Qui si vede benissimo che il virus è un pretesto; qualunque flebile scusa sanitaria è buona per interrompere il processo di educazione, la crescita del sapere, il gusto della cultura, della ricerca – in una parola, della civiltà. Questa deprivazione è volontaria, programmatica e deliberata. L’Italia ha già il maggior numero in Europa di giovani che né studiano né lavorano. Adesso si sta deliberatamente costruendo una generazione di rozzi ignoranti, inoccupabili, analfabeti, “bocche inutili” che camperanno a margini della società come parassiti, senza dignità, e in attesa di estinzione.
Il fatto che questa dittatura assassina spogliatrice di sanità e educazione goda del più massiccio consenso; che questi crimini contro l’umanità vengano commessi impunemente perché in nome della “scienza” da tele-dibattito; e che le masse credano a schiacciante maggioranza alla pericolosità del virus e alla sua cura attraverso mascherine e coprifuoco imposti, evoca un termine che ci è già capitato di usare: Oscurantismo. L’oscurantismo di neo-primitivi che si credono invece moderni e soggiacciono al più assurdo e ridicolo principio d’autorità: le tv e i tele giornalisti e i loro “ospiti in studio”
“I cittadini, invece di protestare con forza contro la soppressione della libertà, sono apparsi del tutto allineati, anzi desiderosi di essere governati proprio in quel modo, lasciandosi trasformare da cittadini in sudditi”, scrive Aldo Maria Valli (Virus e il Leviatano, 11 euro, Liberi Libri). Egli vede risorgere il Leviatano di Hobbes: i cittadini si mettono nelle mani dello stato autoritario, cedendo libertà per quella sicurezza che da soli non sono in grado di darsi”. Tutto vero, salvo che il Leviatano di Hobbes davvero garantiva il livello di sicurezza promesso. Questo ridicolo Leviatano è malevolo, e toglie e depriva lo stato assistenziale , smantella ogni sicurezza sociale, abbandona alla durezza del vivere i covidioti che lo acclamano.
Leo Essen
L’antidiplomatico
Dopo che il mondo intero ha visto alla televisione le nostre miserie, fatte di figli che piangevano i padri su Zoom e di parroci che impartivano l’estremo saluto in teleconferenza, ci eravamo promessi, era maggio, che queste cose non si sarebbero ripetute, che avevamo imparato la lezione, che ci saremmo rialzati, che nelle condizioni estreme l’Italia sa dare il meglio, che dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva, e altre panzane.
E invece tutto è tornato a ripetersi pari pari. Avevamo detto basta alle lezioni a distanza e basta ai contatti simulati, e invece siamo qui a parlare di mettere le superiori in didattica tele-trasmessa per decongestionare i mezzi di trasporto.
La proposta della chiusura delle superiori arriva dalle regioni prime della classe: Emilia Romagna e, a ruota, Lombardia e Veneto. Anzi, da Lombardia e Veneto, perché Bonaccini, presidente di ER, ha solo riportato ciò che ha sentito dire alla Conferenza delle regioni, anche se i suoi sostenitori, in particolare i Cattivi Maestri che ogni 5 anni danno lezioni di resistenza su Twitter e Facebook, salvo poi pentirsi e fare le anime belle per i seguenti quattro anni, giusto per rivendicare quel barlume di indipendenza a cui sono appese le loro carriere di scenografi, registi, scrittori di gialli e aspiranti direttori di scena di fiction e serie televisive, anche se, dicevo, i suoi sostenitori, questa volta, non se la sono bevuta. Viste anche le precedenti sparate sulle virtù medicali della sanità (semi-privata) emiliano romagnola.
A ricucire lo strappo ci ha già pensato Repubblica-Bologna che ha immediatamente ritirato un articolo (Google ancora lo indicizza) che probabilmente tirava in mezzo proprio il presidente dell’Emilia Romagna.
Il Cattivo maestro Bolognese – cattivo perché, quando si incazza, provoca lo shutdown dei database del social network – scrive (cito): io ti ho votato e ho fatto per te pure campagna elettorale gratis qua sopra, quindi sarò franco. Bonaccini, ma cosa dici? Sapevamo che c’era il rischio di chiudere le scuole, e sapevamo che ci si contagia sugli autobus e sui treni. Se il problema sono i trasporti, tu migliori i trasporti, mica chiudi le scuole. Ci sono stati 6 mesi per pensarci. Sono furioso, come cittadino e come genitore.
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Scuole chiuse e nuove misure: le ordinanze per regione [AGGIORNATO]
Di Ilenia Culurgioni
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Scuole chiuse, didattica a distanza, lezioni in presenza. La scuola al tempo Covid è questa. L’Italia è divisa a colori, ma alcuni governatori hanno pubblicato oggi nuove ordinanze. Un riepilogo della situazione.
Zona gialla
In zona gialla, dove le lezioni continuano in presenza fino alla classe terza della secondaria di primo grado e a distanza nelle superiori secondo quanto disposto dal Dpcm del 3 novembre, ci sono: Lazio, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti ha firmato l’ordinanza n. 54 del 14 novembre 2020, con cui si dispongono le lezioni in presenza fino alla terza media anche nei Comuni zona rossa.
Zona arancione
In zona arancione, dove per ciò che riguarda le misure per la scuola non cambia nulla rispetto alla zona gialla, sono state collocate le Regioni Abruzzo, Basilicata, Liguria, Puglia, Sicilia, Umbria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche.
In Puglia, per effetto dell’ordinanza numero 413 del governatore Michele Emiliano, i genitori possono scegliere la didattica a distanza o in presenza.
In Umbria, fino al 22 novembre, è stata confermata la didattica a distanza anche per le secondarie di primo grado.
Zona rossa
In zona rossa le Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, la Provincia Autonoma di Bolzano, Campania, Toscana. In queste aree restano sospese le attività didattiche in presenza dalla seconda media fino alla classe quinta delle superiori.
In base a quanto raccolto dall’agenzia di stampa Dire, tramite fonti di Palazzo Santa Lucia, il governatore della Campania De Luca firmerà nelle prossime ore un’ordinanza di proroga della chiusura delle scuole da infanzia a secondarie.
Dal 24 novembre torneranno in presenza i bambini campani dell’infanzia e delle prime classi della primaria.
Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Kompatscher, ha firmato una nuova ordinanza con cui si dispone la sospensione delle attività didattiche in presenza per tutte le scuole fino al 22 novembre, tranne che per i figli di coloro che lavorano nei cosiddetti servizi essenziali (limitatamente a scuola infanzia e primaria).
La Calabria, con ordinanza numero 87 del 14 novembre, dispone la sospensione in presenza, di tutte le attività scolastiche di ogni ordine e grado, con ricorso alla didattica a distanza, rimettendo in capo alle autorità scolastiche la rimodulazione delle stesse.
In tutte le scuole, dai 6 anni in su, resta l’obbligo di indossare la mascherina anche al banco con il metro di distanziamento.
Altre disposizioni dell’Emilia Romagna, Veneto, Friuli
Il 12 novembre Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto hanno emanato nuove ordinanze con misure più restrittive. Sono sospese nelle scuole di primo ciclo scolastico (primarie e secondarie di primo grado) le lezioni di educazione fisica, lezioni di canto e lezioni di strumenti a fiato.
Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga ha annunciato il ritiro dell’ordinanza.
La nota del ministero dell’Istruzione del 5 novembre con le indicazioni su uso mascherina, didattica a distanza, lavoro agile, uso laboratori, frequenza alunni con disabilità.
https://www.orizzontescuola.it/scuole-chiuse-e-nuove-misure-le-ordinanze-per-regione/
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