L’altro lato da prendere in esame è il campo della destra, e parlo dell’area radicale, di cui una parte è nel nuovo corso e appoggia il governo in carica. In taluni casi essa lo fa anche “molto” entusiasticamente, ma in altri si rinchiude in una critica distruttiva e a prescindere. Le posizioni critiche risentono troppo di una concezione reazionaria tout court, per cui tutto ciò che è popolo è di per sé sbagliato. In “Populismo – La fine della destra e della sinistra”, Alain de Benoist ricorda che diversamente da queste concezioni “la democrazia moderna è sfociata non nell’oclocrazia, il potere della plebaglia o della moltitudine denunciato già da Platone, ma in una forma nuova di oligarchia politico-mediatica e finanziaria”. La questione di fondo è che pur miscelando nell’unico calderone di popolo gli aspetti sia di demos (il popolo politico), che ethnos (il popolo definito dalla sua storia e dalla sua cultura) che plebs (il popolo delle persone normali e delle classi popolari), il populismo porta alla ribalta il popolo come soggetto politico storico. Un popolo “cosciente di sé”, che attualmente non ha “alcuna” voce in capitolo e che quindi chiede “naturalmente” di esprimersi. Anche dal punto di vista di una concezione “organica” è vero che le società sono guidate dalla testa, ma è pur vero che esiste la pancia, è vero che lo “Stato organico” è la rappresentazione massima dell’elemento superiore che ordina l’inferiore, ma è pur vero che esiste l’elemento inferiore. Il sistema mondialistico, ben rappresentato dalla UE, praticamente “annichilisce” sia la “pancia” e che l’elemento “inferiore”.
In questo senso il populismo potrebbe essere visto come un’operazione di risveglio collettivo del “femminino sacro” nei popoli d’Europa e d’Occidente. Infatti, affinché lo Spirito possa primeggiare all’interno dello Stato, alla luce di queste concezioni, non lo si può certo fare se l’anima è completamente sottomessa, soverchiata e non coniugata ad esso. L’analisi di destra e sinistra dal punto di vista del contesto politico-ideologico in atto, ci è utile perché uno dei punti teorici del movimento sovranista/populista è il superamento della dicotomia destra/sinistra. Questo siase coniughiamo il superamento in varie formule, sia se lo affrontiamo col trasversalismo, in chiave di alleanze politiche, ideologiche e genericamente “intellettuali”. A riguardo l’operazione più corretta, fluida e lineare sarebbe direttamente elaborare “nuove sintesi teoriche”, in grado di dare sfogo al meglio della metafisica, della scienza, della cultura “occidentale” all’interno di quadri teorici organici che fungano essi stessi da guida “pratica” nell’azione politica, sia in chiave strategica che nella gestione di nuove comunità e più complessivamente dello Stato. In fin dei conti è molto più semplice e realizzabile formare gli individui a un “nuovo pensiero”, piuttosto che mettere insieme elementi che esprimano tendenze e posizioni molte volte contrastanti ed esclusive l’una dell’altra. A riguardo spunti interessanti vengono, sempre da Alain de Benoist che riesce nella coniugazione di elementi storici del pensiero conservatore come l’opposizione all’“ideologia del progresso”, con elementi storici del socialismo come la questione “economico-sociale”, e la nuova configurazione di “classi in lotta”, stesso nella contraddizione popoli vs élite.
Roberto Siconolfi in Ereticamente
estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61020