Ormai chiunque critica le misure prese dal governo viene sbrigativamenre definito negazionista, in realtà succede che questa attenzione esclusiva per il Covid porta a trascurare le altre patologie (tumori, malattie cardiache) che rimangono le cause più frequenti di morte; addirittura leggevo di statistiche in cui medici si lamentavano della aumentata frequenza di morti peri-natali, quelle del primo anno di vita, dovute alla difficoltà dei controlli periodici delle gravidanze durante il lockdown.
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La peste bianca
Ah, le donne…
La donna, inutile nasconderselo, è centrale nelle vicende di natalità: un tempo, anzi, la sua vita era centrata proprio sulla riproduzione, almeno fino alla Prima Guerra Mondiale. Poi, ci fu il cambiamento: le donne, forzatamente, entrarono nell’apparato produttivo…e non ne uscirono più!
D’altro canto, la donna di fine ‘800 aveva desideri, aspettative, programmi, sogni…che non sono nemmeno paragonabili a quelli odierni, dove apprezza l’indipendenza che la società moderna le consente mentre, a fine ‘800, non poteva nemmeno ereditare, bensì solo consegnare la propria dote al marito.
Oggi, se vuole, può placare la sua ansia di figli semplicemente, con un figlio generato da un rapporto qualunque (magari anche d’amore, poi concluso) mentre gli anticoncezionali la metteranno al sicuro da gravidanze indesiderate.
D’altro canto, oggi, non penso che si possa (e si desideri) riportarle – per editto – a quella condizione: eppure, qualcosa bisognerà fare. Ma dovrà essere un “fare” che riguarda la società nel suo insieme, non certo le sole donne. Perché anche le donne, pur emancipate e liberate da una sudditanza incongrua, non sono affatto contente!
estratto da http://carlobertani.blogspot.com/2019/07/la-peste-bianca.html
Il ministero della solitudine
Il governo britannico ha istituito il ministero della solitudine. L’ orgoglioso impero che fu della regina Vittoria e della Compagnia delle Indie alza bandiera bianca. Fu proprio la vecchia Inghilterra la prima patria dell’individualismo, da Locke a Hume passando per l’utilitarismo di Bentham e l’economia degli scozzesi, Smith e Mandeville. Prima di loro, Thomas Hobbes teorizzò che homo homini lupus, dunque va tenuto a freno con le spicce da governi ferrei. Theresa May, primo ministro britannico, forse per sensibilità femminile, ha colto qualcosa di profondo: il tempo presente, in Occidente, è quello della disgregazione, della depressione, della solitudine.
Crediamo che la decisione sia la più clamorosa ammissione di sconfitta fatta da un sistema politico, economico e sociale. La solitudine, nel Regno Unito, coglie almeno dieci milioni di sudditi, un sesto della popolazione ed è certamente una delle cause principali dell’alcolismo, delle dipendenze, della depressione, dei suicidi. Sembra più diffusa tra le classi medie che tra i poverissimi, ma non è altro che l’esito naturale di un modo di vivere – l’individualismo, l’inseguimento di carriera, successo, denaro – che inevitabilmente allontana dagli altri. Se per Aristotele, l’uomo era un animale sociale, o politico, la cui realizzazione avveniva nella concretezza della polis, per l’occidentale postmoderno vale la drammatica convinzione di Max Stirner: l’Unico. Secondo il pensatore tedesco della sinistra hegeliana il solo modo di salvare l’uomo da ogni forma di schiavitù politica, culturale o religiosa consiste nell’esaltarlo come valore assoluto. Il singolo diventa l’Unico, il cui compito è appropriarsi di una sola, autentica proprietà, se stesso.
Potremmo ricordare come il protestantesimo del nord Europa e della Gran Bretagna, nella forma dell’anglicanesimo radicale dei puritani, pervenga per sentieri diversi ad uguali conclusioni, con l’uomo solo dinanzi al mistero del tutto, impegnato parossisticamente nella vita activa per dimostrare a se stesso di possedere la grazia. La conseguenza, dimenticato ogni riferimento alla trascendenza, è la solitudine successiva allo scatenamento delle passioni umane.
