Nostos

Viaggiare, vedere altri luoghi, appropriarsi di altre culture è sempre stato fondamentale per gli artisti e sempre lo sarà, ma ancor più importante è sempre stato il ritorno. Dopo il suo soggiorno in Francia, Edward Hopper , forse il più grande pittore americano del XX secolo, affermò: “ Al mio ritorno tutto mi sembrava rozzo, grossolano. Mi ci vollero dieci anni per rimettermi dal viaggio in Europa”. Ma Hopper eseguirà le sue opere migliori proprio al suo ritorno, quando si dedicherà ai temi e ai motivi del suo paese natale e cioè a quel vuoto e a quella solitudine dei luoghi dove era cresciuto e non certo a quelli che aveva visitato. Credo quindi che sia illusorio cercare di creare società “mondializzate”, come molti si augurano ai giorni nostri, senza differenze, senza legami, senza valorizzazione di culture e tradizioni locali e magari anche con un unico linguaggio. Accade, purtroppo, che anche l’arte stia seguendo questa strada della cieca globalizzazione, dove gli artisti internazionali si muovono su medesimi binari, si copiano a vicenda o rifanno il passato. L’arte infatti , da troppo tempo, non riesce più a trovare uno stile e, come qualcuno sostiene, ad essere fonte di sapere.

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Paola Paganelli

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