Declinismo?

Un sondaggio condotto dalla Università di Londra, per conto del governo britannico, forse sull’ onda emozionale degli attentati e dei fatti di Parigi, avente come domanda: “come vedete il mondo nel futuro rispetto ad oggi?” ha dato il risultato -alto, forse, ma non troppo scontato- che il 72% del campione degli intervistati si sia espresso con un netto: “negativo” e solo il 5% ha risposto “positivo rispetto ad oggi”.

Immediata la reazione e i commenti del mainstream mediatico: si tratta di “sindrome da declinismo”(?!?), di una condizione psicologica di massa, perché mai come ora siamo stati bene, con i progressi nella medicina, la tecnologia avanzata e l’Occidente migliore dei mondi possibili: la solita zuppa ormai immangiabile.

Dobbiamo dire che i “laudatores” del tempo antico esistevano anche nei secoli precedenti, il colloquio in Paradiso tra Dante Alighieri e il trisavolo Cacciaguida, con tutto l’elogio delle virtù della “Firenze antica”, dove la donna “non avea catenella”, si sprecano anche nella letteratura.

Ma attenzione: gli Alighieri di turno ponevano l’accento principalmente sui valori di un mondo perduto, oltretutto scritti in epoche dove i suddetti valori ancora erano forti e universalmente riconosciuti, i moderni invece più terra terra vedono le angosce esistenziali del futuro nelle guerre, nei califfati, nel terrorismo, nella disoccupazione, nella crisi economica, nel minor numero di quattrini in busta paga o in banca.

Si tratta di paure di perdite di beni materiali e della certezza di un mondo tranquillo e preconfezionato ma non, come in passato, di perdite di categorie dello spirito.

Simone Torresani

estratto da http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50266

Ricominciamo dal futuro

Nel 1978, Lasch paragonava i dati dei valori consolidati delle due nazioni, laddove in Italia al primo posto c’erano l’erotismo e la sessualità, seguito dalla libertà civile, dall’autonomia, dalla cultura, dalla famiglia, dall’eleganza, e infine al settimo posto il danaro. 
In Usa, invece, per la prima volta dopo 50 anni, il danaro era finito al primo posto, seguito al secondo posto da una novità per quei tempi inconcepibile (motivo che aveva stimolato in lui l’ispirazione per scrivere quel bel testo): la visibilità e il culto dell’immagine; al terzo posto l’idea del sogno americano, al quarto posto la libertà d’impresa.
… Oggi, purtroppo per noi (dato che stiamo in Italia) le parti si sono rovesciate. Per il terzo anno consecutivo, in Italia, il danaro rimane consolidato al primo posto dei valori cardine dell’esistenza, seguito dal cibo, dal lavoro con contratto indeterminato, dalla famiglia, dalla fama e notorietà, dai viaggi, con l’erotismo e la sessualità scesi al settimo posto.

Si cambia e si migliora soltanto se si va verso il futuro.
Con tutti i rischi che comporta, ben vengano.
E senza idee, senza progettualità, senza cultura, senza istruzione, senza competenze, non esiste nessun futuro. Si è condannati a scannarsi per delle briciole ricavate da piccole fette di torta cotte a puntino da chi vuole che si parli soprattutto di danaro, che è il loro cavallo di battaglia perché di questo vivono. Sulla pelle di tutti.

Sergio Di Cori Modigliani

estratto da http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/04/ma-lo-sappiamo-dove-stiamo-andando-e.html

futurobv