Ricordi di scuola 4

Classe II A liceo Ariosto- A.S. 1964/65

Classe II A liceo Ariosto- A.S. 1964/65

Dei 33 della prima, rimanemmo in 22 cui si aggiunsero 4, tra trasferiti e ripetenti: chi arrivava alle classi terminali del liceo, raramente, se bocciato, cambiava scuola ( a meno di non essere ri-bocciato, nel qual caso doveva abbandonare per legge).

Bastava poco per rischiare, una interrogazione o un compito sbagliati, per questo nell’articolo precedente abbiamo visto che si cercava di capire quando era il tuo turno di interrogazione e, raramente, anche di evitarla. Stare a casa semplicemente (fare “fuoco” si dice dalle nostre parti) non era consentito dalle famiglie (all’epoca si diventava maggiorenni a 21 anni; richieste collettive di esenzione delle interrogazioni avanzate dal capo-classe (unico suo compito), non avevano molte speranze di venire accolte; richieste individuali erano consentite da alcuni insegnanti, ma mai dai più temuti.

Un espediente era portare al naso un fazzoletto bianco, opportunamente tinto con inchiostro rosso, e simulare un’epistassi, ma la più spettacolare che io ricordi è quella praticata (una sola volta) da un mio compaesano, che richiede però una premessa.

In classe avevamo banchi a due posti con un vano per la cartella , ma era tale la mole di libri da portare, che spesso la cartella non stava nell’apposito ripiano e veniva appoggiata a terra nel corridoio tra le file e così, al cambio dell’ora, il mio compagno sistemò la cartella di testa in modo da sporgere dal profilo del banco di circa 20 cm; quando il professore lo chiamò alla lavagna per essere interrogato, si alzò con aria risoluta, inciampò come previsto nell’ostacolo e cadde a terra così rovinosamente che anche noi ci alzammo in piedi, pensando si fosse fatto male davvero!

Da consumato attore ci rassicurò, volgendosi indietro, e, sorretto da due robusti volontari, si avviò zoppicando verso l’uscita, presumibilmente diretto al bagno per impacchi di acqua fredda, mancando ogni tipo di supporto medico e competenze nel personale di servizio.

Per tornare agli insegnanti, ricordo ancora come un incubo quello di matematica e fisica, poi passato docente di geometria all’università, come consentito a chi era di ruolo alle superiori. Come il Lamanna per filosofia, anche lo Zwirner per matematica (ma anche il Sapegno per Italiano) erano libri di testo assolutamente incomprensibili per noi, che ci arrangiavamo con gli appunti presi dagli insegnanti (non dalle fotocopie dei loro libri di testo, come usa oggi) per il semplice motivo che non esistevano le fotocopiatrici, ma solo il ciclostile, usato, ma non sempre, per il testo dei compiti di latino e greco.

Così risolvere un’equazione alla lavagna è sempre stato per me come un terno al lotto, fortunatamente mi salvava il teorema di geometria e la fisica, più descrittiva e, soprattutto, l’assenza di scritti nella materia!

Meno problemi me ne davano le versioni di latino e greco, dove, una volta individuata la parola chiave (soprattutto in greco) del discorso, il puzzle si risolveva da sé.

Quasi divertente, tanto più in un classico, era la letteratura italiana, in cui bastava ripetere gli appunti dell’insegnante per arrivare alla sufficienza +/-  mezzo; arrivare a 7, voto massimo, come si vede dal “pizzometro” era cosa rara e consentita a pochi eletti.

Gli altri insegnanti erano senza lode e senza infamia (quelli più prestigiosi erano riservati alla sezione B); particolare degno di nota invece è il luogo dove facevamo educazione fisica: le crocette di San Domenico .

Nei pressi dell’abside attuale si trovano le Crocette di San Domenico, XIII secolo, che furono sede dell’Università, della Corporazione degli Artisti e Medici dal 1397, poi delle lettere, delle scienze naturali, di medicina, di astronomia e matematica. In San Domenico aveva sede il Tribunale della Santa Inquisizione; qui si tenevano le procedure giudiziarie, le condanne e spesso le esecuzioni. ” Wikipedia

A parte la ricorrenza di ordini religiosi nella nostra istruzione, nella “palestra” (poco o niente riscaldata) c’erano ancora le colonne, non proprio a norma per le attività sportive!

