Falso, ma non troppo

aguzza la vista

Martina Carletti I commenti a questo screenshot esemplificano in modo cristallino la situazione drammatica che stiamo vivendo.
Non si riesce a:
– leggere un mittente correttamente;
– leggere correttamente ciò che scrive;
– interpretare il messaggio che contiene una evidente parodia del Di Maio;
– schiavi del proprio analfabetismo, i fans addirittura iniziano a lanciare insulti.
Intanto, però, mi pare chiaro che in molti dovranno ripartire dalle elementari.. Ciò è preoccupante, ed è un problema molto più grave di ogni altra questione politica.

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Un film dei nostri tempi

Fonte: Daniele Scalea

Lindsay Shepherd, studentessa ventiduenne alla Wilfrid Laurier University in Canada, è incaricata dal suo supervisore di tenere alcune lezioni di comunicazione.
Uno dei temi toccati è la recente legge di Justin Trudeau in base alla quale si potrebbe essere puniti se non si adopera, rivolgendosi o riferendosi a una persona, il pronome da essa preferito (quindi se un uomo vuole essere definito “lei”, una donna “lui” e un trans “essi”, tutti sono chiamati a farlo o rischiano di essere accusati di “crimini d’odio”).
La Shepherd, che non è ostile alla normativa, decide tuttavia di mostrare alla classe, come base di discussione, un dibattito televisivo cui ha partecipato anche Jordan Peterson – un professore universitario che è stato ascoltato pure in audizione al Senato. Peterson porta argomentazioni contrarie allo spirito della legge.
Qualche studente sdegnato dal fatto di essere stato esposto a idee contrarie alle proprie fa il delatore con le autorità accademiche.

Il supervisore e altri due professori convocano la Shepherd e, in un dialogo surreale, la accusano di transfobia. Alla sua difesa, che ha semplicemente cercato di presentare le due opinioni contrapposte, essi rispondono che proprio là è il problema: gli studenti devono conoscere una sola opinione, quella che il clero accademico di sinistra radicale reputa corretta.
La Shepherd sarebbe finita, se non fosse per una scaltra iniziativa: registra l’incontro e lo divulga. Il senso comune dell’opinione pubblica si solleva contro il furore ideologico dei professori engagé. Gli studenti manifestano solidarietà alla loro collega accusata di blasfemia postmoderna.
Le sorti si ribaltano e sul banco degli imputati finiscono gli accusatori. L’università è costretta a scusarsi, idem per i docenti coinvolti. Il supervisore, addirittura, ammette in pubblico che forse non è giusto insegnare da una prospettiva partigiana, ammettendo solo un’ideologia ed escludendo tutte le altre opinioni.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59785

Non so se la vicenda sopra-riportata sia reale o inventata; personalmente propendo per un’ invenzione per la frase seguente:”Il senso comune dell’opinione pubblica si solleva contro il furore ideologico dei professori engagé. Gli studenti manifestano solidarietà alla loro collega accusata di blasfemia postmoderna”.