Io volevo fare il teatro e non il cinema perché sostenevo che il cinema è centimetrale, invece a teatro potevo muovermi. Il teatro per me aveva, ed ha, la caratteristica che né il cinema, né la televisione hanno, cioè la sensazione che ogni volta che reciti una battuta sul palco di un teatro di una città diversa puoi fermare il tempo. Io avevo l’idea che in questo modo il tempo si fissasse in quei momenti sulla scena. Così facevo sempre questa lotta con il tempo, che nel documentario si vede solo in Piazza dell’Orologio a Roma, dove abito, dove l’orologio è di pietra e il tempo sembra essersi fermato. Forse non ho detto con abbastanza chiarezza del mio rapporto con il tempo. Continuo a lottare con il tempo, nonostante io sia già anziana, una lotta, dato che siamo tutti mortali, perduta. Non posso far nulla per fermarlo. Credo sempre a dei piccoli processi che mi danno l’illusione di sentire di averla vinta sul tempo, il fatto che mi regga la faccia, senza aver fatto nulla, credo di essere l’unica al mondo! oppure il fatto che l’oculista mi abbia detto che ho un buon cristallino alla mia età. E quindi ho fatto teatro cercando di fermare il tempo, ma non ci sono riuscita!
Piera Degli Esposti