San Giorgio

Mi accorgevo adesso che https://terzapaginainfo.wordpress.com/ ha compiuto dieci anni, la fonte primaria per la sua ispirazione sono sicuramente state le canzoni di Giorgio Gaber:

Caro amico sei messo male
sei vittima di un tempo un po’ sbagliato
un tempo dove tutto si è appiattito
dove ciò che aveva un senso si è deteriorato

E se ti viene qualche idea geniale
buttala via
perché qualsiasi comportamento
ci ha già il suo riferimento all’idiozia

Non è più il momento di fare lunghe discussioni
di fare ipotesi sociali o confessioni personali
non è più il momento di fare inutili teorie
né di cantare una canzone né di comprarsi un cane

Non è più il momento di fare tristi seminari
di scrivere sui muri non ha più senso neanche la follia
non è più il momento di dedicarsi ad una donna
o a qualcos’altro di importante non è più il momento per niente

In mezzo a tanta confusione
sono affogate le tue idee
e come chi è stato tradito da una donna per bene
tu ora pensi che tutte le donne siano puttane

Razza già finita senza neanche cominciare
razza disossata già in attesa di morire
no non fa male credere
fa molto male credere male

Però fa un certo effetto ritrovarsi a ricordare
e più che altro a dire che era molto meglio qualche anno fa

Non è più il momento di generose aggregazioni
di noiosissime riunioni né di analisti né di fantasia
non è più il momento di aver fiducia nei contatti
di ritentare la comune e di dare del tu a tutti

Non è più il momento c’è solo un po’ di nostalgia
stava per nascere qualcosa la nostra rabbia era allegria
per tenerci in vita ci bastava una cazzata
non si sa perché improvvisamente non è più il momento per niente

Quella magnifica illusione non era mica un’idiozia
e tu che sei stato tradito nella tua aspirazione
ora pensi che tutte le idee siano coglione

Razza già finita senza neanche cominciare
razza disossata già in attesa di morire
no non fa male credere
fa molto male credere male

No non fa male credere
fa molto male credere male

A 80 anni dalla nascita le sue canzoni hanno anticipato i nostri tristi tempi dandoci la chiave per affrontare un futuro distopico.

Giorgio Gaber è morto a Camaiore il primo gennaio 2003.

L’infinito

ROBERTO VECCHIONI – L’INFINITO (CD)

Disponibile anche in Edizione Deluxe con il saggio “Le parole del canto. Riflessioni senza troppe pretese” e Vinile Limited Edition

A distanza di cinque anni dall’ultimo lavoro discografico (“Io non appartengo più” del 2013), il 9 novembre esce “L’infinito”, il nuovo album di Roberto Vecchioni, prodotto da Danilo Mancuso per DME e distribuito da Artist First.

Il lavoro racchiude 12 brani inediti, con musica e parole del Cantautore, sarà disponibile anche in edizione Deluxe arricchita dal saggio “Le parole del canto. Riflessioni senza troppe pretese” e in Vinile Limited Edition.
L’album contiene l’eccezionale ritorno sulla scena musicale di Francesco Guccini che, per la prima volta, duetta con Roberto Vecchioni nel singolo “Ti Insegnerò a volare”, ispirato al grande Alex Zanardi, in radio dal 6 novembre.

Due padri della canzone d’autore si rivolgono alle nuove generazioni, in un periodo in cui tutto si dissolve nella liquidità e nella precarietà culturale, invitandole a sfidare l’impossibile. La storia del campione è la metafora della “passione per la vita che è più forte del destino”.
Questo brano – racconta Vecchioni – si specchia direttamente in quella che è stata chiamata la “canzone d’autore” e che non c’è, non esiste più dagli anni ’70. In realtà l’intero disco è immerso in quell’atmosfera perché là è nato e successo tutto. Là tutto è stato come doveva essere, cioè immaginato, scritto e cantato alla luce della cultura, semplice ed elementare oppure sottile e sofisticata, ma comunque cultura. Forse per questo Francesco Guccini (che ho fortemente voluto nel mio disco per quello che rappresenta, e lo ringrazio ancora di esserci stato), ha scelto di cantare con me”.
Un passaggio di testimone per una nuova “resistenza” che sceglie mezzi analogici: solo cd e vinile senza piattaforme streaming e download, una scelta coerente al progetto discografico che indica la volontà di non trattare la musica come prodotto di consumo veloce, scaricabile con un click, di non decontestualizzare l’ascolto del singolo brano, parte integrante della narrazione che tiene insieme ritratti diversi, da Alex Zanardi a Giulio Regeni, dalla guerrigliera curda Ayse a Leopardi, che l’autore accomuna nell’amore per la vita.

