Diritti d’autore

DIstrazione

Partiamo da due esperienze:

http://emilianosciarra.net/it/component/content/article/45-articoli/179-bang-vs-sanguosha

e un commento di Daniele Correale Pompetti su FB:

Dai aggiungo una simpatica cosa che mi é accaduta in Cina. Un “editore” cinese mi chiede di fare un gioco su di un cartone animato “cinese”. Nota: Il cartone animato è la copia di un cartone animato giapponese. In 1 mese metto giu un gioco, faccio una degna presentazione e lo porto in visione mi liquida dicendomi che mi farà sapere. In sei mesi nessuna risposta ma il mio gioco… eccolo li sugli scaffali, con le soli variazioni di 2 regole e l’aggiunta di un materiale. Ovviamente lascio perdere (spendere 2000€ di avvocato per 1000€ di royalties ha poco senso). Dopo 1 anno un’amica mi presenta un distributore del giocattolo al fine di risolvergli un problema, hanno un gioco in magazzino da oltre 1 anno e non riescono a venderlo, vogliono che io lo prenda e scriva un nuovo regolamento utilizzando gli stessi materiali. Provate ad indovinare che gioco era?

Io stesso ho progettato un gioco didattico e, dopo vari tentativi di commercializzarlo,  l’ho messo in distribuzione gratuita; inoltre ho avuto modo di vedere direttamente da Emiliano Sciarra la presentazione del suo gioco BANG!

Ma arriviamo al punto se avessero ragione i cinesi quando dicono che “la copia è una via per l’illuminazione”?

Va da sé che allora le opere dell’ingegno dovrebbero essere distribuite gratuitamente (anche in ossequio al principio marxiano che la proprietà è un furto).

Così non è però né in occidente ma neanche in Cina, visto che nel 2011 nasce la Ziko Games negli USA con l’obiettivo, cito testualmente, “di portare La Leggenda dei Tre Regni ai giocatori del Nord America”, acquisisce i diritti dalla Yoka (che non vedeva l’ora) e inizia a distribuire il gioco negli Stati Uniti.

La conclusione quindi è la solita: ci sono i lupi e ci sono gli agnelli.

 

 

La magia del lavoro

Torno a parlare di lavoro, dai.

Torno, perché lo avevo fatto poco tempo fa (si trova qua: http://www.evidenzialibri.it/di-parole-mi-occupo/).
E quello era un discorso serio.
Però, quando le cose diventano disperate, allora, credo, si debba anche ridere.
Ed è per questo che ora c’è (qui di seguito, prima puntata)

La magia del lavoro
Manuale di magie per lavoratori diversamente stabili

Cioè gli incantesimi che uno vorrebbe avere

Invisibilità
Tipica magia resa popolare da cosolì che non mi ricordo che faccia ha, dai, quello di quel film che si vede che fa… o forse non si vede, insomma, lui, hai capito.
Ecco, l’invisibilità non è che sia utilissima nel lavoro precario. Il lavoro precario è caratterizzato da un fenomeno che gli studiosi chiamano, o chiamerebbero se gliene fregasse qualcosa a qualcuno, “invisibilità selettiva”: il lavoratore non viene notato finché non pretende; è un concetto strano del lavoro, ma così funziona.
Dunque, fondamentalmente, l’invisibilità è una magia che non serve a molto.

Siero della verità
Pozione magica che quando qualcuno la assume tipo a una macchinetta del caffè, subito subito dice le cose come stanno. Non solo, le dice pure rendendosi conto delle sue contraddizioni. E poi gli viene il mal di pancia perché non è abituato, e dà la colpa al caffè. E il lavoratore gli offre un Maalox, e gli dice che ce l’ha sempre, perché soffre di mal di pancia – e poi gli fa un’altra domanda e il datore di lavoro gli dice di nuovo la verità. Che poi, la verità, mica è la combinazione della cassaforte del datore di lavoro, mica ci importa ai lavoratori precari. No, la verità è qualcosa che assomiglia alla realtà. Per questo il siero è raccomandato insieme ad altri due artefatti magici potentissimi quali l’Evocatore di realtà e il Rivelatore di stronzate.