Theresa May, almeno, si è resa conto del problema e vuole fare qualcosa; dubitiamo tuttavia che il neonato ministero possa ribaltare la situazione. Tutt’al più, metterà in campo qualche assistente sociale con l’incarico di suonare il campanello degli inglesi in orario d’ufficio, esclusi il fine settimana e le feste comandate. L’esponente conservatrice è una distinta sessantenne sposata senza figli, una condizione condivisa con la paffuta Angela Merkel, mutti, mammina sterile dei tedeschi. Paolo Gentiloni dei conti Silverj, taciturno capo del governo italiano non sfugge alla triste regola, come il francese Emmanuel Macron, a non contare i figli di primo letto della moglie Brigitte Trogneux, di un quarto di secolo più anziana, tre volte madre e nonna di sette nipoti. Tra i maggiori leader governativi europei, solo lo spagnolo Mariano Rajoy ha due figli. Esiste indubbiamente un collegamento tra la solitudine esistenziale che si è impadronita del nostro spazio e il rifiuto della paternità/maternità e della responsabilità. Poiché Rajoy è galiziano, citiamo un detto della sua terra: todo es empeorable, tutto può peggiorare.
Roberto Pecchioli
leggi tutto in https://www.maurizioblondet.it/ministero-della-solitudine/
Il barcone rende liberi
Di Enrico Galoppini
Precisiamo, a scanso di equivoci e prima di essere “linciato” dai soliti vigilanti del moralmente corretto, che non si deve derubare, aggredire e tantomeno ammazzare nessuno per futili motivi eccetera eccetera.
Ma a me pare un tantino eccessivo che dopo l’uccisione di un immigrato africano a Fermo un’organizzazione dedita alla “accoglienza” si costituisca come parte civile, mentre tutte le volte (e sono tante) che un italiano è stato ammazzato da un immigrato non c’è mai stato lo straccio di un Comune, o altra “istituzione”, che ha compiuto il medesimo passo.
Si pensi alle aggressioni con furti in casa, nelle quali è stato testimoniato dagli aggrediti che gli aggressori urlavano, mentre li seviziavano, “italiani di merda”. Ma anche a tutte quelle volte che, senza il condimento di tali ‘apprezzamenti’, nostri connazionali sono stati picchiati e derubati, persino dai cosiddetti “profughi” in libera uscita dagli appositi “centri”.
Come mai per tutte queste terribili situazioni vissute sulla loro pelle da parecchi nostri connazionali non esiste alcuna “aggravante”? I furti in casa gli italiani se li meritano? L’immigrato che delinque ai danni di un italiano mette in opera la versione aggiornata di Robin Hood? Qualcuno, nel “palazzo” e nell’opinione pubblica benpensante, ha individuato nei “migranti” gli ultimi epigoni della mitica “giustizia proletaria”?
Queste cosiddette “leggi antirazzismo” valgono solo in un senso?
E che dire del Governo che manda il Ministro dell’Interno a Fermo per presiedere altisonanti “comitati”? Forse s’è mosso qualcuno da Roma quando, per fare un esempio, a Terni un ragazzo del posto, tranquillo coi suoi amici a sorseggiare un aperitivo, venne sgozzato con una bottiglia rotta da un immigrato ubriaco? Lo hanno “ricordato” alla Camera?
Forse la chiamano “Camera” perché lì dormono!
La questione è che Lorsignori e i “Badroni” che li pagano hanno paura che la gente finalmente esploda smettendola di credere a forme di “opposizione” a questo sistema educate ed “oneste” (guarda caso, i commenti sulla pagina dell’Ansa sono disabilitati). Così intervengono coi consueti strumenti repressivi e propagandistici, sottoponendo l’assassino a “fermo per omicidio preterintenzionale aggravato da finalità razzista” (la dinamica dei fatti è ancora da chiarire) enfatizzandone oltremodo la caratterizzazione “politica”, come se solo gli “estremisti di destra” avessero le tasche piene di una certa situazione. Il che non è vero.
Ma nessuno è esente da un controllo e da una repressione capillare quando c’è il rischio che la situazione sfugga di mano. I cinesi sono stati subito indagati appena si sono organizzati le ronde per proteggere le loro attività industriali. Li hanno subito stangati per non permettere l’emulazione agli italiani.
Che ovviamente, in quel frangente, divisi artatamente (perché ormai “programmati”) tra chi godeva nel vedere i cinesi manganellati e chi, per partito preso, stava dalla parte del “povero immigrato”, non hanno ancora ben compreso che in Italia non c’è nessun governo che fa il loro interesse e li protegge. Anzi, il governo gli rema sistematicamente contro, e sta lì a controllare che non alzino la testa.
