L’unico punto debole dell’Italiano sono gli Italiani

di Anna Maria Campogrande – 22/11/2017

L’unico punto debole dell’Italiano sono gli Italiani

Fonte: Bye Bye Uncle Sam

 

Noi Italiani, fedeli ‘sciuscià’ degli Statunitensi, abbiamo subito il lavaggio del cervello, siamo fissati con l’Inglese, stiamo massacrando la nostra lingua con assurdi termini inglesi allorché le parole in Italiano esistono e sono di grande chiarezza e riteniamo che si possa comunicare con il Mondo solo in questa lingua. Non è vero! Si può comunicare in Francese con quasi tutti i Paesi del Mondo, in Spagnolo con tutta l’America Latina e aldilà, si può anche comunicare in Italiano con molti Paesi tra cui quelli del Bacino Mediterraneo e dell’America Latina. L’Italiano è anche una lingua molto diffusa in tutta Europa. Me lo lasci dire poiché, per ragioni di lavoro, ho girato l’Europa e il Mondo e ho potuto sperimentare, di persona, le conoscenze linguistiche e l’attitudine dei cittadini verso le diverse lingue. In quest’ambito ritengo di dover mettere in evidenza e sottolineare il fatto che, ovunque, ho sempre incontrato una grande apertura nei confronti dell’Italiano. Non credo di esagerare affermando che l’Italiano è la lingua più amata del Mondo. Ma, gli Italiani lo ignorano e vanno in giro per l’Europa e per il Mondo utilizzando esclusivamente l’Inglese, la qual cosa costituisce un crimine culturale nei confronti della civiltà greco-latina, la nostra civiltà, aggredita dai faccendieri di livello mondiale a causa dei suoi valori incompatibili con il predominio dell’economia e della finanza che sta distruggendo il modello sociale europeo e i diritti fondamentali dei cittadini. L’unico punto debole dell’Italiano sono gli Italiani che non oserebbero mai iniziare una conversazione con altri cittadini del Mondo in Italiano, invece dovrebbero farlo, tenuto conto della grande apertura di livello mondiale nei confronti della nostra bellissima lingua, e passare ad un’altra lingua solo a richiesta dell’interlocutore.
C’è anche da mettere in evidenza l’importanza della qualità della comunicazione che non è assicurata dall’Inglese, in particolare, per coloro che dispongono di una “forma mentis” e di un linguaggio strutturato dal diritto romano e dalla civiltà greco-latina. Certo, si può comunicare facilmente in Inglese per una conversazione spicciola, da turista, ma quando si passa a questioni di fondo, all’espressione del pensiero, alla concezione, alla regolamentazione di tematiche fondamentali d’interesse comune, l’Inglese non dispone neanche delle parole corrispondenti e necessarie per esprimere idee, dispositivi e concetti derivanti dalla forma di pensiero conferitaci dalla nostra civiltà. Peraltro, noi siamo in Europa e dovremmo preoccuparci, in priorità, di questo nostro contesto istituzionale e culturale, nell’ambito del quale il Francese, il Tedesco, lo Spagnolo e l’Italiano sono lingue largamente diffuse e dispongono delle prerogative per assicurare la “qualità” alla nostra “comunicazione”. L’Inglese è, in effetti, l’ultima delle grandi lingue di cultura dell’Europa che dovrebbe essere utilizzata per la redazione dei testi regolamentari e legislativi prodotti dalle istituzioni europee perché non dispone dei termini appropriati per permetterne un’agevole trasferimento nei sistemi legislativi degli Stati Membri che si fondano sul diritto romano e sui codici napoleonici, sottoponendo giuristi e amministratori della cosa pubblica ad incredibili compromessi ed arzigogoli.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59757

2 pensieri su “L’unico punto debole dell’Italiano sono gli Italiani

  1. E invece una scuola pubblica, un nido pubblico, un parco pubblico, un autobus pubblico, una biblioteca pubblica, una piazza pubblica sono il luogo della dinamicità, del passaggio ininterrotto di identità plurali; sono il luogo dei bordi aperti, porosi, e non dei confini barricanti; sono il luogo dello scambio inaspettato, dell’irrilevanza che si fa maestra di vita, e non del controllo omologato, del criterio standardizzato che toglie ogni margine all’errore; sono l’effervescenza delle diversità, che non hanno paura di mostrarsi, d’impegnarsi, di dire la propria; sono il luogo dell’uguaglianza delle opportunità, e delle parità d’accesso: sono il luogo in cui tutti, senza distinzioni, possono darsi una dannata possibilità.
    https://ilconformistaonline.wordpress.com/2017/11/23/requiem-per-la-cosa-pubblica/

  2. Siamo passati da Dante a Fedez, da Bernini alle archistar che incassano milioni di euro per costruire grattacieli scatoloni spacciati per immense schegge di ghiaccio. D’altronde la scuola italiana sembra predisposta per evitare ogni possibilità di sviluppo della creatività, della genialità. Troppo pericoloso, meglio appiattire tutto e tutti. In pieno accordo con le famiglie, dove l’ignoranza regna sovrana per la felicità dei politici che sarebbero in difficoltà con sudditi preparati ed in grado di smascherare le porcate dei vari governi. Una continua corsa al ribasso, con i genitori che rincorrono i figli in una gara infinita per chi riesce ad essere il peggiore. Si scopre che gli “sdraiati” non sono i figli che vivono sul divano di casa, ma i genitori che lavorano ma che psicologicamente restano sul medesimo divano. Cercando di conquistare la prole adottando i medesimi stili di vita, le scelte musicali, il rifiuto della cultura poiché troppo impegnativa.
    http://www.barbadillo.it/71384-il-commento-finis-italiae-dove-gli-sdraiati-sono-gli-adulti-e-il-soft-power-e-tutto-al-passato/

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