Il M5S

Da qualche settimana molti miei contatti pentastellati o ex pentastellati esprimono notevoli perplessità riguardo al comportamento del M5S al governo.
Le perplessità, che talvolta si tramutano in vere e proprie critiche, riguardano talvolta una o altra presa di posizione, sia essa in tema di rapporti con l’Unione Europea, di federalismo differenziato, di incapacità di non farsi egemonizzare dalla Lega, di vaccini, di Lino Banfi o altro.

La liquidità del Movimento 5 Stelle non dovrebbe tuttavia sorprendere.
Il M5S, lungi dal rappresentare la cura al cancro che affligge il nostro Paese da ormai trent’anni ne rappresenta la metastasi.
Gli stessi pilastri strutturali che sorreggono il M5S sono estremamente organici al sistema liberale e neoliberista che esso si prefiggeva l’obiettivo (tra i tanti, diversi e spesso contraddittori) di attenuare.

Il M5S ha infatti acceso gli entusiasmi grazie ad un marketing ingannevole sfrenato, instillando nelle persone (nella maggior parte dei casi brave persone in buona fede) la credenza di poter partecipare ad una rivoluzione senza colpo ferire.
Non si capiva bene in che cosa dovesse consistere la rivoluzione, se mettere delle persone oneste (qualunque cosa voglia dire) al potere, se fare una riconversione ecologica mondiale (qualunque cosa voglia dire) o uscire dall’euro (qualunque cosa voglia dire).

La mancanza di uno Statuto, la mancanza di una ideologia, il rifiuto dell’idea di partito alla cui linea i militanti (significativamente chiamati attivisti, a mo’ di richiamo morale all’attivismo volontaristico) si debbano sottomettere e il proporsi invece come un corpo eterogeneo nel quale ciascuno possa esprimere la propria opinione hanno reso il M5S la più fragile e inutile creatura politica nata dopo l’ingloriosa fine della Prima Repubblica, superata forse solo dal Fronte dell’Uomo Qualunque.

L’idea che un partito potesse nascere su principi prettamente aziendalistici, ovvero portando alle estreme conseguenze il male del nostro tempo, lo ha reso sostanzialmente una scorciatoia attraverso la quale furbi/e e prostituti/e possono raggiungere rapidamente la stanza dei bottoni.
Le grandi aziende private, infatti, sul cui modello è basata la struttura del M5S, oggi presentate dal gotha liberista come il luogo di produzione del Bene e della meritocrazia (qualunque cosa voglia dire), sono in realtà nella quasi totalità dei casi i luoghi dove si produce, alimenta e incentiva la mediocrità, l’intrigo, la prostituzione.

Il M5S ha implicitamente scelto di bollare come deficienti i grandi intellettuali che hanno, nel corso dei decenni e dei secoli, elaborato la teoria della prassi, da Von Clausewitz a Mazzini, a Lenin, a Gramsci, i quali avevano ben chiaro come la vera macchina della prassi politica, il vero corpo rivoluzionario, non potesse essere che il partito/associazione.
Il partito/associazione inteso come luogo non di discussione, non dove ciascuno porta le proprie idee, non dove si incontrano gli attivismi e le battaglie più disparati e spesso contraddittori.

Il Partito è castrazione, è sottomissione dell’ego, è sacrificio dell’io.
Ed è questa la sua potenza, perchè nel Partito l’intellettuale collettivo è molto più potente degli intelletti singoli;
perché nel Partito si ha la formazione e la selezione delle persone sulla base della fedeltà che dimostrano in anni di militanza nei confronti dell’obiettivo.
Perché le grandi cose nascono dai grandi sacrifici.

Editoriale del 29/01/2019 Federico Monegaglia
FSI – Riconquistare l’ Italia

P.S. Un partito è anche presentarsi alle elezioni cominciando dalle amministrative (e non saltare direttamente ai vertici)

La sinistra imperiale

Il Manifesto (e non solo): le simpatie neocolonialiste della “sinistra” imperiale finalmente smascherate

di Omar Minniti – 23/01/2019

Il Manifesto (e non solo): le simpatie neocolonialiste della "sinistra" imperiale finalmente smascherate