Sono anni che un altro partito cosiddetto “di protesta”, parolaio e fanfarone, promette le ronde, ma non si sono mai viste perché ovviamente non sa farle, né può farle, mentre i cinesi, che ancora non si sono del tutto rimbecilliti, si sono organizzati per difendere le loro proprietà. Gente sana e con le idee chiare.
L’obiezione “da sinistra” è che queste cose non si fanno, ché altrimenti è “il Far West”, mentre “da destra” intortano gli italiani più sensibili al problema della sicurezza con la ricetta magica (ed irrealizzabile in questo contesto) dell’aumento delle risorse per le forze dell’ordine e del maggior controllo del territorio da parte loro.
Come se poi fosse sensatamente possibile, persino se le suddette forze disponessero del massimo degli effettivi e dell’equipaggiamento, presidiare ogni singolo casale disseminato in una terra, l’Italia, che notoriamente ha un insediamento particolarmente capillare e diffuso.
Il problema sta a monte, ed è l’aver fatto entrare alla chetichella o alla luce del sole un numero incalcolabile di persone che potevano tranquillamente vivere a casa loro. Perché fosse anche solo per un calcolo percentuale, è logico che tra queste vi sarà sempre chi va fuori controllo ed è pronto a fare qualsiasi cosa per campare, oltre a quelli che vengono qua direttamente per farci del male.
Poi, ovviamente, ci sono tra gli immigrati anche tante brave persone, come sarà stato l’africano ammazzato a Fermo, che a prescindere da considerazioni sull’opportunità o meno di una sua sistemazione in una nazione che non accenna ad uscire dalla “crisi” viene strumentalizzato oltre ogni decenza da questa classe dirigente per additare i “razzisti” di turno (che lo saranno anche, per carità), ed insinuando automaticamente che chiunque critica l’immigrazione anche con argomenti convincenti, e non tanto per blaterare e prender qualche voto, sia ipso facto “razzista” anche lui.
Il vero scopo di tutte queste lacrime di coccodrillo istituzionali è infatti impedire una pacata ma aperta discussione sull’immigrazione, per capire se ce la possiamo permettere e, soprattutto, se la gran parte degli italiani vuole tutto questo.
La risposta è chiaramente scontata: gli italiani non vogliono tutto questo. Ma attenzione, non vogliono nemmeno ammazzare ‘per sport’ gli immigrati, né sono tremendamente “razzisti” come vorrebbero insinuare certi soloni che pensano al posto di altri.
Eppure si ritrovano ogni giorno sul banco degli imputati, con scene all’ora di pranzo e cena di naufragi che non hanno certo provocato loro, e persino di ripescaggi di “barconi” effettuati in gran pompa (e gran dispendio di denaro) solo per sbattergli sul muso la loro pretesa “insensibilità” e “indifferenza”.
Tutto questo è inaccettabile. Non è accettabile sentirsi fare la ramanzina “antirazzista” da chi continua a devastare mezzo mondo per il tornaconto di una cricca di potenti. Come la Libia, che era un paese florido ed ora è un campo di battaglia. Queste “cariche” dello Stato con la lacrima incorporata devono piantarla di piagnucolare solo quando glielo prescrive la sceneggiata ben pagata che devono recitare.
Gli italiani vorrebbero solo, chi più chi meno, e con maggiore o minore consapevolezza, essere padroni a casa propria, esattamente come un proprietario di casa è libero o meno di aprire la porta o no a chi gli si presenta all’uscio. Molti, purtroppo, l’hanno dimenticato, o – mi si perdoni l’ineleganza stilistica – se lo sono fatti dimenticare, sviati e turlupinati come sono dalla mattina alla sera.
Anche il nigeriano ammazzato a Fermo, con ogni probabilità, se non fosse stato indotto da condizioni particolarmente gravi nella sua terra se ne sarebbe stato volentieri in Nigeria. Allora si dovrebbe chiedere ai suddetti ‘piagnucoloni’ se non sarebbe forse più produttivo, anziché permettere tutta questa sofferenza (che comprende la traversata del deserto e le torture degli “scafisti”), fare strage in quattro e quattr’otto di qualche esaltato religioso armato di pick-upcon la mitraglietta, così la si finirebbe subito col terribile spauracchio di turno (Boko Haram) che, a sentire i grandi esperti, provocherebbe le migrazioni di gente terrorizzata dalla Nigeria. Che cosa ce le abbiamo a fare, sennò, tutte queste devastanti armi all’avanguardia? Già, per destabilizzare chi non ci ha fatto nulla, come l’Iraq, la Libia o la Siria!
