Igienismo

La presunta “crisi” causata dal Covid ha permesso il dispiegamento di un arsenale sanitario, ma soprattutto emotivo e mediatico alla cui base si trova un meccanismo ricattatorio e colpevolizzante: “la gente muore perché tu non metti la mascherina”. Derogare ai capricci normativi della dittatura sanitaria è non solo un reato, ma prima di tutto un peccato.

Lo Stato terapeutico e igienista è il vettore dell’asepsi della vita sociale, l’ambizione a eliminare ogni rischio, ogni malattia, ogni contaminazione e, in definitiva, la morte. Le facce intabarrate nel tessuto sono una negazione delle relazioni umane, il volto dell’altro diventa irriconoscibile e la comunicazione perde la sua immediatezza.

Le norme anti-Covid sono la perfetta prosecuzione (e il completamento) del rapporto ossessivo che la nostra società intrattiene col corpo e che si esprime mediante diete fanatiche, chirurgia estetica, allenamento sportivo e fissazioni su difetti fisici immaginari.

L’egoismo che innerva ogni forma di salutismo è esploso. Si preferisce sacrificare la vita relazionale a vantaggio della propria vita biologicaSeppellirsi in casa è diventato più desiderabile di una vita all’aria aperta. L’isteria che circonda il virus è sintomo di un forte e malsano timore della realtà, che si esprime nella volontà, come già detto, di schedare, tracciare e sanificare.

L’igienismo è anch’esso un’espressione del progressismo: il sogno di un mondo senza conflitti, persino senza quelli tra i batteri e il nostro sistema immunitario. Un mondo dove non esistono ombre, in cui è possibile ricostruire ogni movimento. Le élites transnazionali che detengono le leve del potere politico, economico e mediatico hanno paura dei popoli, soprattutto dopo l’ascesa di Trump e dei populismi, e il miglior modo per rendere qualcosa meno spaventoso è dominarlo. Hanno inculcato al popolo il terrore del virus cinese, sobillando la paura a derogare alle norme, minacciando ecatombi, diffondendo immagini di malati e così via. Il Coronavirus è uno specchietto per allodole.

La crisi sanitaria farlocca è un’accelerazione verso un futuro di individui dall’espressività facciale mutilata dalla mascherina, chiusi in casa, soli, gonfi di ansie, ripiegati sulle proprie paure, con scarse occasioni mondane, ridotte possibilità di incontrare l’altro sesso le cui uniche relazioni avvengono per procura, tramite dispositivi digitali.

Il progresso avanza ed è lo zero assoluto di una vita sociale e pienamente umana.

SEPPELLITI IN CASA – L’IGIENISMO, IL PROGRESSISMO E LA DITTATURA SANITARIA (di Davide Cavaliere)

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L’amore al tempo di Tinder

Ghosting è il termine che definisce l’attitudine a diventare fantasmi, sparire, smettere di rispondere a messaggi e mail. L’abbandono avviene per interruzione improvvisa, anzi per disconnessione: indifferenza all’ennesima potenza. E’ l’era di Tinder e delle “app” simili, piattaforme di incontri in cui la percentuale di continuità nella relazione è dell’1,6 per cento, secondo i dati forniti dagli stessi gestori. Nichilismo puro, ma l’ideale per chi è allergico all’impegno. Basta scorrere le fotografie, un clic e il gioco è fatto. Un altro clic e tutto sfuma, game over, come nei videogiochi.  Non siamo che pezzi di carne con gli occhi, al tempo di Tinder.

Esaurita la vita bohèmienne tanto cara ad artisti e letterati, basta con Pasolini, Valle-Inclàn e i mille altri che scoprirono la bellezza della scorrettezza e della protesta poetica. Oggi il loro impegno, i loro stessi eccessi sarebbero impensabili, e collezionerebbero migliaia di denunce dai chierici del politicamente corretto, offesi da parole, gesti, atteggiamenti di libertà sgraditi a questa o quella minoranza. Umoristi straordinari come Groucho Marx sarebbero in carcere e l’attrice simbolo del cinema muto, Mae West, verrebbe denunciata da gruppi femministi per l’allusione contenuta nella sua maliziosa domanda: Hai una pistola in tasca o sei felice di vedermi? Il gioco verbale è condannato e sostituito da codici asettici, neutrali, un altro lato del potere dell’indifferenza.

L’indifferenza è un sentimento vile, volgare, che avvelena l’anima disseccandola. Nel secolo del Panopticon realizzato due secoli dopo il suo teorico, l’orrendo Jeremy Bentham, tutti contempliamo la vita degli altri tra uno sbadiglio e un momentaneo fiotto di passione. L’apatia, il rilassamento mentale, il divieto di dare un giudizio, distinguere, sono le sbarre della nuova prigione, gabbia di libertà solo apparenti.

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Tabula rasa

DIstrazione

Nel beneamato Occidente, alla plebe che ha sostituito il popolo, si dà invece una classica incultura. La cultura di massa nacque negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale e oggi si diffonde a colpi di spettacoli puerili in 3D, libri dementi, videogiochi stupidi o sadici, serie televisive per sordomuti, drugstore che distribuiscono emozioni dolciastre, spettacoli selezionati dal clero secolare del sistema. Scriveva Theodor W. Adorno: la ripetitività, la ridondanza e l’ubiquità che caratterizzano la cultura di massa moderna tendono a automatizzare le reazioni e indebolire le forze di resistenza dell’individuo. L’’obiettivo del francofortese non era la denuncia, ma la costruzione di quello che Marcuse definì l’uomo a una dimensione, liberato dalla “personalità autoritaria.”
La cultura in cui siamo immersi ha voltato le spalle al suo immenso patrimonio. Che si tratti di Lady Gaga, dell’ultimo successo editoriale, del jazz, del rap, della pittura contemporanea o dei film di cassetta, nulla è frutto del caso. Questa cultura, osservava già Lev Tolstoj, non è più cristiana, non è più radicata nella storia di un popolo o in un suolo; è legata al condizionamento di massa, astratta e massificata, ha fini e obiettivi precisi, globalizzati, rintracciabili attraverso la storia della letteratura contemporanea e del cinema. La musica moderna deve farti impazzire, ordinò Adorno. L’inquinamento acustico serve a distruggere la personalità umana. Plutarco evoca il terrorismo sonoro dei Parti prima della battaglia di Carre, i cui rumori misero in crisi le truppe romane. Il cinema di Stanley Kubrick ha molto insistito sull’importanza dei rumori e della musica.
Il jazz è stato creato ai tempi di George Gershwin e ha sostituito gli spirituals della popolazione di colore, contribuendo alla scristianizzazione dei neri d’America. Per il ruolo del rock, basta al giudizio la devastante biografia dei suoi protagonisti, mentre il rap ha accompagnato milioni di giovani dei ghetti sui marciapiedi della dipendenza, della droga, dell’autodistruzione.
https://www.controinformazione.info/la-cultura-moderna-arma-di-distruzione-di-massa/