L’immagine che vedete sopra è la locandina di un film francese, distribuito nell’autunno del 1958.(siamo quindi intorno all’epoca in cui la Buccella del post precedente partecipava al concorso di miss universo)
E’ un film considerato il prodotto culturale che ha dato il via ai cambiamenti epocali realizzati negli anni’60 in tutto il mondo. E’ tratto da uno splendido romanzo del più accurato, meraviglioso e squisito narratore e descrittore della ignominia piatta della squallida moralità piccolo-borghese europea, Georges Simenon. Il romanzo si chiama “En cas de malheur” pubblicato nel 1957. Tradotto qualche anno fa in italiano e pubblicato da Adelphi con il titolo “In caso di disgrazia”. Apparentemente è la consueta storia banale: una giovane ragazza spiantata, molto attraente, seduce un potente e ricco professionista attempato per scucirgli i soldi e sistemarsi. Invece non è così. E’ la storia di un avvocato di Parigi, principe del foro, il quale è distrutto da una “colpa interiore”: ha sposato una donna delle classi alte, grazie alla quale ha fatto una prestigiosa carriera diventando celebre, ricco e potente, ma è infelice perché sa di aver rinunciato a se stesso. Arriva nel suo studio questa giovinetta la quale dichiara subito di aver bisogno di un grosso legale perché è accusata di omicidio; siccome non ha soldi è disponibile a diventare la sua amante da subito. Gli propone un affare. Lui è indignato, da bravo moralista. Rifiuta la proposta di lei, ma accetta di difenderla gratis. E così, dovendosi preparare alla causa entra nel mondo folle, anarchico, spregiudicato, libero e selvaggio della sua assistita. E quel mondo gli piace. Riesce a farla assolvere. Poi lui diventa sedotto e sono amanti. Inizia così l’esplorazione da parte dell’uomo di un mondo a lui ignoto. Ma arriva l’ex fidanzato di lei, un giovane piccolo-borghese, che vuole convincerla a circuire il vecchio per fare il colpaccio. Lei si rifiuta: il suo fine non è il danaro, ma la libertà.(corsivo nostro) E così finisce che il giovane la uccide a coltellate. Il romanzo è il diario dell’avvocato. I francesi rimasero sconvolti da questo rovesciamento dei canoni morali dell’epoca perché la figura della giovane risaltava come una eroina, mentre la moglie dell’avvocato veniva fuori come una ipocrita ossessionata dalle cene sociali e dallo status. Dopo un anno ne fecero un film, diretto da Claude Autant Lara. Protagonisti, Brigitte Bardot e Jean Gabin. Fu un successo clamoroso che aprì un furibondo dibattito. Il film venne vietato in Usa perchè considerato “osceno e contrario alla moralità pubblica”. (sottolineatura nostra) Gli intellettuali francesi si indignarono e convinsero Brigitte Bardot e suo marito Roger Vadim ad andare a New York a perorare la causa. Ma il governo americano rifiutò il visto alla Bardot sostenendo che “si tratta di persona pericolosa per l’integrità morale della nazione americana”. In quel momento, De Gaulle -il presidente in carica- stava affrontando l’inizio delle contestazioni interne relative alla colonia Algeria e si era rifiutato di aderire alla Nato perchè gli americani non gli davano il comando. Convocò l’ambasciatore americano nel suo ufficio. “Ho un messaggio personale per il presidente, come sa siamo amici e siamo stati compagni in battaglia avendo gestito insieme lo sbarco in Normandia”. L’ambasciatore era stato convocato alla presenza (rara e inconsueta) di tre giornalisti. Chiese quale fosse il messaggio. E Charles De Gaulle rispose: “Dica al generale Eisenhower da parte mia che è un vero imbecille. Tutto qui” e licenziò l’ambasciatore. Due giorni dopo invitò a cena “ufficialmente” all’Eliseo la Bardot e suo marito dichiarandosi entusiasta del film. In Italia venne distribuito con il nome “La ragazza del peccato”. Vi consiglio di vederlo. Lo trovate tutto intero su youtube, suddiviso in diverse parti. E’ in bianco e nero. E vale davvero la pena. Delle vere perle vintage sono i dialoghi tra l’avvocato e sua moglie, quando lui le comunica il suo disprezzo soprattutto per il fatto che lei non è neppure gelosa, ciò che conta è che venga salvaguardata l’ipocrisia borghese dello status. Nouvel Observateur pubblicò un ampio reportage sulla cena della Bardot e De Gaulle e sulla grandezza culturale della Francia rispetto alla miopia ottusa degli americani. Poche settimane dopo, Norman Maler e Truman Capote protestavano pubblicamente a New York e si facevano riprendere dalle televisioni mentre, a casa, insieme ad amici ospiti (la crema intellettuale di quegli anni) guardavano il film grazie a una copia clandestina acquistata al mercato nero. Il dibattito dilagò e uno sconosciuto politico salì sul cavallo per condurre una sua battaglia personale: John Fitzegerald Kennedy. Nel Massachussets, dove era governatore, tolse la censura al film e dichiarò in un celebre comizio (si era in campagna elettorale e il suo antagonista era Richard Nixon) che “l’America ha bisogno di gettarsi nella modernità e imparare dall’Europa; abbiamo bisogno di aprirci al nuovo e possiamo farlo soltanto con un nuovo modello di seduzione aderente ai tempi che stiamo vivendo”. Due anni dopo, nel suo trionfale viaggio in Europa, Kennedy volle conoscere a Parigi la Bardot. Ma l’attrice francese si sottrasse. Gli disse (frase rimasta famosa che fece il giro di tutto il mondo) “Lei è un Don Giovanni, non è il tipo di uomo che mi piace. Sua moglie è una donna deliziosa, davvero stupenda. Ma lei merita il mio rispetto perchè mi risulta che lei sia un grande statista”. Sui giornali uscì ufficialmente soltanto la frase di complimenti, soltanto 35 anni dopo venne resa pubblica dagli americani l’intera vicenda. Brigitte Bardot divenne un’icona in tutto il continente americano, non perchè facesse vedere le chiappe, ma perchè rappresentava un modello di donna libera e indipendente che aveva un imbattibile plusvalore: smascherava il gioco dei potenti e ne denudava tutta l’infelicità, l’atrocità, la disperazione esistenziale, proponendo un modello di vita diverso.
In California la definirono “l’indiana di Parigi”.
L’Europa ha cessato di proporre modelli seducenti.
Ha cessato di cavalcare la strada della seduzione.
Ha scelto l’oscenità.
estratto da : http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/06/oscenita-o-seduzione
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