Purtroppo siamo vittime di una concezione agonistica della società (infatti la politica è piena di metafore sportive (nel senso deteriore del termine).
I politici stessi la incoraggiano perché per loro è il modo più facile di eludere i problemi e ottenere consensi.
Come fa sempre rilevare Noam Chomsky, si guardano bene però dall’affrontare il problema di fondo: lo sfruttamento dell’uomo e della natura a fini di profitto.
Questo per dire che (pagando) abbiamo fatto togliere la pubblicità che è la principale forma di distrazione e di propaganda.
Ringraziando il centinaio di lettori che ci ha seguito finora, auguriamo a tutti buona lettura!
Questi vertici di potere, insediati in un altrove, eludono la partecipazione popolare, non rispondono a nessuno, decidono quali notizie diffondere e quali valori/disvalori imporre. Il racconto del cambiamento climatico sembra rispondere fedelmente alle regole del controllo sociale: l’invenzione periodica di globali criticità, la distrazione da problemi veri e drammatici con quelli finti, il suscitare paure e narcosi collettive, la creazione di personaggi simbolo, conoscenze e informazioni affogate e diluite nell’intrattenimento.
Metodi e sistemi collaudati contribuiscono a fuorviare e distrarre le masse dalle strategie, incontrollabili perché occulte, di oligarchie finanziarie e monopolistiche transnazionali, dirette a conquistare e mantenere egemonie, espandere influenze, far lievitare capitali sui disagi collettivi. È una via senza uscita se lo Stato non torna sovrano nel controllo delle grandi reti di comunicazione, nel vincolo di un’informazione corretta e affidabile, nel tener distinti informazione e spettacolo, nell’impedire che le menti e le coscienze dei cittadini subiscano il condizionamento ideologico e la propaganda incontenibile dei padroni del discorso.
Luciano Del Vecchio
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