Ieri a Palermo un uomo di 38 anni è morto mentre lo stavano operando per calcoli della colecisti.
Pare che il chirurgo sia uscito dalla sala operatoria in stato di shock, dicendo “è colpa mia. Ho reciso per sbaglio l’aorta addominale”. I giornali riporteranno la notizia come “è folle farsi curare con la chirurgia”? Si parlerà, immagino, giustamente, di malpractice. Gli errori medici sono la terza causa di morte nei Paesi industrializzati, eppure nessuno si sogna di crocifiggere l’establishment sanitario o mettere in dubbio il valore della medicina contemporanea.
Già 10 anni fa il Centro antiveleni di Milano riportava che: “il 45% delle intossicazioni è causato da farmaci di sintesi o meglio detti convenzionali.” Cioè quelli erogati dal Servizio Sanitario Nazionale. In particolare tra il 2004 e il 2006 sono stati riportati oltre 17.000 casi di intossicazioni da farmaci e 3.046 a causa di errori terapeutici, in particolare somministrazione eccessiva di farmaci.
Come sostiene il dott. Tommaso Camerota perito del Tribunale di Milano a proposito di malpractice, “la medicina non è una scienza caratterizzata da risultati assoluti; 0% e 100% infatti non esistono. I motivi di ciò risiedono nella natura stessa dell’uomo, nella sua biologia e nel comportamento delle differenti patologie. Accanto a tale dato occorre però evidenziare la esistenza di abusi e di atteggiamenti professionali che non trovano corrispondenza con la deontologia medica e con gli standard minimi di assistenza. Per definire questo ambito della medicina viene abitualmente adottato il termine malpractice sanitaria (o medica), nel quale si fanno confluire i concetti di abuso, di illecito, di negligenza, di imperizia.”
dott.Alberto Magnetti
Per approfondire http://www.camerota.it/professionale/malpractice-in-medicina/
Prof.ssa Roberta Lanfredini, professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Firenze: “Dogma contro critica. Alcune riflessioni epistemologiche”.
Abstract: Solitamente si pensa alla scienza come il regno indiscusso dell’oggettività, della neutralità, della verità. La storia della scienza e le riflessioni di molti epistemologi hanno tuttavia mostrato come questa sia una visione estremamente semplicistica e parziale del discorso scientifico. In realtà in molte significative occasioni la discussione critica e la proliferazione di ipotesi alternative è stata essenziale per l’efficacia del metodo scientifico; il che permette di riqualificare e riabilitare l’atteggiamento critico (contro quello dogmatico) a fini scientifici (e non esoterici, o addirittura superstiziosi).
http://www.ilcambiamento.it//articoli/liberta-di-cura-convegno-il-3-giugno-a-firenze
La mistica e guaritrice medievale Hildegard di Bingen, nata nel 1098 a Bockelheim, in Germania, anticipa curiosamene questa nuova filosofia e pratica delle medicina. Le sue teorie mettono l’accento sull’interrelazione tra corpo, mente, sentimenti e spirito. La cura della malattia, predica, è insita nell’energia vitale, “viriditas”, “freschezza e gagliardia”. Hildegard, secondo un suo biografo, applicava tale concetto a tutte “le cose” viventi, l’energia vitale che emana da Dio, la forza della giovinezza e della sessualità, il potere dei semi, la riproduzione delle cellule, la facoltà di rigenerazione, la creatività”.
I metodi curativi di Hildegard erano nel migliore dei casi una forma di medicina popolare. Ma la medicina del duemila dovrà avere la stessa base di “viriditas” (e “caritas”) se vuole sanare le vite dei pazienti e contribuire a ripristinare ed espandere la nostra conoscenza di noi stessi come esseri umani e non semplici meccanismi biologici.
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61319