Ghosting è il termine che definisce l’attitudine a diventare fantasmi, sparire, smettere di rispondere a messaggi e mail. L’abbandono avviene per interruzione improvvisa, anzi per disconnessione: indifferenza all’ennesima potenza. E’ l’era di Tinder e delle “app” simili, piattaforme di incontri in cui la percentuale di continuità nella relazione è dell’1,6 per cento, secondo i dati forniti dagli stessi gestori. Nichilismo puro, ma l’ideale per chi è allergico all’impegno. Basta scorrere le fotografie, un clic e il gioco è fatto. Un altro clic e tutto sfuma, game over, come nei videogiochi. Non siamo che pezzi di carne con gli occhi, al tempo di Tinder.
Esaurita la vita bohèmienne tanto cara ad artisti e letterati, basta con Pasolini, Valle-Inclàn e i mille altri che scoprirono la bellezza della scorrettezza e della protesta poetica. Oggi il loro impegno, i loro stessi eccessi sarebbero impensabili, e collezionerebbero migliaia di denunce dai chierici del politicamente corretto, offesi da parole, gesti, atteggiamenti di libertà sgraditi a questa o quella minoranza. Umoristi straordinari come Groucho Marx sarebbero in carcere e l’attrice simbolo del cinema muto, Mae West, verrebbe denunciata da gruppi femministi per l’allusione contenuta nella sua maliziosa domanda: Hai una pistola in tasca o sei felice di vedermi? Il gioco verbale è condannato e sostituito da codici asettici, neutrali, un altro lato del potere dell’indifferenza.
L’indifferenza è un sentimento vile, volgare, che avvelena l’anima disseccandola. Nel secolo del Panopticon realizzato due secoli dopo il suo teorico, l’orrendo Jeremy Bentham, tutti contempliamo la vita degli altri tra uno sbadiglio e un momentaneo fiotto di passione. L’apatia, il rilassamento mentale, il divieto di dare un giudizio, distinguere, sono le sbarre della nuova prigione, gabbia di libertà solo apparenti.
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