Per ragioni professionali ho sempre seguito il Censis e il suo rapporto annuale e quest’anno scopro che il sovranismo è diventato un disturbo mentale
(Non è un fake. Qui il link alla pagina).
Saltate la pubblicità che la Treccani insiste a tenere!
Per ragioni professionali ho sempre seguito il Censis e il suo rapporto annuale e quest’anno scopro che il sovranismo è diventato un disturbo mentale
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Questo piccolo casino è stato portato alla mia attenzione dall’esperto di Wikipedia della Consent Factory, King Ubu (o König Ubu in tedesco). Come suggerisce il nome del suo mestiere, il dovere di re Ubu è quello di controllare periodicamente la mia pagina di Wikipedia e assicurarsi che nessuno vi abbia pubblicato nulla di falso, diffamatorio o semplicemente strano. Naturalmente, quando ha visto come i ministri della Wiki-Verità stavano punitivamente “modificando” la mia pagina con la scusa della “neutralità”, ha tentato di contattarli. Il tentativo non è andato bene. Non voglio annoiarvi con tutti i dettagli cruenti, ma, se siete curiosi, sono qui sulla pagina “talk” CJ Hopkins (che re Ubu riferisce di avere copiato e archiviato, cosa che trovo un po’ paranoica, ma in fondo non sono un esperto di tecnologia informatica).Guardate, normalmente non vi annoierei con le mie questioni personali, ma il mio caso è solo l’ennesimo esempio di come la “realtà” venga manipolata al giorno d’oggi. Nei circoli anti-establishment in cui mi muovo, Wikipedia è nota per questo genere di cose, e se ci pensate non c’è nulla di cui stupirsi. È una piattaforma perfetta per manipolare la realtà, diffondere la propaganda pro-establishment e danneggiare la reputazione delle persone, una tattica piuttosto popolare ai nostri giorni. Il punto è che, quando si cerca qualcosa su Google, Wikipedia è di solito il primo risultato che si trova. La maggior parte delle persone pensa che quello che leggono sulla piattaforma è, in linea di principio, basato su fatti e tenta quanto meno di essere “oggettivo”… e molto di quello che c’è scritto in effetti lo è, ma molto altro no.Se il nome “Philip Cross” non vi ricorda nulla, forse dovreste dare un’occhiata alla sua storia prima di consultare acriticamente Wikipedia. Al 14 maggio 2018 (quando Five Filters ha pubblicato questo articolo su di lui e il suo servizio presso il ministero della Wiki-Verità), Cross aveva modificato Wikipedia per cinque anni consecutivi, tutti i giorni della settimana, incluso Natale. Cross (ammesso che sia una persona vera e non un complotto di un servizio di intelligence) è specializzato nel modificare maliziosamente gli articoli che riguardano gli attivisti pacifisti e altre persone anti-establishment. La storia è troppo lunga per raccontarla qui, ma date un’occhiata a quest’altro articolo di Five Filters. Se siete interessati, questo è un buon punto di partenza.Oppure, se non avete tempo per farlo, continuate a leggere e usate il mio caso come esempio.Ora, secondo Ubu, la modifica punitiva della mia pagina da parte del Ministero, in modo da renderla più “neutrale” è cominciata quando questo specifico Ministro (“Greyfell”) ha scoperto che (a) esistevo e (b) ero un eretico di sinistra. “Grayfell”, a quanto pare, è estremamente interessato a mantenere un’immagine positiva degli Antifa, la cui voce su Wikipedia modifica attivamente, e il cui onore e integrità difende valorosamente, non solo da conservatori e stupidi neofascisti, ma apparentemente anche da nefasti autori di sinistra e autori di satira politica come me.
estratto da http://vocidallestero.it/2019/11/08/il-ministero-della-wiki-verita/
J. C. Hopkins è un pluripremiato drammaturgo, romanziere e autore satirico politico americano, che vive a Berlino. Le sue opere sono pubblicate da Bloomsbury Publishing (Regno Unito) e Broadway Play Publishing (USA). Il suo romanzo di debutto, Zona 23, è pubblicato da Snoggsworthy, Swaine & Cormorant Paperbacks. Può essere contattato presso cjhopkins.com o consentfactory.org.
Per questo ho voluto – e ho cercato di – cambiare i termini della questione, invitando gli studenti e la platea tutta a fare mente locale su un’altra espressione, che, sia chiaro, si potrebbe adottare benissimo controvoglia, ma servirebbe a rivoltare come un calzino questi tempi sbandati: “pensare fuori dagli schermi”. Questi schermi luminosi (per ogni dove e per ogni occasione) rendono la realtà virtuale centomilavolte più attraente della realtà propriamente detta, e sono inoltre molto utili a tutti, questo è ormai indubbio (possiamo essere in contatto con chiunque vogliamo quando vogliamo; possiamo costruire e mantenere relazioni a distanza che sono importanti per la nostra vita); ma stanno trasformando inesorabilmente i nostri comportamenti, rendendoci arrendevoli, docili, con una (in)coscienza sul mondo che si presenta fluida, tentacolare, ma poco approfondita: il loro uso spropositato ci sta togliendo pian piano la capacità di ricordare qualcosa, semplicemente perché sappiamo che con dei banali movimenti delle dita quel qualcosa sarà già lì, pronto per noi, “a portata di mano”, e quindi alla fine: con tutta questa potenzialità mnemonica “esterna”, a che serve “internamente” ricordare?
