Prima del Covid il ricorso alle pratiche di medicina alternativa e un certo atteggiamento di sospetto verso i farmaci e i loro effetti collaterali, era moneta corrente tanto che qualunque cosa potesse essere spacciata come naturale era già di per sé assolutamente preferibile, nell’ingenua convinzione che ciò che è naturale non fa male o non ha effetti collaterali. Poi, arrivata la pandemia e tutti si sono attaccati alla mammella di Big Pharma cercando salvezza attraverso ciò che prima appariva sospetto, non badando in alcun modo alle assurdità e alle contraddizioni della narrazione covidiana e reclamando vaccini che in molti casi, come quelli a mRna rappresentano l’estrema artificialità possibile. Prima pensavo che il “naturalismo” naif in voga fosse espressione di un pensiero di tipo magico alla Frazer, un arcaismo quasi salutare dentro la progressiva alienazione di noi stessi e del mondo, ma l’inversione di atteggiamento è stata così drastica che bisogna far ricorsoi a un’altra categoria , quella del “pensiero futile” ovvero quello in cui idee e credenze diventano oggetti di consumo e si comportano come tali dentro un “mercato” di tendenze e di parole d’ordine che non hanno alcuna validità in sé, sono cioè completamente vuote, ma valgono solo come riconoscimento di posizione. E’ l’effetto di decenni di pensiero unico, spacciato attraverso tutti i mezzi possibili, che dapprima ha prodotto il pensiero debole, con la svalutazione di ogni visione del mondo che non fosse la constatazione della sua assenza e poi è si è trasformato in pensiero irrilevante che si orientata secondo le tendenze, mode, parole d’ordine, spesso orientate da strategie commerciali, di profitto o anche geopolitiche. .
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