Fonte: L’Antidiplomatico

A Di Maio, Di Battista, ai 5 Stelle ed al governo Conte va riconosciuto un grande merito, che resterà tale indipendentemente dai risultati amministrativi: quello di aver fatto venire a galla, senza più alcuna copertura, le simpatie neocolonialiste della “sinistra” imperiale al gran completo, da Il manifesto a Rifondazione, da Pap a molti centri sociali, passando per filosofi presunti “marxisti” ed i cacciatori di rossobruni.
Quella in difesa del Franco Cfa e delle ingerenze di Macron in Africa è stata una levata di scudi corale e coordinata. Nemmeno i fogli vicini al governo di Parigi e le veline diramate dalle ambasciate del nuovo Re Sole sono arrivati a tanto.
Dopo aver difeso, con la baionetta ai denti, la necessità del grande capitale italiano ed europeo di importare milioni di schiavi sottopagati, dopo essere riusciti a far passare per vittime perfino gli scafisti trafficanti di esseri umani e torturatori, ecco la mobilitazione in difesa delle politiche affamatrici delle potenze occidentali in Africa.
Non è un caso che questi sinistrati vadano d’amore e d’accordo con il Vaticano. Il ruolo che oggi rivestono è simile a quello esercitato dai gesuiti ai tempi dei conquistadores. Sono coloro che benedicono, giustificano e fanno diventare politicamente corretta la spada dell’imperialismo contro i popoli del Terzo Mondo. Solo che i preti lo facevano in nome di dio, mentre i nostri “compagni” agitano il vessillo farlocco e strumentale dei diritti umani e civili.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61486

Parole d’ordine

Fonte: Marcello Veneziani

La parola d’ordine del Cretino Proletario per farsi riconoscere e ammirare è: vogliamo ponti, non muri. Appena pronuncia la frase, il Cretino Planetario s’illumina d’incenso, crede di aver detto la Verità Suprema dell’Umanità, e un sorriso da ebete trionfale si affaccia sul suo volto. Non c’è predica, non c’è discorso istituzionale, non c’è articolo, pistolotto o messaggio pubblico, non c’è concerto musicale, film o spettacolo teatrale che non sia preceduto, seguito o farcito da questa frase obbligata. L’imbecille globale si sente con la coscienza a posto, e con un senso di superiorità morale solo pronunciando quella frase. Il cretino planetario diverge solo nella pronuncia, a seconda se è un fesso napoletano, un bobo sudamericano o un lumpa siculo. In Lombardia c’è un’espressione precisa per indicare chi si disponeva ai confini per mettersi al servizio dei nuovi arrivati, dietro ricompensa: bauscia.

Il cretino planetario ripete sempre la stessa frase, sia che parli di migranti che di ogni altra categoria protetta. Lui è accogliente, come gli prescrivono ogni giorno i testimonial del No-Muro, il Papa, Mattarella e Fico che ogni giorno guadagna posizioni nel Minchiometro nazionale, l’hit parete dedicata a chi sbatte la testa contro il muro.

Il pappagallo globale marcia contro i muri, più spesso ci marcia, ma la parola chiave serve per murare il Nemico, per separare dall’umanità evoluta ed accogliente i movimenti e le persone che s’ispirano all’amor patrio, alla sovranità nazionale, alla civiltà, alla tradizione. L’appello ad abbattere i muri e a stendere ponti è ormai ossessivo e riguarda non solo i popoli e i confini territoriali ma anche i sessi e i confini naturali, le culture e i comportamenti, le religioni e le appartenenze, e perfino il regno umano dal regno animale. Dall’Onu al golden globe, dalla predica al talk show e alla canzone, l’onda dell’idiozia abbatte il Muro del suono e del buon senso.

Ora, io vorrei prima di tutto osservare che i muri più infami che la storia dell’umanità conosca, non sono i muri che impediscono di entrare ma i muri che impediscono di uscire. Come sono, necessariamente, i muri delle carceri e come fu, l’ultimo grande, infame Muro che la storia conobbe, a Berlino. E che non edificò nessun regime nazionalista o sovranista, nessun dittatore e nessun Trump ma il comunismo. Chi tentava di superare quel muro e quel filo spinato per scappare dalla sua terra, era abbattuto dai vopos. Nessun regime autoritario o nazionalista ha mai avuto la necessità di innalzare un muro per impedire che la popolazione scappasse. Né si conoscono esodi di popolo paragonabili a quelli dove ha dominato il comunismo.

Se vogliamo restare in Italia, e a Roma in particolare, c’è solo un muro nel cuore della Capitale che non si può varcare, e sono proprio le Mura Vaticane dove il Regnante predica al mondo ma non a casa sua di abbattere i muri e accogliere tutti. E comunque i muri più famosi, i muri del pianto e della vergogna, non appartengono alla cristianità. Detto questo, a coloro che amano la civiltà e la tradizione, l’amor patrio e la sovranità nazionale, si addice piuttosto il senso del confine. Perché confine significa senso del limite, senso della misura, soglia necessaria per rispettare le differenze, i ruoli, le identità e le comunità. Tutti i confini sono soglie, sono porte, che si possono aprire e chiudere, che servono per confrontarsi sia nel colloquio che nel conflitto, comunque per delimitare o arginare quando è necessario. La società sradicata del nostro tempo ha perso il senso del confine, e infatti sconfinano i popoli, i sessi, le persone, si è perso il confine tra il lecito e l’illecito. Sconfinare è sinonimo di trasgredire, delirare, sfondare. La peggiore maledizione per i greci era l’hybris, lo sconfinamento, la smisuratezza, il perdersi nell’infinito. Il confine è protezione, sicurezza, è umiltà, è tutela dei più deboli, non è ostilità o razzismo. Vi consiglio di leggere L’elogio delle frontiere di Régis Debray. Ai più modesti, consiglio l’elogio dei muri di Alberto Angela che non mi risulta un ufficiale delle SS.

