L’asino e il maiale

maialPensando a loro (o meglio, all’area politica dalla quale si lasciano rappresentare) mi viene subito in mente la barzelletta del maiale e dell’asino. Il primo, pingue e felice, gozzovigliando nel proprio recinto sfotte continuamente il secondo, che se la passa male, lavora fino allo sfinimento e becca un sacco di bastonate. Un giorno però il ciuco, stufo delle prese in giro, all’ennesima canzonatura si rivolge all’altro con queste parole: “Eh però tu non mi sembri mica il maiale dell’anno scorso”. La storiella pare calzante, tanto più in quanto il Natale è prossimo. Se si provasse a trasferirla nella realtà il contesto sarebbe lo stesso, dunque due parti separate da un recinto, una delle quali in fondo non ha di che lamentarsi, ha il ventre satollo ma, dissociata com’è dalla realtà, ignora il triste futuro che l’attende, e l’altra che tira a campare tra tanti stenti, comunque capace di difendersi con orgoglio, ammonendo il maiale che c’è poco da stare allegri con una mannaia che t’aspetta.

Ora il problema è che l’anno sta finendo, ma l’unico cambiamento riguarderà il calendario, visto che il maiale è grasso ma la mannaia non ancora affilata. Ricorro ad una metafora (che io non venga accusato di auspicare una fine cruenta! Jamais!) per dire che forse, sebbene la conclusione della storia appaia ancora lontana, lo scranno del maiale vacilla e l’asino inizia ad alzare la testa. Rivolgo i miei auguri al secondo e non al primo, che non li merita né tantomeno è contento di riceverli.

Giovanni Muzii, ARS Abruzzo