Comunità

Ferdinand Tönnies (1855 – 1936) sociologo tedesco e fondatore della Società tedesca di sociologia, elabora una delle più importanti distinzioni atte a catalogare il tipo di relazione presente in una società umana: la differenza tra Gemeinschaft e Geselleschaft. La Gemeinschaft (Comunità), tipica della società primitiva, è una totalità organica, costituita su alcuni cardini fondamentali, quali i vincoli di sangue (famiglia e parentela), di luogo (vicinato) e di spirito (amicizia). L’insieme di questi rapporti è costituito da intimità, riconoscenza, condivisione di linguaggi, significati, abitudini, spazi, ricordi ed esperienze comuni, mentre le diseguaglianze hanno spazio solo entro certi limiti, oltrepassati i quali i rapporti divengono rari e insignificanti, fuoriuscendo da “comunanza” e “condivisione”. Essa è dunque un “tutto” la cui portata eccede quella delle sue parti, e nel quale la reciproca assistenza e la solidarietà si sviluppano a partire dal bene comune.La Geselleschaft (Società), invece, tipica della società industriale moderna, è “una costruzione artificiale, un aggregato di essere umani che solo superficialmente assomiglia a una comunità, dove gli individui restano essenzialmente separati, nonostante i fattori che li uniscono” (Tönnies F., Gemeinschaft und Gesellschaft, 1887). Nella società, gli individui vivono per conto loro percependo come minaccia ogni tentativo di entrare nella propria sfera privata. I rapporti sono improntati sul modello scambio di mercato e non mettono in relazione tra loro gli individui come “totalità”, ma soltanto per le loro “prestazioni”. C’è da dire che tra i due modelli non esiste una netta separazione, e dunque in una delle due è presente a vario grado anche l’altra.

La comunità: una necessità naturale

Il sociologo francese Michel Maffesoli

Il bisogno di fare ed “essere comunità”, viene quindi da lontano, ed è connaturato alla vita stessa dell’uomo sul pianeta e alla necessità di legarsi e creare legami di varia natura su uno specifico territorio. Del resto anche nelle avanzate e “atomizzate” metropoli occidentali, emergono sempre maggiormente tipi di comunità legate a particolari visioni del mondo, gusti artistici e musicali, e finanche allo stile di vita o a un luogo di aggregazione sociale. Tra queste le tribù postmoderne come sapientemente definite dal sociologo francese Michel Maffesoli. Per Maffesoli, l’età del puro individualismo viene superata dalla rinascita “dionisiaca” del bisogno di solidarietà, prossimità e appartenenza che è di tipo comunitario, sensibile ed emozionale. Dunque, scorporando il fondamento arcaico alla Gemeinschaft di Tönnies, è possibile che si configurino anche queste nuove forme di comunità, le quali non leghino esclusivamente le persone sulla base della origine comune e che impongano essa come possibile soluzione alle storture della globalizzazione.

https://sociologicamente.it/la-gemeinschaft-come-soluzione-alle-storture-della-globalizzazione/3-13/

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6 pensieri su “Comunità

  1. Il Movimento Comunità è stato un partito politico italiano di orientamento unitamente socialista e liberaldemocratico[2] nato in Piemonte nel 1947 come movimento culturale, e trasformato in organizzazione politica dall’imprenditore progressista Adriano Olivetti. Per simbolo aveva una campana adornata da un nastro.

    Il movimento cominciò dapprima a competere nelle elezioni amministrative con un programma volto ad opporsi alla partitocrazia e allo stato centralista di impostazione giacobina, supportando il federalismo sulla base di libere comunità locali.