Senza muri non c’è casa, non c’è tempio, non c’è sicurezza. Senza muri non c’è pudore, intimità, protezione dal freddo, dal buio e dall’incognito. Senza muri non c’è senso della misura, riconoscimento del limite e dei propri limiti. Senza muri non c’è bellezza, non c’è fortezza, non c’è fondazione delle città, non c’è erezione di civiltà. Non a caso le città eterne nascono da Romolo che tracciò i confini, non da Remo che li violò. I muri sono i bastioni della civiltà, gli ospedali della carità, le biblioteche della cultura, le pareti dell’arte, il raccoglimento della preghiera.

Se il cretino planetario non lo capisce, in compenso lo capiscono bene gli anarchici di Tarnac che colsero nel muro abbattuto la vittoria del caos e dell’anarchia: “La distruzione delle capacità di autonomia dei dominati passa per l’abolizione delle frontiere del loro essere: individuale e collettivo. Finché esistono frontiere, è possibile opporre un sistema di valori a un altro, un tipo di diritto all’altro, distinguere uomo da donna, madre da padre, cittadino da straniero, insomma vero da falso, giusto dall’ingiusto, normale da anormale” (Gouverner par le Chaos – Ingénierie Sociale et Mondialisation, 2008).

Le città senza confini perdono la loro identità, come le persone che perdono i loro lineamenti. Non capovolgete l’amore per la famiglia in omofobia, l’amore per la propria patria in xenofobia, l’amore per la propria civiltà in razzismo, l’amore per la propria tradizione in islamofobia. E l’amore per i confini in muri dell’odio. Ma tutto questo il Cretino Planetario non lo sa.

L’anno che verrà

L’ANNO CHE VERRA’

“Caro amico Di Battista la legge sul taglio dello stipendio dei parlamentari te la puoi anche tenere. A noi di risparmiare lo 0,001% del pil interessa poco. E di gesti dal valore puramente simbolico ne abbiamo fin sopra i capelli.
Quello che dovresti fare è aiutare i tuoi compagni a darci una legge che ripristini la divisione tra banche commerciali e banche d’affari.
Una legge che ridia alla Banca d’Italia la possibilità di tornare pubblica ed emettere moneta.
Una legge che obblighi nuovamente quella Banca d’Italia ad acquistare i titoli del Tesoro rimasti invenduti.
Una legge che modifichi le aste marginali dei Btp italiani.
Una legge che vieti alle banche che in passato hanno fatto Cartello di essere riconosciute come investitori specialisti alle nostre aste di titoli di Stato.
Una legge che impedisca a chi ha fatto parte del Direttivo di organizzazioni internazionali dichiaratamente antidemocratiche di poter far parte di governi democratici.
Una legge che tolga il pareggio di bilancio dalla nostra Costituzione.
Se comincerete il 2019 facendo una sola delle leggi sopraelencate, noi italiani lo stipendio ve lo vogliamo raddoppiare e non dimezzare.
Il lavoro di chi salva il popolo non ha prezzo.
Se invece i tuoi compagni di squadra non riusciranno a portare avanti nessuna di queste leggi prioritarie per la salvezza del paese, allora permettimi di dirti che il loro stipendio, seppur dimezzato, risulterà comunque eccessivo per non dire inutile.
So che sei stato molti mesi fuori dal paese, quindi ti aggiorno: In Italia siamo finalmente usciti dalla logica del fumo negli occhi. Abbiamo smesso di parlare di auto blue, di vitalizi, e di sprechi dei parlamentari ed abbiamo cominciato almeno a ragionare sulle questioni vitali per il paese. Il popolo ha iniziato ad aprire la sua mente e a guardare oltre la cortina fumogena delle manovre da zero virgola.
Se vuoi dare il tuo contributo sei il benvenuto ma se pensi di farlo con proposte del genere preferiamo tornare a guardare le tue foto dal Sud America.
Chi ti scrive è una mano amica”.

Con stima e affetto,
Francesco Amodeo

Fonte – Profilo FB Francesco Amodeo
1 gennaio 2018 17:27