Ma figuriamoci se qualche cervellone degli eserciti occidentali capisce che con un martellamento di una settimana al massimo questo “problemino” è bell’e che risolto. In un mese o due ti fanno crollare governi (Iraq, Libia) e non si può dare una spazzolata a Boko Haram?* Ma cosa potrebbero raccontarci al tg dell’ora di pranzo della domenica insieme al discorso del Papa? Le “stragi di cristiani” (dell’immigrato ucciso è stata insistentemente sottolineata la religione) sono perfette per alimentare questo clima insopportabile, dove uno odia quell’altro, quell’altro odia quell’altro ancora e tutti si odiano allegramente, solo perché sono stati messi uno contro l’altro con vari sistemi, tra i quali rientrano anche queste “migrazioni”, che fino a che c’era l’Urss non s’erano mai viste in queste proporzioni, e dunque significherà qualcosa anche questo.
Con gli anni Novanta, infatti, mentre hanno cominciato a prescriverci di essere “multietnici”, hanno preso a redarguirci perché siamo “razzisti”: rafforzamento della Legge Scelba e “aggravante” per ogni atto determinato da una non ben definita dichiarazione di “superiorità etnica, religiosa e culturale”. Gli anni Novanta segnano effettivamente, per questo come per altri aspetti, una svolta epocale.
Per risolvere anche il falso problema del “razzismo” degli italiani (di prepotenti e violenti ne esistono di tutte le risme e con pretesti i più variegati) bisognerebbe perciò ritornare almeno agli anni Ottanta, quando lo straniero suscitava automaticamente curiosità. Perché si tratta anche di una questione di numeri: un conto è Hassan che vende le coperte al mare (la citazione è autentica), un altro una teoria interminabile di “vu’ cumprà” di ogni etnia che non ti lascia in pace un minuto.
Un conto è l’ingegnere o il medico venuto dall’Africa o dal Medio Oriente che si “integra” e convive con la popolazione locale, disposta ad accoglierlo sotto ogni aspetto, persino quello “culturale” che è quello che oggidì infiamma più gli animi. Un altro è una massa di manodopera disposta a fare qualsiasi cosa a qualsiasi condizione, mentre tutto il cosiddetto “sindacato”, ormai arcobalenizzato e regenizzato, tace profondamente.
Un conto è il “matto”, lo “scemo del villaggio”, che tutti conoscono e di cui si sopportano bonariamente le stravaganze. Un altro un numero incalcolabile d’individui fuori controllo che da un momento all’altro possono farti del male.
Tutto questo non è “razzismo”, perché a parti invertite anche gli arabi, gli africani ed i latino-americani reagirebbero allo stesso modo. Con fastidio e una rabbia montante specialmente quando ti rendi conto che in pratica va in scena sì “il razzismo”, ma al contrario, contro gli autoctoni.
Questa favola degli “italiani razzisti” la può credere solo chi non ha mai messo fuori il naso dall’Italia e si sciroppa tutta la serie di “edificanti” concezioni alla moda che una certa “cultura progressista” gli ha inculcato fin dall’asilo.
Gli italiani non sono “razzisti” (ed anche se lo fossero sarebbe un loro diritto, ché altrove – negli Stati Uniti – è concesso questo ed altro…). Sono solo esasperati e comprensibilmente preoccupati per una situazione che non accenna a modificarsi e che subiscono passivamente, tra le difficoltà della “crisi” e il ricatto della “moralina” che qualcuno, inscalfibile da ogni problema e giudizio morale, ha pensato bene d’imporgli per controllarli e costringerli al proprio tornaconto.