Per la totale mancanza di spogliatoi e il tratto di strada da percorrere a piedi da via Borgoleoni per via Armari (450 metri), indossavamo i calzoncini corti sotto quelli lunghi fin dalla mattina e ci cambiavamo le scarpe (rigorosamente Superga) arrivati in palestra.

Nel frattempo, fuori nel mondo…

http://it.wikipedia.org/wiki/We_Shall_Overcome

Si conclude con: https://apoforeti.wordpress.com/2013/06/01/ricordi-di-scuola-5/

Ricordi di scuola 2

Compianto sul cristo morto

Compianto sul cristo morto

Compianto sul Cristo morto, realizzato da Guido Mazzoni, nel Quattrocento, per volere di Eleonora d’Aragona. Si tratta di un gruppo di sette statue a grandezza naturale, realizzate in terracotta colorata, che circondano un’ottava scultura rappresentante il Cristo morto. Le statue, con il loro realismo, costituiscono un campionario di espressioni e di gesti di disperazione davvero magnifico e toccante. Secondo la tradizione, alcune delle statue rappresenterebbero personaggi della corte estense, come le sculture di Giuseppe di Arimatea e di Maria di Cleofa i modelli delle quali sarebbero stati rispettivamente Ercole I ed Eleonora d’Aragona. Una volta portata a compimento, l’opera venne collocata nella Chiesa di Santa Maria della Rosa. Una volta distrutto questo edificio, il gruppo di statue venne trasferito, nel 1938, nella Chiesa del Gesù a Ferrara.

Come ho scritto nel post precedente, di fronte a questa chiesa stazionavamo noi ginnasiali in attesa di entrare al Liceo-Ginnasio “L:Ariosto” di Ferrara nell’anno di grazia 1961 e, specialmente prima di un compito in classe o di un interrogazione, aumentava il flusso di chi accendeva un cero proprio di fronte alla cappella in cui è custodita quest’opera ( a cui di recente Elisabetta Sgarbi , sorella del noto Critico, ha dedicato una monografia).

La quarta ginnasio serviva infatti a selezionare pesantemente gli aspiranti liceali a suon di compiti scritti (almeno 3 a trimestre) e interrogazioni (almeno due) e il voto più alto era sette, per cui si faceva presto a scivolare in basso…

Naturalmente non mancavano i compiti a casa, quindi chi voleva tirare due calci al pallone con gli amici, poi doveva arrangiarsi a copiare la versione il giorno dopo da qualcuno: a me capitava spesso di doverla dettare la sera per telefono ad un compagno, finché mio padre pensò bene di proibirmelo, visto anche che il telefono gli serviva per lavoro (all’epoca era un lusso che si potevano permettere le attività commerciali).

Per cui tutti avanti a testa bassa a tirare la carretta fino a giugno, quando si poteva anche essere rimandati a settembre (anche in tutte le materie, se avevi 7 in condotta l’ultimo trimestre, cosa che rischiammo per la nota sospensione “retroattiva” per manifestazione non autorizzata.

Dati questi presupposti, l’anno successivo fu quasi una passeggiata: a noi 16 rimasti si aggiunsero una decina di ragazze, anche loro scampate dalla sezione C femminile, e già questo costituì un piacevole diversivo; poi arrivarono anche giovani insegnanti (ricordo quella di Lettere in particolare, che non era ancora laureata) che instaurarono un rapporto di collaborazione con la classe.

Qui va aperta una parentesi per spiegare che il boom demografico aveva superato l’offerta di docenti e quindi era permesso insegnare anche ai non laureati iscritti all’ultimo anno del corso di studi (ogni confronto con la attuale situazione occupazionale è superfluo).

Grazie a questa collaborazione, quell’anno (unico dei 5) ci fu consentito persino di andare in gita a Firenze (in giornata naturalmente), di cui ricordo in particolare la presenza con noi di un ispettore scolastico (autore di un noto dizionario) che passò tutto il tempo a chiacchierare fitto con la summenzionata giovane insegnante di lettere che ci accompagnava. 🙂

Gita Firenze 1962

Al centro l’insegnante, alla sua destra l’autore

L’anno si concluse con l’esame di ammissione al liceo che comprendeva tutte le materie, anche la prova pratica e orale di educazione fisica (a me chiesero le regole della pallacanestro)!

(continua con https://apoforeti.wordpress.com/2013/05/01/ricordi-di-scuola-3/