Molto spesso però succede che, quando stacco gli occhi dallo schermo, all’improvviso l’elettrocardiogramma del mio pensiero (critico) si riattiva, la mia memoria mette la prima, la seconda la terza e così via, il mio cervello non è più in folle, l’inquinamento informativo scompare, come la brina sul parabrezza non appena un movimento entra in circolo in un autoveicolo, seppur quest’ultimo si presenti come un catorcio scassato. E così dall’assenza nasce la potenza, dalla mancanza la vicinanza, creando le condizioni ideali per lasciare germogliare la facoltà di notare quello che quotidianamente si fa vedere: sotto al naso, a pochi spasmi da me. In questo modo, potremmo sottrarci agevolmente dal controllo panottico che opera su di noi il digitale dei mercati, preservando i momenti anonimi, dando manforte ai momenti significativi che non diventano in questo modo segreti, ma diventano pericolosi agli occhi del potere perché sfuggono alla “logica normale” dell’evento quotidiano sugli schermi.
Francesco Paolo Cazzorla ( Zu Fra )
https://ilconformistaonline.wordpress.com/2018/12/23/fare-breccia-sul-potere-che-violenta-il-mondo/
Il quadro politico-culturale italiano, specchio peraltro di quello occidentale, è sempre più desolante.
Esiste una potente macchina di fabbricazione del consenso che sta cercando di livellare ogni divergenza cognitiva per costringerla dentro la cornice del pensiero unico.
I padroni del discorso controllano quasi tutto, e da tempo stanno cercando di controllare, dietro virtuosi pretesti, anche l’ultima ridotta dell’informazione divergente, la rete.
Ennesimo e ultimo tentativo in ordine di tempo: l’iniziativa di pochi giorni fa – auspice la senatrice Liliana Segre – che istituisce una commissione parlamentare per identificare e contrastare in rete gli hate-speech e le fake-news. Ovvero, tradotto in mandarino, i discorsi d’odio e le notizie fraudolente.
L’aura morale che circonda la Segre, scampata alla Shoah, ha lasciato ben poco spazio alla possibilità di obiezioni ragionevoli contro una misura di per sé ambigua, foriera – se portata a coerenti conseguenze – di mordacchie varie e pesanti alla libertà di espressione.
La quale peraltro è regolamentata da dispositivi legali (la querela per diffamazione o ingiurie) che già le impongono una certa autoregolamentazione.
C’è un problema di anonimato, è vero, ma i commenti anonimi (quelli di coloro che si nascondo dietro pseudonimi) dovrebbero essere trattati alla stessa stregua delle lettere anonime; e in ogni caso sarebbero più opportune misure che evitino l’anonimato in rete, così che ognuno si assuma la responsabilità di ciò che scrive e si conceda un attimo di riflessione prima di scriverlo.
La verità è che i veri diffonditori seriali di notizie fraudolente sono proprio i media ufficiali, TV e giornali.
L’elenco degli esempi è lungo, anche solo a limitarci al primo scorcio di questo secolo, e le conseguenze sono state e sono sotto gli occhi di chiunque voglia vedere: milioni di morti, paesi devastati, atrocità (vedi tra l’altro alle voci Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Yemen…).
Non mi risulta che la propalazione in rete dell’allarme per le scie chimiche o altre amenità sia mai stata altrettanto letale. Eppure, fra coloro che si preoccupano della salute mentale degli internauti, nessuno che denunci la più grave questione della manipolazione operata dall’informazione di sistema.
Sentivo ieri in TV, ancora una volta, parlare dei tentativi russi di influenzare il voto in Occidente, tema che riemerge immancabilmente alla vigilia o all’indomani di elezioni.
A fronte di questa ipotetica e mai provata attività, non ho mai visto nessuno scandalizzarsi per le ingerenze americane, quelle sì concrete, conclamate e grevi: Obama che appoggia Renzi a proposito del referendum sulla riforma costituzionale, o sostiene i bremainer contro i brexiter, o ancora foraggia la rivoluzione colorata ucraina; Trump che invita Farage ad allearsi con Johnson, contro il partito del bremainer e per evitare che Corbyn instauri il “socialismo” in UK…
Sono discrasie non ascrivibili a psicopatologie intellettive ma a precisi disegni di pesante orientamento della consapevolezza popolare. Il Sistema sa bene che nei limiti del possibile è sempre più economica ed efficiente la manipolazione cognitiva che la costrizione fisica.
Parafrasando Goethe: per il Sistema non esiste miglior schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo.
Mauro Poggi
in https://mauropoggi.wordpress.com/2019/11/03/il-miglior-schiavo/