Siamo soli di fronte a un mostro che tutto pianifica e tutto esige. I governanti delle singole nazioni sono stati comprati, in blocco. Il denaro, immateriale, non è certo un problema per il sistema. Ne ha fin troppo, sgorga spontaneo dalle banche centrali, cornucopie del nichilismo monetario: il sistema può riempire il sistema solare di denaro. Di denaro digitale, serie di numeri di cui tutti ignorano la scaturigine.
Il denaro neanche conta più niente. È il potere la posta in gioco. E il poco che avevamo (circa due secoli di morti ammazzati per un po’ di diritti), quello l’abbiamo perduto in cambio degli smartphone made in Korea.
Gli unici felici sono gli immigrati. Hanno poche certezze in tasca: che potranno ritornare nella loro patria abbandonando la baracca quando più gli piace; e che nessuno, dell’apparato statale, polizia in testa, li molesterà o gli torcerà un capello.
Sono felici.
I finti profughi ancora più felici. Una felicità che nasce dalla spensieratezza. Sciamano la mattina, ben vestiti, ben nutriti, con cellulari più larghi del palmo della mano. Inattaccabili. Per loro l’Italia è un divanetto su cui stravaccarsi gratis; i monumenti, le vestigia del passato glorioso, gli edifici patrizi … tutto ciò non gli dice nulla; il Colosseo, le chiese paleocristiane, la campagna romana, potrebbero pure essere inghiottiti da un buco nero come una novella Palmira in mano all’Isis.
Sono ben visti da tutti, in fondo …
L’unico con la faccia sospetta è proprio il sottoscritto. Certe mattine mi osservo riflesso negli specchi della metropolitana e penso: minchia che faccia! Questo qui è proprio un tipo da galera! Questo sta in Italia a farsi i suoi porci comodi! Maledetto immigrato!
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