Consenso informato

Scrive Carbone: “Quanto è democratica la conoscenza, se solo a partire da un certo censo ci si può permettere di essere realmente aggiornati? In questo mare magnum quali sono i criteri in base ai quali selezionare le fonti attendibili? o almeno plausibili?”  Si tratta di temi che riguardano i massimi sistemi e che non possono essere affrontati in poche parole, ma per tornare al tema specifico tutto questo ci dice  che gli stessi specialisti rischiano di non essere abbastanza informati, soprattutto quando ci si trova di fronte a fatti nuovi tutti da affrontare e determinare. E tuttavia vediamo quanti “esperti” parlano dei nuovi vaccini ( ma spesso anche dei vecchi) senza saperne assolutamente nulla, fidandosi ciecamente dei dati forniti dai produttori stessi e  in questo caso per giunta di dati estremamente sommari che dovranno essere integrati da anni di pratica con l’umanità intera quale cavia e ben sapendo che gli esperimenti di controllo dipendono in gran parte dai denari stessi di Big Pharma

2 pensieri su “Consenso informato

  1. Quando sentite parlare della comunità scientifica che afferma questo o quel contenuto o per dirla kantiamente un qualche giudizio sintetico a priori, potete essere matematicamente certi che chi usa tale espressione non sa ciò di cui sta parlando e si riferisce nel migliore dei casi ad ipotesi prevalenti che sono poi normalmente quelle che piacciono ai gestori della conoscenza consentita.
    https://ilsimplicissimus2.com/2020/12/15/la-presa-in-giro-della-comunita-scientifica/

  2. Nell’anno che sta terminando è mancato un accompagnamento integrale- sanitario ma anche etico e spirituale- al dolore e alla fine. Segno di una involuzione profonda, che proprio gli anziani morti di Covid riconoscevano e dalla quale ci mettevano in guardia con il loro attaccamento ai valori in cui vissero tante generazioni. Siamo più soli, senza di loro. Perdiamo i punti di riferimento e diventiamo più poveri. Nelle generazioni falciate dal virus non c’erano né veline né sardine, ma uomini e donne che hanno compiuto il loro dovere. Ricordiamo un insegnamento di un inverno lontano, in un mattino nevoso. Non volevamo andare a scuola, ma c’erano gli esempi silenziosi di papà, tornato dal lavoro notturno impegnato a spalare la neve e della mamma che lo aiutava.

    La generazione di anziani falciata dal Covid è l’ultima di quelle che hanno fatto grande l’Italia e trasmesso un benessere che non fu mai povertà morale, generosamente offerto a noi che sprechiamo il lascito ogni giorno. Hanno piantato alberi per un’altra generazione, come chiedeva Cicerone, hanno lavorato e vissuto più per i figli che per se stessi. Noi, quegli alberi li stiamo strappando a uno ad uno con tutte le radici per sostituirli con surrogati artificiali, la corsa del piacere, della carriera, un ridicolo progresso in cui chiamiamo civiltà ogni distruzione dell’eredità ricevuta dal sangue del nostro sangue.

    Avevano ancora il senso dell’onore, del decoro e della sobrietà, quei vecchi a cui non abbiamo neppure detto addio. Abbiamo spezzato il filo e non abbiamo nulla da trasmettere ai pochi figli nostri. Neppure il senso della vergogna, la colpa di averli abbandonati dopo averne disperso i principi. A noi capiterà lo stesso: è il giusto testamento della generazione dei colti, degli “esperti”, dei civilizzati, di quelli che si sono emancipati dall’ignoranza dei padri e liberati dalle loro idee e modi di vita. Noi toglieremo il disturbo disperatamente, con un’iniezione in ambiente sterilizzato, dopo aver pagato il ticket. Loro insegnavano il mestiere di vivere, noi quello di morire. Riposino in pace, i vecchi eliminati dal virus, per la gioia dell’INPS e delle spesa sanitaria.

    La loro vita non fu una statistica, come è diventata la loro morte. Ci sarà un vaccino contro l’indifferenza?
    Roberto Pecchioli

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