Fonte: Il Discrimine
http://www.ildiscrimine.com/gli-italiani-sono-razzisti-no-sono-solo-raggirati-e-stufi/
*Nota: Il nome “Boko Haram”(che è una organizzazione, non una persona) deriva dalla parola hausa boko, che è liberamente traducibile come “educazione occidentale”, e dalla parola araba harām, che indica un divieto legale, metaforicamente il “peccato”.[3][4][5][6] Il nome significa quindi “l’educazione occidentale è sacrilega”[7] o “vietata” o “peccato”[8]. Il nome è dovuto alla dura opposizione all’Occidente, inteso come corruttore dell’Islam.[9]
Mamma li turchi!
Uno studio di 22 pagine del Dipartimento di religione e politica dell’Università di Münster dal titolo “Integration und Religion aus der Sicht von Türkeistämmigen in Deutschland”, ovvero “Integrazione e religione dal punto di vista dei turchi in Germania”, una ricerca compiuta tra cittadini di origine turca che vivono in Germania da anni, molti dei quali da decenni. Qualche cifra? Ne abbiamo a bizzeffe. Il 47% degli interpellati è d’accordo con l’assunto in base al quale “seguire i dettami della mia religione è più importante per me che rispettare le leggi del Paese dove vivo”: scorporando il dato totale, abbiamo un 57% di favorevoli negli immigrati turchi di prima generazione e un 36% di seconda e terza generazione, categorie queste ultime che definiscono chi è nato in Germania o ci è arrivato da bambino. Il 32% dei rispondenti, inoltre, è d’accordo sul fatto che “i musulmani dovrebbe battersi per tornare a un ordine societario come ai tempi di Maometto”, con la prima generazione al 36% e la seconda e terza al 27%. C’è una sola, vera religione, ovvero l’Islam? Il 50% la pensa così, con i vecchi al 54% e i giovani al 46%. Ma c’è di meglio, perché per il 36% degli interpellati solo l’Islam può risolvere i problemi dei nostri tempi: 40% delle prime generazioni e 33% delle seconde e terze. Per il 20% dei turchi tedeschi la minaccia che l’Occidente pone verso l’islam giustifica la violenza, con il dato della prima generazione al 25%, mentre un 7% ritiene che pur di diffondere l’islam la violenza sia giustificata: il numero sembra piccolo ma il 7% dei 3 milioni di turchi che vive in Germania significa avere 210mila persone che ritengono giusto ammazzare in nome di Allah a casa propria. Vuol dire l’intera cittadinanza di Padova pronta al jihad, io non starei troppo tranquillo. Per il 23% degli interpellati, poi, i musulmani non devono stringere o toccare la mano di un membro del sesso opposto: 27% della prima generazione, 18% della seconda e terza. Il 33% pensa che sia giusto che le donne musulmane debbano portare il velo e il 31% delle donne che ha risposto alla domanda ha detto che in pubblico tiene sempre e comunque il capo e parte del volto coperti. Per il 73% degli interpellati “i libri e i film che attaccano la religione e offendono i sentimenti della gente credente dovrebbero essere vietati per legge”, mentre l’83% dei rispondenti è d’accordo sul sentirsi arrabbiato quando un musulmano viene accusato per primo in caso di attacco terroristico. Per il 61% dei turchi tedeschi, l’islam è la religione perfetta per il mondo occidentale, mentre il 51% ritiene di far parte di una cittadinanza di serie B, tanto che il 54% dichiara che per quanto possa sforzarsi, non è accettato come membro della società tedesca.

