non è colpa di Monti se i suoi, di figli, sono attivissimi, intraprendenti e di successo: Giovanni Monti, per esclusivo merito, entra a Citygroup, Morgan & Stanley, Parmalat; la figlia Federica sposa il rampollo Ambrosetti, figlio di quelli del forum di Cernobbio …
Tutti all’estero, tutti via … quella è la strada. “Il Fatto Quotidiano”, altra trappola per gonzi, ci riempie le proprie pagine con quelli che ce l’hanno fatta … in Italia prendevo seicento euro … come ingegnere idraulico … qui a Freedonia seimila … ho tanto tempo libero … mi coccolano, mi sono sposato, ho un figlio più bello dell’altro, non c’è burocrazia, ho la Porsche, ho scalato i vertici … oppure: facevo la lavapiatti, invece a Freedonia mi danno cinquemila vitto alloggio auto gratis … ho coronato il mio sogno … arredatrice di interni … foodblogger … architetta … quello che volete … qui è una pacchia … non come in Italia …
Italia delenda est … nelle provincie della terra più ricca del mondo devono rimanere i vecchi, i malati, i disoccupati, i disadattati, la plebaglia da calcio in TV … che poi queste storie di immigrati vincentiall’estero son tutte balle … ne ho visti ritornare a decine con le pive nel sacco … è solo la distruzione che interessa, la volontà di indebolire il nucleo storico della Patria, la famiglia, la tradizione agricola, artigianale e della piccola industria. Oserei dire: l’arte di arrangiarsi, qui, proprio in Italia, perché dove ti vuoi arrangiare se non nel posto in cui sei cresciuto e di cui conosci a menadito gli anfratti umani e psicologici? E però occorre rilanciare queste illusorie Bengodi per distrarre le forze migliori, creare insoddisfazione, dividere col miraggio della bontà, riempire le panze con i diritti civili, annientare ciò che è sempre stato, perché, lo ripeto, la tradizione italiana è un viluppo di intelligenza, grettezza e crudele voglia di vivere … lo Stellone italiano non è manna improvvisamente discesa da un cielo benigno, ma la nostra stessa essenza che, inconsapevolmente, ci fa decidere per il meglio, fra tracolli tradimenti e resurrezioni continue.
estratto da https://alcesteilblog.blogspot.com/2018/11/la-famiglia-addams.html
Non c’è solo l’economia. C’è una crisi di identità, una volontà di riavere una società da cui le persone della parte più profonda del Paese si sentono escluse.
Non è una lotta per la sopravvivenza economica, ma una lotta quasi antropologica, culturale, che sposta l’attenzione non sul portafogli, ma su altri valori. C’è l’immigrazione, c’è la sovranità politica ed economica, c’è la sfida verso il progressismo ultra-liberale. Steve Bannon, parlando del voto negli Stati Uniti, non ha parlato di economia, ma di lotta fra “nazionalisti” e “cosmopoliti”. I sovranisti europei non prendono consenso parlando di lavoro e tasse, ma di chiusura dei confini e di identità perduta, di cultura patria e di valori da ripristinare.
È per questo che il sovranismo è destinato a rimanere saldo in tutto l’Occidente, mentre la socialdemocrazia perde colpi. Perché i partiti del mondo liberale non rispondono alle esigenze della popolazione che si sente sempre più esclusa non a livello economico, ma a livello culturale. C’è un senso di estraneità a un mondo di cui non ci sente più parte.
E quei valori che hanno costituito le basi delle società occidentali, sono colpiti costantemente da un mondo progressista che sta mettendo sotto assedio parti sempre più ampie delle popolazioni facendo riaffiorare un sentimento identitario sopito negli ultimi decenni. I sovranisti vincono perché ha infiammato l’identità nazionale delle persone. Ma lo stanno facendo soprattutto perché il mondo progressista ha messo in dubbio le diversità. E queste, sotto attacco, riaffiorano. E riaffioreranno sempre finché il progressismo non cambierà obiettivi
Lorenzo Vita
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61168
La trivialità contemporanea si è invece convinta che l’umanità, uscita dalla minorità dell’infanzia, abbia imboccato il sentiero del progresso attraverso le acquisizioni della scienza e della tecnica. La civiltà occidentale contemporanea sarebbe la conclusione felice della storia, avendo liberato l’uomo da ogni pregiudizio metafisico, consegnandolo al suo vero destino, il piacere ammantato di razionalità, diritti umani, tolleranza.
Il primo quesito da porre agli asini di Cavour, pardon alle anime belle, è come si concilia questa fede trionfale con l’oicofobia tanto diffusa? Oicofobia, l’odio di sé e della propria cultura, è il sentimento prevalente dell’Occidente drogato di progresso. Da un lato siamo certi di vivere nel migliore dei mondi possibili, dall’altro disprezziamo la civiltà che ha determinato i successi che ci inorgogliscono sino a proclamarci dèi. Le anime belle sono sempre certe di trovarsi dalla parte del bene, del giusto, camminano con il vento della storia (ma non avevano decretato che un senso o una direzione non esiste?), vivono come il signorino soddisfatto di Ortega, felice di sé, narcisista ma desideroso di “essere come tutti gli altri”, rinserrato in un pensiero strumentale teso all’utile immediato, dagli orizzonti chiusi nel proprio Io, indifferente e poi avverso a tutto ciò che non capisce per ignoranza e aridità spirituale.