“È l’ennesimo segnale della pericolosità, per la libertà di pensiero, dell’oligopolio informativo che si è costituito attorno alle multinazionali del web. Fino a non molti anni addietro, per far conoscere le proprie opinioni in sede pubblica si poteva disporre di una pluralità di canali influenti: tv e radio, siti web, ma anche giornali, riviste, libri. Nessuno di questi è scomparsa, ma la loro capacità di irradiazione si va sempre più riducendo a profitto dei social media. Chi frequenta questi ultimi non presta praticamente più alcuna attenzione ad altre fonti. E se qualche voce viene estromessa da Facebook, Youtube, Twitter, TikTok e via dicendo, è come se non esistesse più. Ben pochi andranno a cercarla, e ad ascoltarla, altrove. Siamo alla cappa di piombo della censura, come ha scritto di recente un intellettuale acuto – e censurato – come Alain de Benoist”.
Marco Tarchi
L’articolo era riportato qui:
Il web non è uno spazio di libertà ma di repressione poliziesca
di Alain de Benoist – 28/01/2021
Per pura coincidenza da allora il mio blog non è stato piu raggiungibile 😦
Si legge molto meno di prima, si dedica un minor tempo ai rapporti intrafamiliari e alla frequentazione degli amici in carne ed ossa, si fa persino meno attività fisica e sportiva. Sugli studenti di ogni ordine e grado, tutto questo ha un effetto particolarmente deleterio, che quasi tutti coloro che si dedicano all’insegnamento constatano quotidianamente
Ibidem