Turchi in Germania
Ma molto interessante è anche la percezione differente che turchi e tedeschi hanno dell’islam: Il 57% dei primi associa la sua religione ai diritti umani, contro solo il 6% dei tedeschi nativi. Per il 56% dei turchi l’islam è associato alla tolleranza contro solo il 5% dei tedeschi, mentre se il 65% dei primi pensa che l’islam sia portatore di pace, solo il 7% dei secondi è d’accordo con questa visione. Basandosi su questi numeri, i ricercatori hanno concluso che il 13% di chi ha risposto vada classificato come fondamentalista religioso (18% della prima generazione, 9% della seconda e terza): parliamo, in termini nazionali, di circa 400mila turchi tedeschi definibili come fondamentalisti e pronti ad accettare la violenza come mezzo di diffusione dell’Islam. Ci sono, ovviamente, anche le colpe dell’Occidente, il quale ha aperto le porte a manovalanza a basso costo senza rendersi conto che l’assenza di integrazione porta danni a medio termine. Nel 2012, un studio di 103 pagine dal titolo “Deutsch-Türkische Lebens- und Wertewelten”, cioé “La vita e i valori dei turchi tedeschi” mostrava come solo il 15% sentisse la Germania come casa propria, mentre quasi la metà, 46%, era d’accordo nello sperare che in futuro ci possano essere più musulmani che cristiani che vivano in Germania e il 55% pensava che la Germania dovrebbe costruire più moschee. Per il 72% dei rispondenti l’islam era l’unica vera religione, con il 18% che pensava che gli ebrei fossero inferiori e il 10% che pensava questo dei cristiani. Inoltre, il 63% dei turchi tedeschi tra i 15 e i 29 anni approvava la campagna salafita di distribuire una copia del corano in ogni casa e il 36% si diceva pronto a sostenere finanziariamente l’iniziativa. Il 95% degli interpellati pensava che è assolutamente necessario preservare l’identità turca, mentre per l’87% i tedeschi devono sforzarsi di più nel considerare usi e costumi turchi. Infine, il 62% dei rispondenti ha detto di preferire avere attorno turchi che tedeschi e solo il 39% pensa che i tedeschi siano persone meritevoli di fiducia. Inoltre, emergeva come non fosse più il lavoro la prima ragione di migrazione dalla Turchia alla Germania, bensì il ricongiungimento con parenti o amici già emigrati. Ma c’è poi dell’altro, fresco fresco. Stando a un sondaggio statistico prodotto dall’Istat tedesca, la Destatis, i turchi hanno, economicamente e a livello di educazione, meno successo di altri gruppi di immigrati. Oltre un terzo (36%) vive sotto la soglia di povertà, contro il 25% di immigrati dai Balcani o dall’Europa del sud (Spagna e Portogallo) e il reddito medio è di 1.242 euro al mese contro 1.486 degli stranieri non turchi e i 1730 dei tedeschi nativi. Solo il 5% dei turchi tedeschi guadagna più del 150% del reddito tedesco medio, contro il 21% dei migranti dall’Est Europa, il 18% dall’Europa del sud e l’11% dai Balcani. Infine, soltanto il 60% dei turchi tedeschi ha completato la scuola secondaria contro l’85% dei migranti dall’Europa dell’Est e solo l’8% tra i 17 e 45 anni ha ottenuto una laurea, contro il 30% di chi arriva dall’Europa dell’Est. Nemmeno a dirlo, lo studio sottolinea come l’educazione sia un fattore determinante per l’integrazione nella società.
Kalergi revolution
Milano 28 Maggio – Sto facendo una ricerca sul vate nazionale Saviano, e mi urge una connessione Internet. Mi affretto nella stanza dei quotidiani, con connessione gratuita WI FI. Benedetta Sormani. Piano terra, comoda vicinanza al WC, distributore caffè caldo e bevande in un angolo.. Un buen ritiro.
Ma il luogo, ahimè, assomiglia più a una stanza di aspetto della Stazione Centrale che a uno scriptorium benedettino: ma nessuno che consulti il Nome della Rosa. Presidio di extracomunitari nullafacenti con il cellulare di ultima generazione in mano. Musica rock nelle orecchie a manetta, e 35 euro al giorno in tasca. Chi ascolta raggae, chi russa, chi telefona a casa, chi mangia un panino…Sbadigli di giganti ciabattanti. Olezzo di gorgonzola nell’aria. Qualcuno della tribù dei Piedi Neri tiene aperto un giornale: improbabile che segua l’andamento in borsa. Ma lo sguardo è fisso sul Sole24 ore. Non trovando posto, mi siedo nelle prime file riservate a chi consulta i quotidiani. Ma la guardarobiera mi intima di alzarmi. Non si può aprire il Mac su tale seggiola prenotata.
Ammicco. “ I posti di dietro, quelli per chi ha il computer, sono occupati da loro, i rifugiati, lo saprà, bah, i soliti clandestini…”
Si alza un gigante nero, tale e quale il nostromo del Narciso di Conrad: “ Como hai detto? Rassista, adesso chiamo la pulisia”
“ No, siete voi che dovete uscire da qui, in Sormani si consultano libri nel silenzio “
Si alzano : i guerrieri Piedi Neri saranno in trenta… Arrivano come mosche altri ciabattanti che insultano, alzano i pugni: “cabron, vai via italieno…” Mi circondano.
Protesto: “ siete clandestini comunque alle regole della grammatica e del bon ton“ ribatto.