Accio contraccio
Come in Harry Potter, con un incantesimo di Accio si possono “richiamare oggetti di cui è nota la locazione per mezzo della bacchetta magica (quindi attirandoli a sé) che si trovano sia vicini che non a colui che lancia l’incantesimo. Non può essere arrestato da porte, contenitori chiusi o catene, ma può tuttavia essere impedito con opportuni incantesimi.”
Questa variante consente di richiamare un oggetto particolare e mitico, detto “contratto”: dicendo “accio contraccio”, immediatamente il contratto viene richiamato a sé: e non è il contratto finto, ecco, tipo un contratto di formazione lavoro per apprendisti esterni, o un contratto per venti assistenti a un ruolo che rimane scoperto. No, è il contratto vero. Accio.

Evocatore di realtà
Piccola scatola cubica da portare nelle discussioni pubbliche. Pigiando il grosso bottone rosso, immediatamente si crea una sfera di realtà del raggio di quattro metri, dentro il quale tutti hanno immediatamente evidente la realtà di ciò che è in discussione. È potentissima anche come arma di dissuasione, per esempio minacciando “adesso azione l’evocatore di realtà e vediamo chi ha ragione”.
Con un evocatore di realtà, tra l’altro, non si possono più dire frasi come “sono milioni delle vecchie lire”, “non sono previsti buoni pasto perché il lavoro avviene fuori dall’orario del pranzo” oppure “fa più male a me che a te”.

Stivali delle sette seghe mentali
Indumento magicissimo, che permette di andare molto lontano col pensiero quando ci si fanno mille paranoie, per esempio a ridosso della scadenza o del rinnovo di un contratto, o in occasioni di mobbing, o quando si deve chiedere qualcosa o quando qualcuno dice “dobbiamo parlare”.
Indossando questi stivali, infatti, non ci si fanno mille seghe mentali, ma solo sette. E per la precisione:
“Dovevo studiare ingegneria”
“Trovano subito qualcun altro che fa il mio lavoro”
“Non posso mica difendere tutti i miei diritti”
“Ce l’hanno con me”
“Poi lo dicono a tutti”
“Cosa racconto a mia mamma?”
“A me piace mangiare il coniglio, ma come posso spiegarlo a mio figlio?”

Rilevatore di stronzate
Oggetto rumoroso che si attiva in presenza di qualche palese stronzata, e inizia a fare bzzz bzzz e a lampeggiare. Tipo che uno dice “sono sempre stato dalla vostra parte”, e bzzz bzzz; o anche “non farei mai una cosa del genere”, bzzz bzzz; “ne abbiamo parlato col sindaco” bzzz bzzz, “provate a chiedere in giro, è così”, bzzz bzzz; “Ma un aspetto non è mai venuto meno in questi anni: l’adesione ai principi di correttezza e buona fede nella conduzione delle attività, in linea con una politica rivolta a enfatizzare sempre più i valori etici.”, bzzz bzzz; “noi lo faremmo subito se potessimo”, bzzz bzzz bzzz.

Director’s call
Molti colloqui di lavoro, confronti aziendali, assemblee sindacali, rischiano di sembrare girati da un maldestro regista di commedie all’italiana. Ciò è fastidioso. Visto che bisogna stare attenti, qualcuno vorrebbe scegliersi il regista: questo incantesimo lo consente.
Per esempio, si è in una vertenza sindacale, e il confronto langue, mentre l’amministratore delegato guarda la segretaria lubricamente: sì, proprio come farebbe De Sica figlio. Ecco, si gira la manopola dell’artefatto magico, e, zac, si imposta come regista, che so io, Luis Bunuel, e le porte si chiudono improvvisamente, e tutti si rendono conto che non possono uscire di lì. Oppure, zac, Quentin Tarantino, e si passa a strategie molto dirette di risoluzione dei conflitti. Eh, sarebbe bello, piacerebbe anche a me.