Un album manifesto, “non 12 brani  – come spiega Vecchioni – ma un’unica canzone divisa in 12 momenti”,  in una dimensione temporale verticale che rinvia al tema dalle suggestioni letterarie:  la necessità di trovare l’infinito al di qua della siepe, dentro noi stessi.

L’album è il frutto della collaborazione di un team d’eccezione, Lucio Fabbri (produzione artistica): pianoforte, piano elettrico, organo Hammond, violino,  viola, fisarmonica, basso elettrico e chitarra elettrica; Massimo Germini: chitarra classica e acustica, chitarra 12 corde, mandolino, bouzouki, ukulele, liuto cantabile; Marco Mangelli: basso fretless; Roberto Gualdi: batteria e percussioni.

TRACKLIST

01. Una notte, un viaggiatore
02. Formidabili quegli anni
03. Ti insegnerò a volare (Alex)
04. Giulio
05. L’infinito
06. Vai, ragazzo
07. Ogni canzone d’amore
08. Com’è lunga la notte
09. Ma tu
10. Cappuccio rosso
11. Canzone del perdono (non presente nel Vinile)
12. Parola

https://musicfirst.it/roberto-vecchioni-l-infinito/43965-roberto-vecchioni-l-infinito-cd-8051160972296.html

La domenica delle salme

Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggiava Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina [1]
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento.
I polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista.
La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade.
La domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del tua culpa
affollarono i parrucchieri.
Nell’assolata galera patria
il secondo secondino
disse a “Baffi di Sego” [2] che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
d annunciare l’amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
– voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo –
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade [3]
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.
La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
– quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare -.
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta poi ci mandarono a cagare
-voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
con i pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo –
La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.

Note originali dal libretto dell’album:

[1] Baggina: Così viene chiamata a Milano la casa di riposo per anziani “Pio albergo Trivulzio”

[2] Baffi di sego: gendarme austriaco in una satira di Giuseppe Giusti

[3] De Andrade: vedi Serafino Ponte Grande di Oswald De Andrade.

inviata da Riccardo Venturi22/11/2004 – 01:51

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=1309&lang=frUn

Antenòr

Video

secondo una leggenda, nel 1860 una nave, chiamata “olandese volante”, era diretta da Amsterdam a Batavia (l’attuale Giakarta). Nonostante fosse colpita da un forte uragano, il capitano decide di proseguire contro il volere di Dio (un po’ come Odisseus) e affonda. Come contrappasso è costretto a navigare in eterno su un mare con grosse onde, che gli impediscono di tornare a casa.

https://francescoguccinifc.wordpress.com/2018/06/11/antenor-commento-di-a-morreale/

Attraverso lo specchio

Pincopanco e Pancopinco, conosciuti anche Dindino e Dindello (Tweedledum e Tweedledee in inglese) sono i personaggi di una filastrocca inglese per bambini, poi ripresi anche da Lewis Carroll nel seguito del suo celebre romanzo, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.
Nel romanzo di Carroll i due simpatici fratelli vengono descritti come due personaggi grassocci e di bassa statura.

Bob Dylan dedica loro una canzone nel suo album Love and Theft.

Tweedle Dee & Tweedle Dum
Tweedle-Dee Dum and Tweedle-Dee Dee
They’re throwing knives into the tree
Two big bags of dead man’s bones
Got their noses to the grindstones
Living in the Land of Nod
Trustin’ their fate to the hands of God
They pass by so silently
Tweedle-Dee Dum and Tweedle-Dee Dee
Well, they’re going to the country, they’re gonna retire
They’re taking a streetcar named desire
Looking in the window at the pecan pie
Lot of things they’d like they would never buy
Neither one gonna turn and run
They’re making a voyage to the sun
“His Master’s voice is calling me”
Says Tweedle-Dee Dum to Tweedle-Dee Dee
Tweedle-Dee Dee and Tweedle-Dee Dum
All that and more and then some
They walk among the stately trees
They know the secrets of the breeze
Tweedle-Dee Dum

Canzone scritta sul muro

Video

E salve gente senza un colore,
senza un problema senza un dolore,
gente coperta da scorie gravi,
per ogni occhio ha almeno due travi,
gente sepolta dal carnevale di una città,
sotto il peso di una tremenda felicità.
Gente che ride quando si parla,
gente che ride quando si canta,
gente convinta che vivere sia,
accontentarsi e godersi quel tanto.
Questa canzone scritta sul muro
vi colpirà ne sono sicuro,
con le sue povere scarne parole
ma libere come ragazze sole,
questa canzone scritta di rabbia,
ognuno di voi per sua voglio che l’abbia,
per me sarà stringervi tra le mie braccia
e uno ad uno sputarvi in faccia.