“Questa Biblioteca è un posto pubblico e può sedersi chiunque…non può cacciare via i clandestini” spiega serena la guardarobiera “Ma lei non può sedersi nelle file riservate a chi consulta i quotidiani”
“Ma i posti riservati a chi ha il computer sono occupati da questi qui. Guardi c’è chi dorme, chi russa… E non mi dica che stanno consultando La teoria dei sogni di Freud”protesto.
Tuttavia il nostromo del Narciso si avvicina imbufalito, fa partire un colpo di karate. Lo schivo.
Ne arrivano una dozzina, di nostromi enormi come elefanti……habituè del russare in sala di lettura.
Qualcuno infila la mano in tasca…
Ci sarà un coltello o una edizione tascabile Bur?
Giunge il Soviet interno della Sormani: chierici marxisti leninisti equosolidali multiculturali. I soliti sindacalisti del Cub. Mi invitano ad uscire in fretta.
Faccio il Celine: “ ah, sarei io che dovrei levare le tolle?”
I nostromo del Narciso si avvicina ancora: “sdrunzo…” La sua ghirba è a pochi centimetri….
La guardarobiera è l’unica transenna mobile che mi difenda dal linciaggio: le risorse sono pronte al massacro…
Cosa farebbe Montalbano in questo frangente? Cosa farebbe il giovane Holden? Arrivano ex parà del Kenya, capibastone dello spaccio del fumo alle Colonne di san Lorenzo, mammasantissima senegalesi…paisà del Congo …bru bru afgani…..tutti appena scesi dal Gommone express delle 10,05… E cosa farebbe Renzo Tramaglino?
Ma è chiaro: si darebbe alla fuga. Esco con le pive nel sacco dalla Sormani, maledicendo le inutili grida di Pisapia e Granelli.
Tossici alle entrate… altri sfaccendati ciondolanti scesi dal Gommone Express delle 14 mi avvertono in dialetto tutsy : “ cumpà, ci senti bene? Allora smamma. O sei sordo…?”.
Ribatto in dialetto meneghino, in modo che il baluba non capisca: “Dovranno arrivare le elezioni, bellezza…ci rivediamo dopo il 5 giugno…la Sormani agli studiosi ”
Sembra di stare ai picchetti nelle case occupate di san Siro, con gli sgherri del Cantiere a proteggere il racket.
Chiedo formalmente al ministro della cultura Franceschini di togliere la scorta a Saviano e di assegnarla a me, studioso minacciato: domani voglio tonare in Biblioteca Sormani a consultare un libro. A prescindere dal Soviet progressista che difende e incoraggia i picciutteddi del racket del dolce far niente .
di Claudio Bernieri
La caduta delle trentenni
Ci troviamo così ad essere uno dei paesi avanzati in cui si arriva più tardi alla decisione di avere un figlio ma anche, come ben noto, uno di quelli più carenti di strumenti per la conciliazione tra lavoro e famiglia. La conseguenza di tutto questo è che più facilmente ci si trova a rinunciare ad avere figli o a limitarsi ad un figlio solo.
Fino a qualche anno fa, tuttavia, la consistenza numerica delle trentenni era ampia e questo ha limitato la caduta del numero delle nascite nel Paese. Stiamo però ora entrando in una nuova fase, in cui le potenziali madri sono esse stesse in riduzione perché provengono dalle generazioni nate dopo il 1985, quando la fecondità italiana è precipitata ai livelli tra i più bassi al mondo. Più precisamente la fascia 30-34 anni, che contava oltre 2 milioni e 300 mila donne nel 2000, è scesa oggi sotto 1 milione e 800 mila. Di fatto significa una perdita di oltre una donna su cinque. Viceversa è cresciuto il numero di donne nella fase conclusiva del periodo fertile.
Si tratta di un processo anticipato da vari studi e ricerche ma che ora risulta pienamente in atto, mostrando anche come l’immigrazione non sia riuscita a compensarlo se non in parte limitata.
L’Italia sta quindi scivolando in una spirale demografica negativa in cui i pochi figli del passato determinano una progressiva riduzione delle madri, vincolando così al ribasso le nascite di oggi e di domani.
Alessandro Rosina in http://www.neodemos.info/la-caduta-delle-trentenni-che-inguaia-la-demografia-italiana/