Immaginare il futuro

Quando l’esploratore inizia il suo cammino ha dietro di sé un’intensa preparazione tecnica: degli uomini, dei mezzi di trasporto, delle attrezzature, delle alleanze necessarie a finanziarie l’impresa. Soprattutto, ha dentro di sé l’immaginazione del suo viaggio, di quel nuovo mondo che è quasi una promessa di futuro. Immaginare e preparare sono per il viaggiatore le azioni costitutive. Nella stessa misura, i gruppi sociali e i singoli individui hanno bisogno di immaginare il futuro, di riconoscersi in cammino verso un miglioramento delle proprie condizioni economiche e sociali.

La politica invece ha mostrato il fiato corto, nell’incessante inseguimento di un quotidiano «mi piace», nella personale verticalizzazione della presenza mediatica. I decisori pubblici sono rimasti intrappolati nel brevissimo periodo. Il disimpegno dal varo delle riforme sistemiche, dalla realizzazione delle grandi e minute infrastrutture, dalla politica industriale, dall’agenda digitale, dalla riduzione intelligente della spesa pubblica, dalla ricerca scientifica, dalla tutela della reputazione internazionale del Paese, dal dovere di una risposta alla domanda di inclusione sociale, ha prodotto una società che ha macinato sviluppo, ma che nel suo complesso è impreparata al futuro.

Se chi ha responsabilità di governo e di rappresentanza si limita a un gioco mediatico a bassa intensità di futuro, resteremo nella trappola del procedere a tentoni, senza metodo e obiettivi, senza ascoltare e prevedere il lento, silenzioso, progredire (o regredire N.d.R)  del corpo sociale.

estratto dal 51° rapporto Censis

http://www.censis.it/censis/browse/7?shadow_comunicato_stampa=121140

2 pensieri su “Immaginare il futuro

  1. La signora Karin Kneissl, 52 anni, è crescita da bambina e ragazzina studiosa ad Amman dove sua padre era pilota del re Hussein, ed uno dei consulenti nella nascita della Royal Jordan Air Force. Lei ha studiato lingue orientali e diritto internazionale a Vienna, relazioni internazionali all’Università ebraica di Gerusalemme e all’Università della Giordania ad Amman, poi al Centro Studi arabi contemporanei della Georgetown University. Ovviamente è entrata nel servizio diplomatico austriaco nel ’90, ma ne è uscita nel ’98 (direi, perché di carattere indipendente), e ha fatto la giornalista; è autrice di saggi di politica internazionale. Insegna all’accademia militare i Wiener Neustadt e al l’ Université Saint-Joseph francofona a Beirut. Per dieci anni ha lavorato presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Vienna . Tra le altre cose, scrive anche come corrispondente indipendente per i quotidiani Die Presse e Neue Zürcher Zeitung .

    Parla correntemente l’arabo, inglese e francese, spagnolo e italiano; capisce l’ebraico e se la cava con l’ungherese. Fatto notevole: non appartiene al partito di Strache, FPÖ (lei si è detta “un libero spirito conservatore”) ma il partito l’ha scelta e voluta. L’aveva voluta anche come candidata alla presidenza della repubblica, ma optando alla fine per Norbert Hofer. Che ha perso contro il sinistro Van der Bellen.
    https://www.maurizioblondet.it/impariamo-conoscere-la-ministra-degli-esteri-del-governo-estremista-vienna/

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