Tant’è vero che alla base dell’intera faccenda non c’è la stoltezza di chi non sa che farsene dei giovani più brillanti, che pur andrebbe combattuta. C’è il disegno oligarchico di governi che scuciono miliardi di euro per salvare istituti finanziari con l’acqua alla gola e ritornarli poi a banchieri senza scrupoli, ma non iniettano quei miliardi necessari per creare lavoro, fare politiche industriali, ridare linfa a un sistema economico atrofizzato e restituire dignità a quei milioni di persone che, emigrate o meno, sono cresciute in quegli anni 80-90 nell’inganno di poter accendere un mutuo e crescere a loro volta dei figli in maniera dignitosa nel proprio Paese. D’altronde, anche le questioni “baronili” passano per questo snodo: è solo nella scarsezza di risorse che possono vegetare ed espandersi i despoti che centellinano arbitrariamente i posti disponibili.
Il fenomeno dei cuori in fuga colpisce tutti, indistintamente. Colpisce i nostri genitori, che si vedranno privati dalla più preziosa delle compagnie, specialmente negli anni più critici della loro esistenza; colpisce noi, costretti a lasciare tutto e tutti e a soffrire di una malinconia strisciante; colpisce i nostri figli, che cresceranno pensando all’Italia come al Paese esotico di mamma e/o papà, senza magari saper cucinare nemmeno una pasta.
estratto da http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59224