Relativamente simile si rivelò l’esperienza di Macondo[61], sorta per iniziativa di Mauro Rostagno, allora ex militante di Lotta Continua in seguito ucciso in un agguato mafioso in Sicilia nel settembre 1988. Situato in via Castefidardo 7, Macondo (nome esplicitamente tratto dal romanzo Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez) era sorto nell’ottobre 1977 come un locale che si proponeva di essere un «luogo di incontro, aggregazione, comunicazione del movimento», e dove per questo scopo si trovavano «un ristorante, un bar, negozi di artigianato, un cinema, una biblioteca e poi una scuola di danza, collettivi fotografici, grafici, audiovisivi»; era, per usare le stesse parole di Rostagno, «frequentato da tutti a Milano, dai giovani, dai freaks, dalla ex nuova sinistra, da molti intellettuali, da molti democratici»[62]; a Macondo infatti potevi incontrare:
gli intellettuali, i sottoproletari della cintura, i ragazzini scappati di casa a 15 anni, i radical-chic, i poveri e i ricchi, quelli delle classi alte e quelli delle classi basse e quelli che non avevano classe, c’erano donne e maschi, c’era gente che non sapeva se era maschio o femmina, gente che pensava di essere maschio essendo donna e viceversa, gente che non pensava nulla, i pazzi, gli emarginati, gli sfigati, i curiosi, chi veniva lì per parlare bene, chi per parlare male[63].
Vi si erano tenuti incontri con il filosofo André Glucksmann e lo psichiatra David Cooper, una mostra del disegnatore Moebius, un convegno di Magistratura democratica. Macondo fu anche casa editrice d’arte avendo prodotto una serie di cartelle litografiche fatte appositamente da artisti del calibro di Valerio Adami, Enrico Baj, Jean Michel Folon, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Luciano Minguzzi, Henry Moore e altri ancora. Va inoltre ricordato come Macondo non ebbe buoni rapporti con partiti e movimenti della sinistra milanese: il PCI, l’MLS (Movimento Lavoratori per il Socialismo), la stessa Autonomia operaia accusavano i frequentatori di Macondo di disimpegno politico[64]. In seguito ad intervento della polizia, in cerca di prove su una presunta attività di spaccio di droga nei suoi locali, Macondo venne chiuso il 22 febbraio 1978[65]. La causa scatenante l’operazione della polizia e la chiusura del locale fa data dalla distribuzione al Macondo del facsimile di un biglietto del tram con scritte che invitavano all’utilizzo dello stesso biglietto come filtro per spinelli; arrestati e rinviati a giudizio anche i protagonisti della breve esperienza di Macondo, così come quelli della sede di “Re Nudo”, furono poi prosciolti in sede processuale.
Nicola Del Corno
Naturalmente la democrazia non ha bisogno solo di elettori, ha bisogno di elettori attenti e consapevoli, che prima di andare alle urne si siano confrontati con i problemi nelle varie istanze possibili e concrete, dal lavoro, alla scuola: la democrazia non regge come sistema di governo se non è un sistema di vita. E infatti via via, mentre si asseriva l’allargamento della partecipazione e si fabbricavano i più diversi sistemi elettorali le persone sono state emarginate dalle decisioni tanto che, per esempio, tutto il processo di costruzione europea è stato sottratto al voto popolare e quando in rari casi è accaduto le decisioni sono state cancellate, così come del resto è avvenuto e avviene per le questioni che concernono il lavoro o i beni comuni.
https://ilsimplicissimus2.com/2017/10/22/democrazia-vera-e-fasulla/
Tramontata l’era del movimento, giunto dall’America, degli hippy, molti giovani della fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta costituirono un nuovo movimento spontaneo detto dei freak (termine inglese traducibile con l’italiano diversi) che aveva sostituito i vecchi hippy pur continuandone la tradizione. I freak, italianizzati col neologismo fricchettoni, inizialmente non erano politicizzati ma si amalgamarono attorno al mondo del rock, e della controcultura in genere, appena giunto in Italia all’inizio degli anni Settanta, del quale contestarono la crescente industrializzazione e la dipendenza dalle majors ovvero le grandi case discografiche internazionali.
Questo movimento spontaneo ruotava attorno alla cosiddetta cultura underground che in Italia si legò alla rivista Re Nudo e alla casa editrice Stampa Alternativa ma anche ad altre riviste minori, talvolta nemmeno stampate, ma che giravano sotto forma di fogli ciclostilati. L’underground italiano contestava in toto la società borghese entrata in crisi alla fine degli anni Sessanta dopo il decennio del cosiddetto boom economico. Ma non si riconosceva nemmeno nelle strutture della sinistra parlamentare ed extraparlamentare ispirandosi piuttosto ai rappresentanti del Beat Generation americana e ai suoi scrittori e poeti come Jack Kerouac e Allen Ginsberg e al movimento situazionista francese.
Aggregati sotto lo slogan: Il rock è nostro le prime contestazioni avvennero con il rifiuto di pagare prezzi giudicati troppo elevati per i concerti rock proponendo un prezzo proletario o il diritto di potervi assistere senza pagare. Su questa onda si avvicinarono alle frange più estreme dei movimenti extraparlamentari di sinistra organizzando dei veri e propri blitz, chiamati sfondamenti, che li portarono spesso a contatti violenti con le forze dell’ordine. Opponendosi ai valori fondamentali della borghesia come quelli della patria e della famiglia, li sostituirono con una pratica alternativa della famiglia allargata (le cosiddette Comuni), della libertà sessuale e della liberalizzazione delle droghe. I freak s’ispirarono ai saggi del filosofo tedesco Herbert Marcuse, a quelli di David Cooper sulla critica della famiglia, e soprattutto a quelli sulla liberazione sessuale di Wilhelm Reich. Per la cultura delle droghe fu basilare anche il pensiero di Timothy Leary, sperimentatore dell’uso dell’LSD.
https://it.wikipedia.org/wiki/Indiani_metropolitani
https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_del_%2777