e del Consumare, e del Profittare, e dell’Apparire) sull’Essere. Una società di benessere senza gioia, di permissivismo senza libertà, di tolleranza senza amore, magari perfino di (apparente) non-violenza senza misericordia. Vero è che questa società, già tra noi, ha determinato un mondo che sta generando degli anticorpi: alcuni odiosi, malvagi, pericolosi, ma che tuttavia potrebbero avere in qualche modo il merito di salvarci da essa. Pregate se siete credenti; vigilate se non lo siete. Ma ricordate sempre e comunque il vecchio proverbio arabo: “Quando la notte è più buia, non combattere contro le tenebre: però mantieni accesa la lampada”. Se volete sapere come sia e quale sia tale lampada, rileggete il Corano, sura XXIV, Al-Nur (“La Luce”). Fonte: Arianna Editrice

http://www.controinformazione.info/aspettando-il-nuovo-1984/