    Alle elezioni politiche del 1953 il movimento come Humana Civiltas si presenta solo in tre collegi del Senato (Torino centro, Biella, Ivrea) candidando Olivetti e ottenendo 39.912 voti (10,19%), insufficienti per ottenere un seggio a palazzo Madama.
    Il Centro Comunitario di Palazzo Canavese; sulla facciata è visibile il simbolo del Movimento Comunità fondato da Adriano Olivetti

    In occasione delle elezioni politiche del 1958, il movimento decise di presentarsi insieme al Partito dei Contadini d’Italia e al Partito Sardo d’Azione nel cartello Comunità della Cultura, degli Operai e dei Contadini d’Italia il quale ottenne 173.227 voti (0,59%) alla Camera dei deputati e 142.897 voti (0,55%) al Senato. Olivetti diventa l’unico parlamentare alla Camera del cartello elettorale con 18.923 preferenze.

    Olivetti si dovette dimettere da deputato il 23 ottobre 1959 per incompatibilità col suo ruolo nella giunta tecnico-consultiva dell’INA-Casa. Gli subentrò il 12 novembre Franco Ferrarotti che poi aderì al PSDI. Tre mesi dopo moriva improvvisamente Olivetti.

    Il 10 settembre 1961 il Comitato Centrale del Movimento Comunità riunito a Milano approvò la «rinuncia alla lotta politica elettorale attraverso una propria organizzazione» invitando al contempo i propri iscritti a continuare a far politica «nell’ambito della tradizione socialista fabiana».
    https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Comunità

    • Un’influenza diretta o indiretta dei fabiani si ebbe su molti movimenti; ad esempio sul socialismo liberale di Carlo Rosselli (fondatore, col fratello Nello, del gruppo antifascista Giustizia e Libertà), e tutte le sue derivazioni, come il Partito d’Azione.[2]

  2. Presto o tardi Lega e 5 Stelle torneranno al loro valore reale, cioè a rappresentare verosimilmente al massimo il 10% dell’elettorato, ma è necessario creare alternative valide per intercettare i delusi e i disillusi.
    L’alternativa che sto contribuendo a costruire si prefigge l’obiettivo di crescere piano, ma su solide fondamenta, e di avanzare inesorabilmente per lavorare per il paese per i prossimi quarant’anni. Non abbiamo grandi investitori dietro, non ci sono venture capitalist che ci sponsorizzano, non corriamo per arrivare per primi, ma per costruire pazientemente un partito popolare che rieduchi gli italiani alla partecipazione democratica e alla vita politica, perché la vita è politica.
    Ci libereremo!
    Gianluca Baldini FSI

  3. La globalizzazione ha trasformato una merce pregiata in una roba da accattoni miliardari (mi si perdoni l’ossimoro). I “mercati invernali”, per esempio, sono osceni. Si danno casi per cui chi a dicembre si è affrontato da avversario diventa parte del nuovo team, mentre a gennaio assume la divisa di avversario dei compagni con i quali ha condiviso spogliatoi, allenamenti e perfino divertimenti fino a poche settimane prima. È normale tutto ciò?

    Meglio andarsene in Cina, si dirà. E farsi dimenticare. Già, l’oblio è la cura migliore. Poi passi chi vuole da un campo all’altro. Il calcio morirà di trasformismo e ad ucciderlo saranno i mercenari che tali non dovrebbero essere, dei quali si sa in anticipo che diventeranno merce di scambio per altre avventure o altri scopi economico-finanziari. È per questo che non ci scandalizzano le gradinate vuote degli stadi italiani, soprattutto. I tifosi vengono sempre e comunque traditi. Da chiunque, perfino dal calciatore più amato o dal presidente più scaltro. È anche – ma non soltanto – per questo che le squadre nazionali non funzionano più. Chi si dovrebbe riconoscere nella maglia di tutti, vive e gioca a latitudini dalle quali la passione comunitaria è qualcosa di inconoscibile. Oggi qui, domani là, se la nazionale dovesse chiamare si risponderà come ci si sente al momento. E poi i milioni o miliardi di euro e dollari e renminbi e riyal valgono a scacciare i rimpianti se dovessero affacciarsi.
    http://www.barbadillo.it/80863-focus-di-g-malgieri-il-calcio-con-gli-occhi-a-mandorla-miliardari-alla-conquista-dellegemonia/

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