Se dico che provo pietà per chi si trova in una situazione drammatica, ecco che si può annusare un mio profilo superbo, chino dall’alto in basso, o un mio profilo svilente, perfino schifiltoso. Se invece dico di provare pietas verso la medesima situazione, ecco che le campanelle d’allarme non si accendono, anzi si alzano le sopracciglia sorprese, guarda che urbanità, è vicino al dramma ma che finezza, non si sente nemmeno odore.
Una soluzione comoda, efficace, accessibile. Che riesce a ripulire un concetto in cui è scomodo stare, che permette di evitare di rappresentare la reale ambiguità della pietà e il conflitto della commiserazione, di glissare con passo dotto sulla sfida contro sé che spesso la pietà rappresenta.
Insomma, oscillando fra una consistenza propria da motto dittatoriale e una consistenza impropria da imbiancatura di convenienza, forse ‘pietas’ è una di quelle parole da tenere schedate nella nostra questura interiore.
https://unaparolaalgiorno.it/significato/pietas

Eneide II 721-724 “Detto così, distendo sulle larghe spalle e sul collo reclino una coperta, la pelle d’un fulvo leone, e mi sottopongo al peso; alla destra mi si stringe il piccolo Iulo, e segue il padre con passi ineguali” (trad. Luca Canali
La persecuzione ebbe inizio il 23 febbraio del 303, e fu condotta con grande ferocia, soprattutto in Oriente, dove la religione cristiana era ormai notevolmente diffusa. Il primo editto venne affisso nella capitale, Nicomedia,[244] e ordinava:[245]
a) il rogo dei libri sacri, la confisca dei beni delle chiese e la loro distruzione;[246]
b) il divieto per i Cristiani di riunirsi e di tentare qualunque tipo di difesa in azioni giuridiche;[246]
c) la perdita di carica e privilegi per i cristiani di alto rango, l’impossibilità di raggiungere onori e impieghi per i nati liberi, e di poter ottenere la libertà per gli schiavi;
d) l’arresto di alcuni funzionari statali.[247]
Nel giro di pochi giorni, prima della fine di febbraio, per due volte il palazzo e le stanze di Diocleziano subirono un incendio.[248] La strana coincidenza fu considerata prova della dolosità dei due eventi, e il sospetto, fagocitato da Galerio, ricadde ovviamente sui Cristiani. Venne allora promossa un’indagine, ma diede esito negativo, poiché nessun responsabile venne trovato. Diocleziano, allora, sentendosi minacciato in prima persona, abbandonò ogni residua prudenza e irrigidì la persecuzione. Nonostante i numerosi arresti, torture ed esecuzioni ovunque, sia nel palazzo sia nella città, non fu possibile estorcere alcuna confessione di responsabilità nel complotto. Ad alcuni apparve però sospetta la frettolosa partenza di Galerio dalla città, che fu giustificata con il timore di cadere vittima dell’odio dei Cristiani.[249] Vennero inizialmente messi a morte gli eunuchi di corte, Doroteo e Gorgonio. Il cubicolario, Pietro, fu spogliato, innalzato e flagellato. Sale e aceto vennero versati sulle sue ferite, e lentamente venne messo sul fuoco e fatto bollire fino alla morte. Le esecuzioni continuarono fino almeno al 24 aprile del 303, quando sei persone, incluso il vescovo Antimo di Nicomedia, furono decapitate.[250] Dopo il secondo incendio, scoppiato sedici giorni dopo il primo, Galerio abbandonò la città per Roma, dichiarando Nicomedia insicura,[248] e poco dopo anche Diocleziano lo seguì.[250]
Acquaforte di Jan Luyken raffigurante la Persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano (Eeghen 686)
Forse per l’iniziale scarsa animosità nei confronti della persecuzione da parte di Diocleziano, che voleva magari verificarne gli esiti personalmente prima di dover intervenire su larga scala, stranamente l’editto impiegò quasi due mesi per arrivare in Siria e quattro per essere reso pubblico in Africa. Nelle varie parti dell’Impero i magistrati e i governatori applicarono comunque con varia severità (e a volte con mitezza) il decreto, ma le vittime e le distruzioni delle chiese furono numerose, come numerosi furono i roghi dei libri sacri (che però, grazie alla loro diffusione, vanificarono l’opera del fuoco).[251] Questo editto fu seguito da altri, nei quali si comminavano pene sempre più gravi, dapprima nei confronti dei funzionari pubblici, e quindi di tutti i cittadini di fede cristiana.[252] Malgrado il crescendo delle persecuzioni, queste risultarono infruttuose. La maggior parte dei Cristiani riuscirono a fuggire e la persecuzione non ebbe il supporto dei pagani. Le sofferenze dei martiri rafforzarono la determinazione dei loro fratelli cristiani.[253]
Eusebio definirà una vera guerra gli anni che seguirono: molti furono i lapsi, ma anche i martiri.[254] Il maggior numero di vittime si ebbe nell’area controllata da Diocleziano (Asia minore, Siria, Egitto), dove i Cristiani erano molto numerosi; nei meno cristianizzati Balcani il cesare Galerio, spesso indicato come l’ispiratore della persecuzione, fu egualmente duro. Anche in Italia e in Africa Occidentale, governata dall’augusto Massimiano, le violenze furono dure e si contarono molti martiri, anche se il quarto editto fu applicato in modo limitato; invece in Britannia e Gallia il cesare Costanzo Cloro, padre di Costantino I, applicò solo il primo editto.[255] A ricordo dei martiri di questo periodo sono pervenute testimonianze epigrafiche e agiografie ritenute autentiche.[256]
https://it.wikipedia.org/wiki/Diocleziano
Penso che l’antidoto debba corrispondere alle quattro condizioni descritte all’inizio da Desmet. Le nostre alternative dovrebbero essere:
1. Più connessione sociale;
2. Più creazione di significato (attraverso la spiritualità, il lavoro onesto, il tempo trascorso con la famiglia e gli amici e l’esperienza della natura);
3. Identificare correttamente la fonte della nostra ansia, come, ad esempio, la nostra cultura della fretta e aiutare le persone a prendere la rampa di uscita verso un’economia parallela;
4. Identificare correttamente la fonte della nostra frustrazione e della nostra aggressività con il sistema predatorio del capitalismo monopolistico e aiutare le persone a scegliere un’economia parallela basata sul rispetto reciproco.
Un ultima considerazione per ora… ciò che la pandemia mi ha fatto capire è che la tendenza al totalitarismo fa parte della condizione umana. Adam Curtis nel suo documentario in tre parti The Living Dead sostiene che il mondo ha tratto la lezione sbagliata dai processi di Norimberga. Penso che Curtis abbia ragione quando afferma che è stato un errore sostenere che i nazisti erano stati eccezionalmente malvagi; la lezione della Seconda Guerra Mondiale avrebbe dovuto insegnarci che l’ombra del male risiede nel cuore di tutti gli uomini.
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/gli-aspetti-psicologici-del-genocidio-di-big-pharma