Fonte: Franco Cardini
La nostra Felicissima Era Politca e Mediatica è, come tutti sanno, distinta in tre Età: l’Età dell’Oro, Aurea Proles; l’Età dell’Argento, Argentea Proles; l’Età di Merda, Excrementitia Proles.
Durante la Prima Età, padrone del sistema di valori e delle coscienze era il Professore: un Infallibile Padreterno, tipo Giovanni Spadolini o Umberto Eco. Nessuno o quasi osava contraddirlo. Era il tempo delle Tribune Politiche.
Nella Seconda Età, giunsero i Conduttori Televisivi. Non usavano più l’alto linguaggio accademico o il pertinente linguaggio politico, bensì il gergo del Bar dello Sport: ad esempio redigendo continuamente tavole dei Buoni e dei Cattivi, di chi stava dalla Parte Giusta e chi da quella Sbagliata della Storia. E molti fra i Padreterni e le Mammesantissime dell’Età precedente, se volevano sopravvivere e avere al loro fettina di visibilità (sovente interrotta dall’autorevole parere dei Conduttori), dovevano adeguarsi. Era il tempo dei Talk Shows.
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Fonte: EreticaMente
Qualche settimana fa a Bologna una folla di giovani ha atteso per ore di vedere per un attimo Chiara Ferragni. La notizia colpisce per il fatto che la signora in questione non è un’icona della musica, un’attrice di successo o un’artista. La sua professione è influencer, ossia una persona che – se le parole hanno un senso – tende a determinare il comportamento, le idee, i consumi altrui attraverso dichiarazioni o stile di vita. Un’attività assai prossima all’imbroglio , giacché le azioni degli influencer sono generalmente dettate dal sistema del consumo, in particolare dei beni “posizionali”, quelli cioè che servono a segnalare uno status sociale, una condizione di prestigio, spesso solo un’ aspirazione e un’imitazione gregaria. E’ grande lo stupore per la scelta dei giovani bolognesi – e dei numerosissimi studenti del suo ateneo – tanto più per la forte tradizione “progressista” della città.
Insomma, siamo in presenza dello storpiamento ideologico dei significati, per generare consenso diffuso nel ceto semi-colto-moralista, orgoglioso di sentirsi inclusivo e di avversare chi non lo è.
Milioni di Fantocci qualsiasi, senza la consapevolezza di essere Fantocci, e senza l’orgoglio che Fantozzi talvolta lasciava emergere.
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