Deumiliatore
Con questa magia, si possono immediatamente annullare tutte le umiliazioni tipiche del lavoro: le frasi maligne, le richieste di straordinario fatte all’ultimo minuto (accompagnate da un “come sta tuo figlio?”), le mail mandate con risposte tronche o incomplete, gli oggetti di lavoro nascosti o spostati, cose così. Zac: sparisce tutto, e passa anche l’umiliazione.
Spesso, chi ha commesso l’atto umiliatore, capisce che ha sbagliato; e grazie all’incantesimo si pente e non lo fa più. Altrimenti, la magia fa sparire anche costui (o costei).

Interlocutore istantaneo
La formula magica che consente questa magia è “era lrap ovedi hcn ocarolla”: pronunciandola, comparirà un interlocutore istantaneo, e la persona che ha il potere di prendere quella specifica decisione sarà davanti a voi, costretto ad ascoltarvi (e a rispondere, se lo combinerete con altre magie).

Lo so, non sono cose serie. Ma io mi diverto (anche) così.

Beniamino Sidoti

Astragali

Rimanendo nel tempo di “Apoforeti”, qui parliamo di Astragali:

Il gruppo, realizzato in terracotta, raffigura due fanciulle impegnate nel gioco degli astragali. Le fonti antiche attestano la popolarità di questo gioco che sfruttava la particolare forma degli astragali,ossicini del tarso di capre e montoni. La loro forma quadrangolare e l’aspetto differente dei lati permetteva infatti di attribuire a ciascuna faccia un preciso valore numerico e quindi di utilizzare gli astragali come dadi. Uno dei giochi più popolari consisteva nel lanciarli in aria e tentare di riprenderli con il dorso della mano. Il giocatore contava poi gli astragali recuperati e calcolava il punteggio raggiunto osservando le facce degli ossicini.

Il gioco e le regole

Questo gioco di probabile derivazione egiziana veniva giocato in 2- 4 persone.

Con la perdita del carattere sacrale gli astragali furono gli strumenti del gioco d’azzardo prima di diventare un gioco d’abilità. A ognuna delle loro facce, come a quelle dei dadi,veniva attribuito un valore particolare; inoltre, alcune combinazioni davano diritto a un numero superiore di punti.
I Greci ne furono adepti appassionati. Omero, nell’Iliade,tramite le parole dell’ombra di Patroclo, racconta che Achille uccise il figlio di Anfidamante per una disputa dovuta al gioco degli astragali. Plutarco narra che il generale ateniese Alcibiade, ancora fanciullo, stava giocando nel bel mezzo della strada quando pregò un carrettiere di fermarsi perché stava schiacciando i suoi astragali. Dinnanzi al rifiuto dell’uomo, il bimbo si sdraiò sul selciato e gli disse che avrebbe dovuto passare sul suo corpo. Il conducente del carro, spaventato, fermò i cavalli.
A Rodi un certo Egesiloco e i suoi amici a ogni partita mettevano in palio la moglie di uno dei loro concittadini. Il perdente si impegnava a rapire a qualunque costo la donna designata e a consegnarla al vincitore.
Gli astragali sono degli ossicini del garretto del montone. Nell’antichità sono stati eseguiti per mano dell’uomo in avorio, mentre ai nostri giorni, vengono spesso fabbricati in gesso o in plastica. Se ne usano cinque alla volta.
Chi volesse cimentarsi, può leggere il resto dell’articolo su: http://www.intelligiochi.it/antichi/roma.htm

Quello che invece volevo annunciarvi è un nuovo blog su una mia vecchia passione (che ho utilizzato anche a scopo didattico) il board-game; nel blog ( http://archeo-ludica.blogspot.it/) ne presenterò qualcuno cercando di inserire anche qualche foto.

Il suggerimento implicito è che non è necessario fare sempre nuovi acquisti per divertirsi…