Dovremmo essere stanchi di una neo lingua a cui si deve gran parte del vuoto che ci circonda, piena di parole vuote, prive di una semantica, generiche, vaghe e vacue che hanno prima depistato, durante gli ’80 e ’90 svalutando il linguaggio della politica e dell’ideazione sociale e poi disabituato le menti al pensiero fornendo semplicemente delle formule che lo simulano. E’ proprio su questa base di primitivizzazione del linguaggio, ridotto a segnali poco specifici e quasi agrammaticali i quali esonerano dalla necessità di analizzare e distinguere che si deve gran parte della difficoltà nel comprendere il mondo che ci circonda al di là delle formule che vengono fornite come istruzione per l’uso della vita di ciascuno. Che poi gran parte di questa neolingua si fondi sull’inglese è ovvio per via dell’egemonia culturale, ma anche naturale trattandosi del sistema linguistico più ridotto ed elementare di tutta l’area indoeuropea. Anzi alcuni linguisti non lo classificano nel novero delle lingue flessive. Basta leggere qualcosa in rete o semplicemente guardare la televisione spazzatura, quindi la quasi totalità di essa, per rendersi conto che con una trentina di parolette tipo wow, smart, strong, outfit, look, fusion, anni 80, e via dicendo si può costruire tutta un’epopea del vuoto quotidiano. Non si tratta di un linguaggio povero, si tratta in realtà di un non linguaggio, di un sistema di segni che in sé non consente nessuna comprensione del mondo così come non si può costruire né una filosofia né una letteratura basandosi sui segnali stradali. Ecco perché le persone non riescono a comprendere ciò che accade loro e questo è tanto più vero quanto più cresce il livello nominale di acculturazione perché generalmente questo consente una migliore separazione dal reale e dalla fatica quotidiana. Dico nominale perché spesso abissi di inimmaginabile ignoranza sono nascosti dietro manufatti parolai prefabbricati. Il fatto stesso che sia così’ difficile far comprendere l’importanza del linguaggio nell’ideazione, nella lotta e nell’opposizione, ma più basilarmente nella comprensione del mondo, è proprio dovuto alla mancanza di una “lingua” capace di esprimerla.
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Obiettivo dell’informazione è così depositare un sedimento di tendenze subconscie che spingano la gente a pensare e ad agire secondo suggestioni assimilate passivamente, secondo i canoni della pubblicità.
Se consideriamo che oggi il potere mediatico è secondo solo a quello economico-finanziario che lo controlla, possiamo comprendere l’enorme minaccia rappresentata da un’informazione adulterata. Gli stessi poteri dello Stato sembrano venir scavalcati e posti in subordine dalla forza dei media. Nessuno può quindi arginare il dilagare di una plutocrazia di mercanti e banchieri svincolata da ogni principio democratico.
Livio Cadé
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