Pubblichiamo il testo del discorso che il Dottor Stefano Manera ha tenuto in piazza Cavour a Rimini lo scorso sabato 24 ottobre durante la manifestazione ‘Riprendiamoci la Costituzione’ organizzata dal Comitato ‘Romagna per la Costituzione’, una manifestazione molto partecipata, nonostante la pioggia e il freddo e nonostante le polemiche che hanno preceduto l’evento.
“Oggi credete forse che, vista l’esperienza maturata, le cose siano diverse?
NO, oggi il numero dei medici è esattamente lo stesso di marzo e il rischio che si possa nuovamente vivere la stessa esperienza è molto serio e verosimile.
Non possiamo più permettere che la nostra credibilità (e mi riferisco ai miei colleghi medici) sia minata dall’insipienza di una politica immobile e sorda ai bisogni dei suoi cittadini.
I cittadini chiedono da sempre la presenza dei medici nel territorio. Ma i medici sul territorio non ci sono, ce ne sono pochissimi.
Noi stessi chiediamo che a fronte di test diagnostici che siano realmente affidabili e specifici (se esistenti) si ponga fine a un clima di inutile e pericoloso terrore che porta orde di persone terrorizzate ad affollare i pronto soccorsi bloccandoli. Spesso e volentieri persone che non hanno neanche sintomi, ma che hanno semplicemente paura.
Chiediamo da molti mesi che i numeri siano dati in maniera razionale e circostanziata e non bollettini di guerra. Chiediamo che i pazienti possano essere curati a casa adeguatamente fornendo linee guida e direttive da parte delle istituzioni, perché la maggior parte dei pazienti POSSONO essere curati a casa e la maggior parte dei pazienti GUARISCONO!
Non possiamo più permettere che il rapporto tra medico e paziente, l’alleanza tra medico e paziente, sia distrutta per volgari interessi economici.
Per la cupidigia e l’inettitudine di alcuni.
Per favorire i grandi gruppi privati o le potenti aziende farmaceutiche.
Rispettare l’articolo 32 della Costituzione significa anche tornare a un rapporto di piena fiducia tra paziente e medico e questo non potrà più essere possibile se ai medici verrà negata la loro libertà di espressione attraverso la minaccia di ritorsioni e procedimenti disciplinari continui.
Noi chiediamo con forza di poter esprimere le nostre opinioni e i nostri dubbi perché solo un pensiero critico può generare conoscenza. E non il dogmatismo scientifico.
In un momento così drammatico per l’Italia, con l’incubo di un nuovo lockdown che incombe ancora una volta su tutti noi, noi medici vorremmo poter dire a tutti i cittadini di non aver paura, che ce la faremo tutti insieme e uniti, che oggi conosciamo meglio la malattia e le cure, vorremmo dire di fidarsi di noi e che faremo di tutto per curarvi nel miglior modo possibile, nonostante, ancora una volta, saremo mandati al fronte a combattere con le scarpe di cartone”.
FONTE YOUTUBE (In diretta da Rimini – Riprendiamoci la Costituzione): https://www.youtube.com/watch?v=QEk2vmmbD9I&t=3683
O anche semplici strutture Covid a bassa intensità, per non eliminare gli altri reparti di altre specialità, continuando a garantire le prestazioni ordinarie che invece sono state (un’altra volta) soppresse, portandosi dietro un carico enorme di vite a medio e lungo termine. Se avessimo pensato subito ad assumere e/o formare personale adeguato, in via stabile e definitiva? Quanto sarebbe costato? Meno di quello che abbiamo speso e spenderemo? E se anche ci fosse costato molto di più, non ne sarebbe valsa la pena? Avremmo poi avuto strutture e personale in numero eccessivo da gestire una volta finita la pandemia?
Non lo so, dipende dalla prospettiva: la nostra prospettiva, quella costituzionalmente orientata, dovrebbe tendere ad avere ospedali efficienti e perlopiù vuoti. Perché gli indecenti affollamenti in corsia e nei reparti non sono certo solo un fenomeno pandemico. Così come la precarietà e scarsità del personale: sono una piaga con cui facciamo i conti da troppo tempo, causa logica da spending review. Allora dobbiamo rivoluzionare la gestione politica dei servizi essenziali e anche il modo di pensare che ci siamo lasciati inculcare: la sanità pubblica è un termometro del progresso e della civiltà. La sanità non è un costo, ma un investimento sociale e deve essere sottratta alle logiche del risparmio o del profitto privato.
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